Navigando in Rete ci siamo imbattuti nel portale
"Dossier.net" dove, nel
settore che riguarda la grammatica, si può leggere: «aèreo - prefisso adoperato per comporre parole attinenti
all'aeronautica. Nell'uso corrente è spesso sostituito da aero: aeroporto invece di
aereoporto, aeroplano
invece di aereoplano. Mai, però, bisognerebbe dire "areoplano", che è
un errore non raro»; (la medesima argomentazione riportata nel "Dizionario grammaticale" di Vincenzo Ceppellini, dal quale, questa volta, dissentiamo). Ci spiace, ma dobbiamo ribaltare completamente quanto
scrive Dossier.net" perché induce in errore le persone sprovvedute
in fatto di lingua. Il prefisso "aereo-" non esiste. In italiano
abbiamo "aero-" per indicare tutto ciò che riguarda l'
"aria": aerazione, aerostato, aerodinamica, aeroplano, aeronautica
ecc. Non è ortodosso dire che «nell'uso corrente (aereo) è spesso sostituito da
aero», perché si è indotti a credere che la grafia "piú corretta" sia
"aereoplano". Tutto il contrario. Anzi, la sola grafia corretta, è bene ribadirlo, è quella con
il prefisso "aero-", tratto dal latino "aer" (aria).
***
La parola che segnaliamo è: logògsifo. Sostantivo "sconosciuto" ai vocabolari dell'uso; è composto con le voci greche "lògos" (discorso) e "príphos" (rete) e vale, propriamente, "parole o discorso a rete". Si tratta di una sorta d'indovinello scritto in versi in cui un termine scomposto in varie parti forma altri termini che si debbono trovare, come pure il termine principale. È, insomma, in senso figurato, un discorso inintelligibile o enigmatico.
venerdì 8 gennaio 2016
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13 commenti:
Gentile Raso, lei non ribalta completamente quanto scritto su Dossier.Net, ma quanto affermato dalle sante anime di Vincenzo Ceppellini (di cui il sito web riporta la definizione contenuta nel Dizionario grammaticale) e di Fernando Palazzi, uno studioso definito purista per la sua ortodossia. Infatti, nel Novissimo dizionario della lingua italiana di Palazzi, si legge: "aèreo prefisso; le parole composte con l'aggettivo 'aereo' vanno scadendo dall'uso e vengono sostituite con quelle composte col sm. 'aere': aeroplano invece di aereoplano".
A voler essere pignoli, va poi aggiunto che in italiano non esiste nemmeno il prefisso "aero", come lei lascia intendere, poiché si tratta di un prefissoide derivante dal greco (pagina 73 della "Grammatica italiana descrittiva" di Regula e Jernej).
Per ricambiare la gradita attenzione, le segnalo una sua... svista del 2013, verificabile all'indirizzo http://faustoraso.blogspot.it/2013/03/ne-negazione-e-un-avverbio.html.
Nel post lei sentenzia che "Gli avverbi di negazione sono solo: non, nemmeno, neanche, neppure".
Temo che anche le persone sprovvedute in fatto di lingua potrebbero farle notare che ha dimenticato l'avverbio "no", studiato alle scuole elementari (oltre a "nemmanco", "manco", ecc.).
Per quanto attiene all'avverbio di negazione "né", di cui si stupisce nella prima parte del suo scritto di 3 anni fa, per non annoiarla mi limito a indicarle la spiegazione pubblicata alla seguente url (cliccare sul tasto azzurro "Nota avverbio di negazione né"): http://grammatica-italiana.dossier.net/grammatica-italiana-11.htm.
Un cordiale saluto.
G.C. (Dossier.Net)
I "sacri testi" in mio possesso sostengono "aero-" essere un prefisso, non un prefissoide (derivato dal greco-latino). Il DOP, Dizionario di Ortografia di Pronunzia "contesta" il Palazzi e il Ceppellini:
http://www.dizionario.rai.it/Cache/Files/2/02/Big_00_83_0083491.gif
Cordialmente
Aereoplano o aeroplano? Aeroporto o aereoporto?
Le forme corrette sono solo aeroporto e aeroplano spiega l'Accademia della Crusca. Aeroplano è una parola formata col prefisso aero- 'aria' che si ritrova in aeronautica, aerosol, aerostato. Da aeroplano è stato ricavato un secondo prefisso aero-, con riferimento al traffico aereo (di qui aeroporto). Aereo non è l'abbreviazione di aeroplano, ma la forma sostantiva dell'agg. aèreo, e l'abbreviazione, cioè della frase 'apparecchio, o veicolo, aèreo'"
Da "Il museo degli errori", del linguista Aldo Gabrielli
AEROPLANO O AEREOPLANO?
