Immancabilmente,
anche quest'anno (2017) la Zanichelli ha lanciato, col titolo in copertina lo Zingarelli 2018 (pp. 2690), l'edizione
"millesimata" (i.e. 'annualmente rinnovata') del Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli, a cura di
Mario Cannella e di Beata Lazzarini, con una équipe di 300 collaboratori.
Il
DVD-Rom che correda il dizionario contiene tra l'altro anche due monumenti
della lessicografia storica italiana: il Vocabolario
della Crusca (1612) e il Dizionario
della lingua italiana di Nicolò Tommaseo e Bernardo Bellini 1861-1879 (8
voll.).
Il
2017 è però per lo Zingarelli un anno storico in quanto, giusto 100 anni fa,
usciva a dispense (1917-1921) la prima edizione del Vocabolario «compilato» da un solo autore per la Bietti. E c'è da
augurarsi, magari per il prossimo anno, una digitalizzazione di tale edizione
da affiancare agli altri due dizionari nel DVD.
Un
dizionario è come una "foto" degli usi della lingua infinita di una
comunità di parlanti, che vengono così riconosciuti e legittimati nella loro
identità culturale. E non può non essere selettivo. Un limite teorico e pratico,
questo, di cui l'utente deve tener conto se non vuole andar incontro a
delusioni lessicografiche. E nello stesso tempo per non sottovalutare la
propria competenza linguistica, superiore e a un tempo inferiore a quella di un
dizionario.
Lo
Zingarelli registra ben 145mila voci. Definizioni, distinte mediante numerazione,
ed esempi (oltre 12.000 quelli letterari di 133 autori dal '200 a Dario Fo) con
45mila locuzioni e frasi idiomatiche, -- sono lo zoccolo duro del dizionario.
Per
dare una idea della struttura della lingua il dizionario indica altresì 964 (preziose)
schede di «sfumature di significato», ovvero di sinonimi analizzati nelle loro
definizioni pur senza esempi (per es. in filosofia assioma è principio evidente, postulato
principio non evidente; in religione dogma
è principio "indiscutibile").
E
ancora ci sono 9.300 «sinonimi», 2.000 «contrari» e 2.500 «analoghi» (p. 9 «cfr.»
ma l'accezione è omessa) alla fine del lemma.
Le
(utilissime) 118 tavole di «Nomenclatura» ne fanno anche un dizionario
analogico (cfr. aeromobile).
E
non mancano Appendici di sigle, nomi personali, geografici, abitanti, locuzioni
latine (pp. 2635-88).
La
variabilità del lessico a livello sincronico (geografico, comprensivo degli
elvetismi (p. 3), situazionale, settoriale, registri, ecc.) è indicata mediante
opportune «abbreviazioni» e «simboli» (pp. 4-5). Con un rombo sono
contrassegnate le parole dell'«italiano fondamentale» (p. 5), ovvero le «circa
5500 parole di uso più frequente» (p. 3).
Una
scelta da "nostalgici" della lingua d'antan sono le oltre 3000 «parole
da salvare» precedute da un fiore, in quanto scartate a favore di sinonimi più
comuni.
La
storia del lessico è ricavabile dall'etimologia (diacronica) che segue il
lemma, nonché dalle date di prima attestazione del primo significato del
termine. Questa edizione si avvale di retrodatazioni e di nuove datazioni,
inevitabilmente tacite e non documentate. La datazione di ogni significato, sul
modello del DELI di Cortelazzo-Zolli
(edito dalla stessa Zanichelli), omessa per «economicità» (pp. 10-11), avrebbe
invero comportato un notevole impegno redazionale.
L'etimologia
sincronica tende invece ad essere omessa per ragioni di spazio, o perché si presume
nota al parlante comune.
La
componente normativa-prescrittiva, decisamente di stampo tradizionale, è presente
in «Note» che accompagnano i lemmi (per es. una amalgama («scorretto»),
qual'è, redarre («da evitare», ecc.).
Questa
nuova edizione registra circa 1000 parole o significati nuovi. Il lettore può
verificare, anche come utile esercizio cognitivo, il livello di adeguatezza del
proprio dizionario confrontando parole e significati presenti in testi che gli
capita di leggere. Manca per es. l'espressione lingua di plastica, mentre c'è il
tecnicismo plastismo (1993) (o cliché), mancano italiano neostandard (o medio), il
punto G,
ma ci sono frasi fatte, iperfrequenti, per es. "essere con l'acqua alla gola", "minestra riscaldata", "blitz (di polizia)", "sottoposti
al vaglio degli inquirenti", "indagini
a 360 gradi", "il lato B
(di una donna) «(est., scherz.' fondoschiena')», "essere fuori di testa", "(pubblicità)
virale", ecc. Passibili sì di generare fastidio nel lettore e quindi
"denunciati" da Rosario Coluccia nella sua rubrica Parole al sole del «Nuovo Quotidiano di
Puglia». Ma in quanto frasi fatte punti di riferimento sicuri per i nativofoni e, se
note per es. ad un italofono straniero, indizio anche di una buona competenza
della lingua.
Una
novità dello Zingarelli sono le 115 definizioni a volte "sorprendenti"
d'autori eccellenti (già nella precedente edizione). Il che fa dello Zingarelli
un testo di lettura (e non solo di consultazione). Alla brillante definizione scientifica
di Lingua di Claudio Marazzini si contrappone
per es. quella tutta ideologica di Dialetto
di A. Camilleri ad usum delphini con
la presupposizione dell'affinità pirandelliana: «Cominciai a chiedermi perché
l'italiano non mi bastava e studiai come Pirandello faceva parlare i suoi
personaggi».
E
fa riflettere la definizione, in realtà relativistica, di obiettività di E. Mentana: «Se sei obiettivo sai anche di non
essere depositario della verità: puoi inquadrare la realtà che vedi, ma fuori
campo resta sempre qualcosa che non sei riuscito a cogliere [...]». Ecc.
* Docente di linguistica generale presso l'Università di Catania
Autore tra l'altro di
--Per una grammatica ‘laica’. Esercizi di analisi linguistica: dalla parte del parlante (Utet 2010);
-- Scrivere per gli italiani nell'Italia post-unitaria (Cesati 2013);
--Dove va il congiuntivo? (Utet 2013);
-- Il linguaggio di Papa Francesco. Analisi, creatività e norme grammaticali (Libreria Editrice Vaticana 2016)
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