1. L'evento. Nella rubrica «Il Tema» del mese
di giugno, nel sito dell'Accademia della Crusca, dedicato a «I luoghi comuni sulla lingua sono duri a
morire: meglio però sarebbe non insegnarli alla RAI», l'Autrice, nota
accademica e storica della lingua, a un certo punto della sua più che opportuna
denuncia si è così espressa:
«definire
una lingua come più o meno raffinata, o anche più o meno pura, significa
esprimere solo un giudizio impressivo,
non dimostrabile sulla base di analisi linguistiche».
L'espressione
«giudizio impressivo» in tale contesto -- ha fatto subito rilevare un lettore
-- risulta adoperata col significato di «giudizio impressionistico», cioè
basato «sull'impressione», «superficial[e], non comprovat[o] da alcun dato
documentario». Tale uso è stato quindi ritenuto errato, sbagliato,
(eufemisticamente) «poco accorto»
sia perché a lui non familiare sia perché non confermato da un testo di
riferimento come il dizionario di De Mauro (2000). Il termine "impressivo", raro, ovvero di basso
uso, vale infatti dizionaristicamente: (i) «atto a comunicare un impulso o a
trasmettere un movimento» e (ii) «fig.,
capace di suscitare un'impressione; impressionare, commuovere». E non già (iii)
"impressionistico". Conclusione secca del lettore sulla scelta
lessicale dell'Accademica: «mi pare che "meglio però sarebbe" avere
anche più accortezza nell'uso del
lessico, tanto più per un recensore accademico di puntate sbagliate, tanto più
alla Crusca».
2. Un'analisi
"laica". Il giudizio del lettore può essere
definito "neopuristico", in quanto, come accennato, basato sul
duplice criterio dell'autorità del dizionario (che non conferma l'accezione
"impressionistico") e della competenza del parlante che non si
riconosce in tale uso.
Quanto
al costrutto «giudizio impressivo», il linguista (laico) si chiede però se si
tratta di un uso strettamente personale, idiolettale dell'Accademica, un fatto
"di parole" per dirla con
Saussure (ovvero "di habla"
secondo E. Coseriu), oppure di un uso "di
langue", documentabile in
altri parlanti.
Grazie
a "Google (libri)", è in realtà possibile citare almeno tre
precedenti esempi, in testi e di utenti non proprio incolti:
(i)
Giorgio Bárberi Squarotti 1965: «il
Manzoni appone continuamente il suo giudizio
impressivo accanto agli eventi che ne vengono serrati in una necessità di
[...]» (in Teoria e prove dello stile del
Manzoni, Genova, Silva, p. 116).
(ii)
Adriana Chemello 1995: «Un giudizio impressivo e fortemente sintetico
si esplica attraverso il sensorio degli occhi» (Libri di lettura per le donne. L'etica del lavoro nella letteratura, Alessandria, Edizioni dell'Orso, p. 11).
(iii) Fabio Sangiovanni [2012]: «Si tratta
della "chanson la plus enchanteresse en ancien français" – e
classificata tra le reverdies – secondo il
giudizio impressivo di Rosenberg che si accosta alla serie avviata da
Gaston Paris per cui ci si troverebbe di fronte ad un "chef d’oeuvre de
cette poésie printanière"» (Stati di
imperfezione Indagini metriche (ed ecdotiche) sull’anisosillabismo nella
versificazione romanza medievale con particolare riferimento alla lirica
oitanica, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Padova, p. 278).
Se
poi ci si interroga sull'origine di tale
costrutto, il sospetto che possa trattarsi di un adattamento-calco
sull'inglese "impressive judgment"
è più che giustificato sia dalle numerose attestazioni in Google, che dal
giudizio di una anglo-nativofona, da noi interpellata, per la quale "an
impressive judgement" vale «che
colpisce positivamente», ovvero «forte», anche «autorevole».
E
se tale è l'accezione positiva di «giudizio impressivo» nei tre ess. di Google,
il confronto con quello dell'Accademica fa emergere invece la differenza
semantica, quasi idiolettale di quest'ultima. A questo punto, si può ipotizzare
il processo, inconscio, della sottile pressione esercitata dall'inglese sulla
storica della lingua. Percependo «giudizio
impressionistico» come banale, la parlante è stata attratta dall'inglese
"impressive judgement", di
cui ha adottato il solo significante /impressive/
adattato fonicamente come [impressivo].
Un calco quindi fonico «giudizio impressivo»,
che ha sostituito il "giudizio
impressionistico". Strutturalmente impress-ivo
è aggettivo departicipiale (cfr. persuas-ivo,
aggress-ivo, offens-ivo, permiss-ivo, ecc.) vs impression-istico aggettivo denominale.
Se
questo è il possibile processo di formazione del sintagma nella grammatica
inconscia della parlante, in termini strettamente normativi, c'è da chiedersi
se tale uso idiolettale sia corretto. A nostro giudizio, sì: perché
il significato è contestualmente chiaro, e perché il processo è proposto da un
parlante non certamente incolto. Che poi tale uso possa diffondersi, lo
deciderà la «massa parlante» della comunità.
* Docente di linguistica generale presso l'Università di Catania
* Docente di linguistica generale presso l'Università di Catania
Autore tra l'altro di
--Per una grammatica ‘laica’. Esercizi di analisi linguistica: dalla parte del parlante (Utet 2010);
-- Scrivere per gli italiani nell'Italia post-unitaria (Cesati 2013);
--Dove va il congiuntivo? (Utet 2013);
-- Il linguaggio di Papa Francesco. Analisi, creatività e norme grammaticali (Libreria Editrice Vaticana 2016)
2 commenti:
Mi spiace, ma i io continuerò a dissentare: il fatto che il significato sia comprendevole, non vuol dire che sia correggiuto.
Non solo: nella citazione 2 il giudizio di chemello {posso scriverlo minuscolo tanto si capisce a chi mi riferisco} può essere correttamente "impressivo" = che suscita impressione; non credo intendesse personale. E anche nell'1 e dal 3 non è cosí palese che s'intenda il giudizio personale di Manzoni e Rosenberg: l'autore avrebbe potuto voler intendere che i commenti di mAnZoNi e rosenBerg sono coinvolgenti.
Detto cio, non mi piace neanche il termine impressionistico (nè mi sembra particolarmente chiaro).
Cordialmente (e scherzosamente)
Monmartre
Buon giorno,
aggiungo una considerazione. Partendo dal presupposto che le tre citazioni hanno usato “impressivo” in modo non tradizionale, tale usa è errato sotto tutti i punti di vista: è tradizionalmente errato per definizione, il presupposto di cui sopra; ed è errato sgroinamente, poiché io (come altri) non ne ho inteso il significato nuovo – in altrui parole “perché il significato NON è contestualmente chiaro” –. Ripeto quanto detto nel commento precedente: salvo ulteriori chiarimenti da parte dei tre autori, si può benissimo intendere che loro vogliono dire che le tre citazioni/commenti di altri suscitano impressione, non c’è nulla che dia per certo che intendessero che loro sono rimasti impressionati dai commenti/citazioni.
Buone vacanze
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