sabato 29 luglio 2023

Purchessia: si pluralizza?


 Riproponiamo quanto scrivemmo - moltissimo tempo fa - sul “Cannocchiale” circa il plurale di “purchessia” in quanto il vocabolario Gabrielli era il solo a sostenere la non invariabilità. Poi, improvvisamente, i suoi revisori hanno cambiato opinione.


Sarebbe interessante conoscere i motivi che hanno indotto i redattori dell’edizione 2008 del vocabolario della lingua italiana di Aldo Gabrielli a “correggere” il loro Maestro.
Nel “Dizionario Linguistico Moderno” del linguista scomparso, alla voce “purchessia” si legge: Aggettivo (pl. purchessiano). Sempre posposto al nome: “Una veste purchessia”, “Tre libri purchessiano”. Anche ‘pur che sia (siano)’.

Nel Gabrielli 2008 in rete si legge:

purchessia
[pur-ches-sì-a]
ant. pur che sia
agg. indef. inv.
(sempre posposto a un s. sing.) Qualsiasi, qualunque sia: bisogna trovare un mezzo p.; sceglierete nel mazzo una carta p.

Come mai, dunque, “purchessia” da variabile è divenuto invariabile?

Il plurale, “purchessiano”, si trova, comunque, in molti libri:


Nuova antologia

Francesco Protonotari - 1932
... antipatiche pel vezzo di esaltare al sommo della scala i cultori purchessiano della critica estetica o psicologica — fra i quali, naturalmente, sarebbero compresi essi in prima fila — come i privilegiati possessori della genialità, ...

Giornale storico della letteratura italiana: Volumi 101-102

Vittorio CianEgidio GorraFrancesco Novati - 1933
... e rese più antipatiche pel vezzo di esaltare al » sommo della scala i cultori purchessiano della critica estetica o » psicologica — tra i quali, naturalmente, sarebbero compresi essi •< in prima fila — come i privilegiati possessori ...

· La Critica: Volume 31

Benedetto Croce - 1933
Cr., il poeta ci appare preso dalle più cocenti preoccupazioni filosofiche del tempo, ben lontano dal cristianesimo, ben lontano dell'accodarsi a situazioni politiche purchessiano. Che cosa, invece, bisogna pensare delle Georgiche e ...

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La lingua "biforcuta" della stampa

LA TESTIMONIANZA

Naufragio di Cutro, la testimonianza di tre sopravvissuti: “Un elicottero della Guardia Costiera volava sopra il barcone”

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Gesummaria: la bella cittadina calabrese è naufragata!

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Caso Elkann, i giornalisti di Repubblica: “Danneggiata la reputazione del giornale, la direzione irride il lavoro del sindacato”

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Correttamente: irride al lavoro. Il verbo irridere è transitivo e intransitivo. È transitivo quando sta per "deridere", "schernire" e si costruisce con il complemento oggetto: lo irrisero tutti; è intransitivo quando viene adoperato con l'accezione di mostrare disprezzo: tutti irrisero alla sua bontà.



















 

 

(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauraso@hotmail.it)

domenica 23 luglio 2023

La preposizione "a"

 


Due parole sull'uso corretto della preposizione "a". Probabilmente ci ripetiamo, ma l'argomento ci sembra della massima importanza perché la stampa..., ma non solo. Vediamo, dunque. Quando la predetta preposizione concorre alla formazione di alcune locuzioni avverbiali va sempre ripetuta. Chi vuole usare la lingua correttamente dovrà, quindi, dire e scrivere "a mano a mano"; "a poco a poco"; "a passo a passo"; "a tre a tre"; "a spalla a spalla"; "a goccia a goccia"; "a faccia a faccia" ecc. Chi non ripete la preposizione e dice, per esempio, "corpo a corpo" incorre, se non in un errore, in un gallicismo che in buona lingua italiana è da evitare. Come sono da evitare le espressioni -- anche se cristallizzate nell'uso -- "pasta 'al' sugo"; "gelato 'al' cioccolato"; "risotto 'ai' funghi" e simili. La preposizione "a", in questi casi, va sostituita con la sorella "con" (riso "con" i funghi) in quanto è l'unica autorizzata a introdurre il complemento d'unione. Pasta "con" il sugo, dunque, non pasta "al" sugo, vale a dire pasta "unita" al sugo. E gelato al cioccolato vuol dire che è un gelato "unito" al cioccolato? No, amici, a nostro modo di vedere siamo in presenza di un complemento di mezzo o strumento: con che cosa, con quale ingrediente è fatto il gelato? Con il cioccolato. Probabilmente il solito linguista "d'assalto"-- se si dovesse imbattere in questo portale -- dissentirà e ci invierà i suoi "strali linguistici". Ma tant'è.