• Bisogna scrivere aeroplano perché il termine ci è venuto direttamente dal francese aéroplane, anche se oggi i francesi gli preferiscono avion. L’origine è latina: da aer, cioè aria e planus, cioè piano, disteso, come le ali degli uccelli durante la planata.
• Oggi diciamo più comunemente aereo, che non è, come qualcuno crede, l’abbreviazione di aeroplano (da cui la confusione con l’errato aereoplano) ma la forma sostantivata dell’aggettivo aereo (latino aèreus) con l’ellissi, cioè l’eliminazione, di apparecchio (vedi ellisse o ellissi?).
• Dallo stesso prefisso aero- abbiamo infiniti altri composti: aeronautica, aeroporto, aeromobile, aeromodello eccetera; e sarebbe anche qui errore scrivere “aereonautica”, “aereoporto” e così via.
Gentile Raso, nel citato post pubblicato all'url http://faustoraso.blogspot.it/2013/03/ne-negazione-e-un-avverbio.html lei faceva già riferimento ai suoi "sacri testi", sostenendo di averli spulciati ad uno ad uno senza rinvenire traccia dell'avverbio di negazione "né" (trattato, in realtà, da tutte le più autorevoli grammatiche) e concludendo che gli avverbi di negazione sono soltanto "non, nemmeno, neanche, neppure", decapitando la lista dello scontatissimo "no".
Se fossi in lei, chiamerei un esorcista per verificare la sacralità dei volumi.
Un cordiale saluto.
G.C. (Dossier.Net)
Cortese G.C., a proposito del "né" ecco quanto riportano Vincenzo Ceppellini e il vocabolario Gabrielli in rete (anche se i revisori in alcuni lemmi lo hanno "rovinato").
Vincenzo Ceppellini, nel suo “Dizionario Grammaticale, scrive: «NÉ, congiunzione negativa che significa: e non; viene usata per coordinare due membri di una proposizione negativa (…). Piú spesso coordina due proposizioni (…). Si deve sempre accentare, anche per distinguerla da ‘ne’ pronome e avverbio (…)».
Vocabolario Gabrielli:
né
cong. (assume la forma poet. ned davanti a parola che inizia per vocale)
1 Con funzione negativa, si usa per coordinare due o più membri di una proposizione e viene posta davanti a ciascuno di essi: non è n. bello n. brutto; non ti dirò n. sì n. no; non hanno chiamato n. te n. me
|| In principio di frase: n. con minacce, n. con la violenza mi costringerete ad accettare
|| Né più né meno, proprio, esattamente: è finita n. più n. meno come avevo previsto
|| Né punto né poco, per nulla: non mi piace n. punto n. poco
|| fig. Non mi fa né caldo né freddo, mi lascia indifferente
2 Con il sign. di “e non”, si usa per coordinare due o più proposizioni negative: non l'avevo visto n. sentito; non ho mai detto questo, n. lo dirò
|| Si usa per coordinare una proposizione negativa e una positiva: si è opposto con tutte le sue forze, n. posso dargli torto
3 lett. (con funzione negativa e con valore rafforz.) In principio di proposizione: n. più mai toccherò le sacre sponde (Foscolo)
4 ant. Neppure, neanche: se la donna si affligge, e si tormenta, n. di Ruggier la mente è già quieta (Ariosto)
|| Affinché non
Se ho saputo leggere correttamente, quindi, per i due linguisti il "né" è una CONGIUNZIONE negativa, non un avverbio.
