Tutti i vocabolari in nostro possesso (anche il “Gabrielli” in rete, ritoccato) dissentono da Aldo Gabrielli, che nel suo “Dizionario Linguistico Moderno” condanna la ‘transitività’ del verbo mancare. Scrive l’insigne linguista: «Mancare, in italiano è sempre intransitivo: “Mancano tre giorni alla partenza”; “È mancata la luce per tutta la notte”; è quindi errato farlo transitivo, come i Francesi, col significato di ‘sbagliare’, ‘fallire’, ‘perdere’, ‘non cogliere’, ‘non riuscire’ e simili; si dice spesso “mancare il colpo”, “mancare un’occasione”, “mancare una lepre”, “mancare lo scopo”, ecc.; sono costrutti modellati sul francese; in buon italiano si dovrà dire: “sbagliare, fallire il colpo”, “perdere un’occasione”, “non colpire una lepre”, “non riuscire allo scopo”. Nel linguaggio giudiziario si ripete lo stesso errore dicendo “omicidio mancato”; si dovrebbe dire “omicidio non commesso, non consumato”, ma l’errore, qui, bisognerebbe cominciare col levarlo dal codice».
L’unico vocabolario, se non cadiamo in errore, che come il Gabrielli condanna l’uso transitivo del verbo mancare è il Palazzi, dove possiamo leggere: «M.E. essendo intransitivo è errore usarlo col complemento oggetto; perciò non dirai ‘ mancare il colpo’, ma fallirlo; ‘mancare lo scopo’, ma non riuscire allo scopo; ‘mancare una promessa’, ma venir meno alla promessa, mancare alla promessa ; ‘mancare una speranza’, deluderla. N. trasgredire, diminuire, difettare, fallire, far difetto, scarseggiare, scemare, non frequentare, marinare, disertare, tradire, sbagliare».
Noi seguiamo le indicazioni del Gabrielli e del Palazzi. Voi, amici che ci onorate della vostra attenzione, seguite ciò che vi suggerisce la vostra "coscienza linguistica".
Dimenticavamo: Il “Dizionario grammaticale” (per il buon uso della lingua italiana) di Vincenzo Ceppellini riporta: «(Mancare) Verbo intransitivo. Quando significa ‘commettere mancanza o sbagliare’ si coniuga con avere; quando invece significa ‘venir meno, morire, spegnersi’ si coniuga con l’ausiliare essere. (…) Si noti poi che è scorretto l’uso di questo verbo transitivamente (…)».