giovedì 12 marzo 2015

Osservazioni orto-sintattico-grammaticali

Alcune osservazioni "orto-sintattico-grammaticali" ignorate o quasi dai testi di lingua italiana. L'avverbio "alfine" si scrive in grafia univerbata (tutta una parola) quando sta per "infine", "finalmente" e simili: il tanto sospirato giorno alfine arrivò; in grafia rigorosamente scissa allorché vale "allo scopo di...": i gentili clienti sono pregati di rispettare il proprio turno al fine di evitare un cortese rifiuto.
  L'aggettivo "capace", nell'accezione di "essere in grado", quando è seguito da un verbo di modo infinito può reggere, indifferentemente, le preposizioni "di" e "a". In uno scritto formale, però, è consigliabile la preposizione "di": neanche in quell'occasione sei stato capace di reagire. La preposizione "a", infatti, è di uso prettamente colloquiale o regionale. Si adopererà tassativamente la preposizione "di" quando l'aggettivo in oggetto è seguito da un complemento di specificazione: Giovanni è capace di atti inconsulti.
Le grammatiche sono solite raggruppare gli aggettivi in due classi. Alla I classe quelli che hanno quattro desinenze: due per il maschile singolare e plurale e due per il femminile singolare e plurale (buonO, buonI, buonA, buonE); alla II quelli che hanno due desinenze sia per il maschile singolare e plurale sia per il femminile singolare e plurale (facilE, facilI). Esiste anche una terza classe, nella quale sono raggruppati gli aggettivi che hanno un'unica desinenza singolare per il maschile e femminile ma due per il plurale: una per il maschile e una per il femminile. Fanno riferimento a questa classe gli aggettivi in "-a". Appartengono a questa categoria, insomma, gli aggettivi che finiscono in "-asta", "-cida", "-ista", "-ita", "-ota" (altruista, ipocrita, idiota ecc.)

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Tra le parole che non tutti i vocabolari attestano segnaliamo dattiloteca (o dattilioteca): "ripostiglio" dove si conservano gli anelli.

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