Cordialmente
Mi perdoni, cortese G.C.,
le riporto anche quanto si può leggere sul (o nel, come preferisce) vocabolario Sabatini-Coletti (noto come DISC):
né
[né] cong. (si combina con anche, meno, pure dando luogo alle cong., ormai unite graficamente, neanche, nemmeno, neppure)
• 1 Negazione che precede e coordina più termini in una frase negativa; il verbo rifiuta il non quando né è anteposto: non interessa né a te né a me/né a te né a me interessa; con due o più sogg. accompagnati da né il verbo può essere sia sing. sia pl.: non mi piace (o piacciono) né l'uno né l'altro || né più né meno, esattamente, proprio, in frasi affermative: è successo né più né meno quello che temevo
• 2 E non, e nemmeno, e neanche; coordina frasi negative, successive a una prima già negativa introdotta da non: non l'ho visto né desidero vederlo; enfaticamente, al posto di non, anche nella frase iniziale: né lo nego né lo confermo; spec. nel l. colto può coordinare una frase negativa con una precedente affermativa: ho fatto così, né mi sembra di aver sbagliato; è usato anche ad apertura di testo quando si vuole sottintendere un discorso di riferimento: “Né mai più toccherò le sacre sponde” (Foscolo)
• • sec. XII
Gentile G.C.,
nella grammatica "La lingua italiana" di Maurizio Dardano e Pietro Trifone, a pagina 256, si può leggere: «(...) Avverbi di negazione: non, neanche, nemmeno, neppure. Si noti che "neanche, nemmeno, neppure" si costruiscono con la negazione "non" quando seguono il verbo (non lo voglio nemmeno vedere), mentre si usano da soli quando lo precedono (nemmeno lo voglio vedere); (...) "Sí" e "no", classificati tradizionalmente tra gli avverbi di affermazione e di negazione, in realtà hanno piuttosto (e qui, piuttosto, che sta per "invece" mi sembra scorretto) una funzione sostitutiva, analoga a quella dei pronomi, non servono cioè a determinare altre unità grammaticali (...), ma servono invece a sostituire un'intera frase: "L'hai visto? Sí (= 'l'ho visto')", o "No" (= 'non l'ho visto')».
Gentile Raso,
i grammatici Francesco Flora, Fernando Palazzi, Moritz Regula e Josip Jernej, Giuliano Bernini, Angelo Marchese e Attilio Sartori, nonché l'amato Vincenzo Ceppellini la ringraziano per la sua dotta lezione.
Per quanto riguarda la citazione dell'opera di Maurizio Dardano e Pietro Trifone, il "no" e il "sì" sono e restano avverbi di negazione e affermazione, specificatamente trattati nel loro valore olofrastico (http://www.treccani.it/enciclopedia/avverbi-olofrastici_(La_grammatica_italiana)/).
Un cordiale e definitivo saluto.
G.C. (Dossier.Net)
Enciclopedia Treccani
Gli avverbi di negazione servono a esprimere una valutazione negativa del parlante rispetto all’informazione comunicata. I principali avverbi di negazione sono non, nemmeno, neanche, neppure: proprio io, che non avevo subìto l’umiliazione del rinvio a ottobre neanche una volta (G. Bassani, Il giardino dei Finzi-Contini)
Perché qua / non s’arresta la corda? perché l’ora / neppure in sogno è di chiedere l’alt? (G. Caproni, La funicolare). Per rispondere negativamente a un’interrogativa totale (➔interrogative dirette, proposizioni) si usa comunemente l’avverbio negativo no, che può sostituire un’intera frase (si parla in questo caso di avverbi ➔olofrastici)
«Verrai anche tu?» «No»
«Mi hanno chiamato?» «No»
No può sostituire un’intera frase anche dopo una congiunzione ➔disgiuntiva
Hai capito o no? (= o non hai capito?)
Al posto di o no si può usare anche o meno, locuzione molto diffusa, ma da evitare nello scritto di registro elevato
La Cina diventerà il maggior importatore di cereali del mondo e gli Stati Uniti decideranno se riempire o meno i suoi granai («La Repubblica»)
Gli avverbi di negazione possono essere accompagnati da avverbi con funzione rafforzativa come affatto, proprio, mica ecc.
Non ti ho mica insultato
Non mi piace affatto
Non capisco proprio il tuo comportamento.
USI
Nell’italiano parlato di area settentrionale mica si usa anche senza l’avverbio negativo non
So mica niente, io!
Anche qui, se ho letto bene, il "né" non è classificato fra gli avverbi negativi.
Anche da parte mia, cortese G.C., un cordialissimo e definitivo saluto.
Fausto Raso
Non mi rivolgo al gentile G.C., dal quale mi sono congedato cordialmente, ma a coloro che, eventualmente, hanno seguito la diatriba sul "né" per confermare la mia opinione: il "nè" non è un avverbio ma una congiunzione negativa e il vocabolario Treccani sembra darmi ragione: http://www.treccani.it/vocabolario/ne/
Per chi è interessato alla questione
Do il collegamento diretto al TRECCANI dove si legge chiaramente che il "né" non è un avverbio negativo (con buona pace dei grammatici dissenzienti) ma una CONGIUNZIONE negativa.
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