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Una preposizione "sconosciuta": giusta

Forse pochi sanno che “giusta” oltre che femminile singolare dell’aggettivo giusto è anche una preposizione impropria che sta per secondo, conforme, come stabilito e simili: tutto è stato fatto giusta le indicazioni ricevute. È una preposizione non molto conosciuta perché snobbata dalla quasi totalità dei testi grammaticali.

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Attenzione alle "demolizioni"

Un’interessante disamina del compianto linguista Aldo Gabrielli sul corretto uso del verbo “demolire“.

Demolire ha un preciso significato: “abbattere una massa” (…); quindi “atterrare”, “distruggere una fabbrica, un muro”. Si riferisce a cose materiali. I Francesi, coi loro arditi traslati, lo riferiscono anche alle cose morali, e noi a seguirli.

Chi tenga alla proprietà del linguaggio dica “demolire una casa, un ponte” ma non dica “demolí l’avversario con poche parole“, “mi ha vilmente demolito presso i colleghi” e simili; in questo senso l’italiano ha molti e appropriati verbi: “abbattere, distruggere, disfare, annientare, disonorare, diffamare, screditare, menomare, rovinare, annichilire, stroncare” e vari altri.

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Aspettare il porco alla quercia

Chi aspetta il porco alla quercia?, come recita il modo di dire che avete appena letto. Coloro che aspettano l’occasione buona per fare qualcosa, in particolare per vendicarsi di qualcuno, partendo dal presupposto che l’occasione prima o poi arriverà. E il maiale che cosa c’entra? L’immagine è quella della persona che sta vicino a una quercia aspettando il porco, che arriverà certamente perché ghiottissimo di ghiande.

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La lingua "biforcuta" della stampa

"18 anni di noi": il commonte post di Elisabetta Ferracini per il marito scomparso

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Ancora una prova di quanto andiamo "predicando": gli addetti alla titolazione (o titolatura) non rileggono ciò che scrivono. A meno che "commonte" non sia la sincope di "commovente"  (nel caso ne faremo tesoro) come "dr" è la sincope del latino d(octo)r. Il dr Pompilio riceve solo su appuntamento (dr, tassativamente senza punto finale).










 
 
 
 
 


 
  (Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauraso@hotmail.it)

martedì 18 luglio 2023

Sgroi - 155 - Il Devoto-Oli 2023

                                





di Salvatore Claudio Sgroi

1. Una novità lessicografica

Dopo lo Zingarelli 2024, proponiamo l'analisi del DO = Nuovo Devoto-Oli = Il Vocabolario dell'italiano contemporaneo di G. Devoto - G.C. Oli - L. Serianni - M. Trifone, Le Monnier / Mondadori Education Spa Milano (2017- [maggio] 2023, pp. 2559 (I ed. 1967)), opera collettiva di AA.VV. (indicati a p. 2), con "Prefazione" (pp. 3-5) di Luca Serianni e Maurizio Trifone.

