Leggiamo dal “Treccani” in rete: «icòna s. f. [dal russo ikona, e questo dal gr. biz. εἰκόνα, gr. class. εἰκών -όνος «immagine»]. –
1. Immagine sacra (rappresentante il Cristo, la Vergine, uno o più santi) dipinta su tavoletta di legno o lastra di metallo, spesso decorata d’oro, argento e pietre preziose, tipica dell’arte bizantina e, in seguito, di quella russa e balcanica.
2. letter. Immagine sacra in genere, dipinta o scolpita; in questo sign. è usata anche la forma icòne (ripresa direttamente dal greco class., così come i varî composti con icono-).
3. In semiologia, secondo la terminologia di Ch. S. Peirce (1839-1914), uno dei tre tipi fondamentali di segni (gli altri due sono l’indice e il simbolo), distinti secondo il rapporto che li unisce alla realtà esteriore: è il segno che è con questa in rapporto di somiglianza, in quanto presenta almeno una delle qualità o ha la stessa configurazione dell’oggetto significato (per es., una macchia di sangue per il colore rosso, oppure un’onomatopea, un diagramma, la pianta di un edificio, e sim.).
4. In informatica, nei sistemi operativi dotati di interfaccia grafica, piccola immagine che rappresenta in modo simbolico un comando, una funzione o anche un documento o un programma operativo, che appare sullo schermo di un computer (spesso con le caratteristiche di un pulsante) e che, quando venga selezionata dall’utente mediante un apposito strumento (come un mouse o una penna ottica), dà l’avvio alla funzione o al programma che simboleggia (per es., la figura di un cestino per la cartastraccia per il comando «elimina il documento»): cliccare sull’i. del programma; trascinare l’i. da una cartella all’altra.
5. Figura o personaggio emblematici di un’epoca, di un genere, di un ambiente: Marylin Monroe è l’icona della femminilità».
1. Immagine sacra (rappresentante il Cristo, la Vergine, uno o più santi) dipinta su tavoletta di legno o lastra di metallo, spesso decorata d’oro, argento e pietre preziose, tipica dell’arte bizantina e, in seguito, di quella russa e balcanica.
2. letter. Immagine sacra in genere, dipinta o scolpita; in questo sign. è usata anche la forma icòne (ripresa direttamente dal greco class., così come i varî composti con icono-).
3. In semiologia, secondo la terminologia di Ch. S. Peirce (1839-1914), uno dei tre tipi fondamentali di segni (gli altri due sono l’indice e il simbolo), distinti secondo il rapporto che li unisce alla realtà esteriore: è il segno che è con questa in rapporto di somiglianza, in quanto presenta almeno una delle qualità o ha la stessa configurazione dell’oggetto significato (per es., una macchia di sangue per il colore rosso, oppure un’onomatopea, un diagramma, la pianta di un edificio, e sim.).
4. In informatica, nei sistemi operativi dotati di interfaccia grafica, piccola immagine che rappresenta in modo simbolico un comando, una funzione o anche un documento o un programma operativo, che appare sullo schermo di un computer (spesso con le caratteristiche di un pulsante) e che, quando venga selezionata dall’utente mediante un apposito strumento (come un mouse o una penna ottica), dà l’avvio alla funzione o al programma che simboleggia (per es., la figura di un cestino per la cartastraccia per il comando «elimina il documento»): cliccare sull’i. del programma; trascinare l’i. da una cartella all’altra.
5. Figura o personaggio emblematici di un’epoca, di un genere, di un ambiente: Marylin Monroe è l’icona della femminilità».
Ci interessa, particolarmente, il punto 2. Accanto a icòna, dunque, esiste anche la variante “icòne” il cui plurale, naturalmente, è “iconi” (come tutti i plurali dei femminili in “-e”), non “le icona”, come ci è capitato di leggere in uno scritto di uno dei cosí detti giornalisti di grido. Ricapitolando: l’ icòna, le icòne; l’icòne, le icòni. È interessante anche notare che la pronuncia della “o” può essere tanto aperta (icòna) quanto chiusa (icóna). A questo riguardo stupisce il constatare che il Dop, Dizionario di Ortografia e di Pronunzia, fa confusione con le due pronunce. Ascoltate la dizione cliccando sul collegamento in calce.
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Cortese dr Raso,
la tragedia della nave “Concordia” ha portato alla ribalta la figura del “sommozzatore”. Donde deriva il termine? Grazie.
Augusto T.
Olbia
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Gentile Augusto, le faccio “rispondere” dal "Garzanti" (Garzantilinguistica.it):
[som-moz-za-tó-re] Deriv. del napol. sommozzare 'tuffarsi', dal lat. volg. *subputea¯re 'sommergere, immergere', comp. di su°b 'sotto' e un deriv. di pute°us 'pozzo'.
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