mercoledì 8 febbraio 2012

«Aggiungere anche»



Due parole, due, sul verbo “aggiungere” al quale molto spesso sono… aggiunte delle parole inutili. Il linguista Luciano Satta sostiene, dunque, che «è pressoché inutile “aggiungere anche”, detto di chi parla o di chi scrive, perché il solo “aggiungere” vale “dire anche”; è inutile “aggiungere poi” perché non esiste chi, parlando o scrivendo, possa “aggiungere prima”. Lo stesso vale per “quindi”, e per “inoltre”, e naturalmente per “ancora” (…)». Noi non… aggiungiamo nulla. Anzi sí, un consiglio: seguire il… consiglio dell’insigne linguista.

3 commenti:

Giovanna ha detto...

Con tutto il rispetto per Luciano Satta, gentile Dottor Raso, ma penso che espressioni quali "aggiungere anche/quindi/inoltre/ancora" possano avere valore pleonastico e fungere dunque da rafforzativo.
Non sono state forse riconosciute come pleonasmi le forme "A me mi" e "Ma però", prima considerate un orrore e oggi accettate? Che per me restino un orrore è altro discorso.
"Aggiungere anche" può stare per "dire ancor di più di quanto si è già detto o si era già aggiunto in precedenza".
Spiegazioni simili potremmo dare per "aggiungere quindi/inoltre/ancora".
Quanto ad "aggiungere poi" ritengo voglia significare "dire anche, in conclusione" (il tanto deprecabile e diffuso "in ultima analisi", insomma), che non esclude un "prima": non si può escludere che qualcosa si sia aggiunto anche prima.
Cordialmente

Fausto Raso ha detto...

Luciano Satta, infatti, non parla di "errore", ma di "inutilità". A mio avviso, insomma, è solo questione di stile.

Giovanna ha detto...

Ha ragione, Dottor Raso: Satta parla di "unitilità" e comunque si tratta di scelte stilistiche.
Cordialmente