Alla domanda del titolo risponde Vittorio Coletti,
dell'Accademia della Crusca.
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Abaco e abbaco
Tutti i vocabolari, se non cadiamo in errore, attestano i
due termini l'uno variante dell'altro. A voler "pignoleggiare" non è
proprio cosí. Con una sola "b" il vocabolo indica la parte superiore
del capitello di una colonna su cui poggia l'arco o l'architrave; con due
"b" il termine designa, invece, il libro con le prime nozioni di
aritmetica per imparare a far di conto (e anche una sorta di pallottoliere).
Nel plurale entrambi i vocaboli mutano la desinenza "-co" in
"-chi": abachi e abbachi.
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Contraddizioni sull'ausiliare da adoperare con il verbo
"atterrare"
In Sapere.it (De Agostini) si legge:
Nei tempi composti il verbo intransitivo atterrare può prendere
l’ausiliare essere o avere; la scelta è indifferente (l’aereo
ha atterrato; l’aereo è atterrato), anche se avere è più
comune.
Nella "Grammatica italiana" (Treccani) si legge:
Quando è intransitivo, il verbo atterrare è utilizzato soprattutto per indicare il ‘posarsi a terra’ dei velivoli o nel significato più generico di ‘ricadere al suolo’. In questi casi, si può usare come ausiliare sia essere, sia (meno comune) avere.
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Consigliamo di usare sempre l'ausiliare avere perché i verbi intransitivi che indicano un moto fine a sé stesso richiedono, per l'appunto, tale ausiliare: l'aereo ha atterrato. Ecco degli esempi, invece, in cui l'uso dell'uno o dell'altro ausiliare dà al verbo intransitivo una "sfumatura" diversa: "ieri ho corso sempre"; "appena appresa la notizia la figlia è corsa subito in ospedale" (in questo caso si mette in evidenza il "risultato" dell'azione espressa dal verbo).
Nella "Grammatica italiana" (Treccani) si legge:
Quando è intransitivo, il verbo atterrare è utilizzato soprattutto per indicare il ‘posarsi a terra’ dei velivoli o nel significato più generico di ‘ricadere al suolo’. In questi casi, si può usare come ausiliare sia essere, sia (meno comune) avere.
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Consigliamo di usare sempre l'ausiliare avere perché i verbi intransitivi che indicano un moto fine a sé stesso richiedono, per l'appunto, tale ausiliare: l'aereo ha atterrato. Ecco degli esempi, invece, in cui l'uso dell'uno o dell'altro ausiliare dà al verbo intransitivo una "sfumatura" diversa: "ieri ho corso sempre"; "appena appresa la notizia la figlia è corsa subito in ospedale" (in questo caso si mette in evidenza il "risultato" dell'azione espressa dal verbo).
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Autobomba: invariabile?
Solo due vocabolari - tra quelli che abbiamo consultato - attestano
autobomba sostantivo femminile invariabile: Il Devoto-Oli e il Sabatini Coletti.
Gli altri - tranne lo Zingarelli, che è decisamente per il plurale - non specificando lasciano intendere che il
sostantivo in questione si pluralizza normalmente: un'autobomba, due autobombe. E il plurale ci sembra ovvio,
anche per analogia con il plurale di autobotte, autobetoniera ecc. Googlelibri dà un leggero vantaggio alla forma plurale: 8.020 occorrenze per le autobombe e 7.970 per le autobomba. Dimenticavamo. Per il plurale di autobomba si può applicare la regola secondo la quale il plurale dei nomi composti di due sostantivi dello stesso genere si ottiene modificando la desinenza del secondo termine: cassapanca/cassapanche; auto(mobile)bomba/autobombe.
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