 

2. Il lemmario

Il DO segnala un lemmario di 110.000 voci (quarta di copertina), su tre colonne, nel testo digitale "più ampio e dettagliato della versione cartacea" (sovraccoperta), ovvero "un numero di voci leggermente inferiore alla versione digitale" ("Avvertenze" p. 6) "con oltre 110.000 lemmi" (ibid.); "un numero maggiore di voci e significati rispetto alla versione in volume" (p. 11). Il DO lemmatizza  prefissi, suffissi e primi e secondi elementi: "Sono stati registrati come lemmi a sé i prefissi e i suffissi che concorrono alla formazione di vocaboli derivati" ("Avvertenze" p. 6), per es. "prefissi come anti-, post- o suffissi come -ese, -oide" (ibid.). "Analogamente si è abbondato nella registrazione di quegli elementi compositivi -- in posizione di primo elemento o di secondo elemento -- con cui si sono creati e si creano [...] numerose parole composte" (ibid.) per es. "con filo- primo elemento  e con -filo secondo elemento" o con bio-, eco-, euro-, narco" (ibid.). Il che consente di capire anche voci complesse non registrate nel dizionario.

Naturalmente, come più volte ribadito, nessun dizionario per ampio che sia può dar conto della competenza lessicale di milioni di parlanti, colti o incolti che siano, neanche in un momento della storia di una lingua. Le lacune sono quindi fisiologiche per ragioni teoriche e contingenti e non possono pregiudicare la qualità di un dizionario. Così per es. il lessema arabofono agg./s.m. 'che/chi parla l'arabo' manca nel DO, nello Zingarelli 2023 e nel De Mauro 2020. L'angl. escort s.f. 'prostituta d'alto bordo' è nel DO datato 1960 con una istruttiva scheda "Per dirlo in italiano", appare pure nello Zing. stessa datazione ma senza il possibile traducente italiano e latita nel De Mauro. Con riferimento ai neologismi dell'ultimo quinquennio, il sost. coronavirus, assente naturalmente nel DeM (2000), appare nel DO datato 2003, ma con etimo sincronico "Comp. di corona e virus", analogamente nello Zingarelli 2023 (pre)datato 1971, "da corona, per la forma del rivestimento del virus [...]", mentre si tratta dell'anglicismo coronavirus 1968. Il lessema SARS è invece registrato nel DO come sigla (p. 2554): "ingl. Sever Acute Respiratory Syndrome", ma (più pertinentemente) come lemma s.f. nello Zingarelli 2023: "dalla sigla ingl. S(evere) A(cute) R(espiratory S(sindrome) datato 2001. Invece il più noto Còvid manca stranamente nel DO e appare non datato nello Zing. in quanto "accorc.", come sublemma di Còvid-19, peraltro con una ricca esemplificazione. Infine, la neosemia di tampone, tamponare, tamponamento con riferimento al rilevamento del covid, latita sia nel DO che nello Zingarelli.

 

2.1. Il "lessico fondamentale"

Il DO evidenzia in rosso e sottolineati i "vocaboli del lessico di base" (guida grafica del dizionario e "Avvertenze" p. 7), in totale "circa diecimila parole" (ibid.), "conosciute e comprese dalla maggioranza dei parlanti italiani" (ibid.), che "costituiscono il nucleo essenziale della nostra lingua" (ibid.). Sono state individuate in base a un duplice critero: a) "dal confronto tra numerosi repertori (lessici di frequenza, vocabolari di base)" ma non indicati (ibid.), b) tenendo conto della "esperienza linguistica del lessicografo" (ibid.).

 

2.2. Le locuzioni

Il DO (nella guida grafica del dizionario) indica il simbolo (/) delle "locuzioni", in grassetto,  es. sub educatore: / educatore d'infanzia"; nelle "Avvertenze" ci si sofferma su "Locuzioni e modi dire" (p. 8) ovvero "frasi idiomatiche", ess. isola: isola ecologica; sub toro, il modo di dire prendere il toro per le corna. Nella quarta di copertina si dichiara la presenza di "45.000 locuzioni e modi di dire".

 

2.3. Le "reggenze verbali"

Se un dizionario analizza il lessico di una lingua soprattutto per quanto riguarda la grafia, la pronuncia, la morfologia e la semantica lessicale, oltre l'origine diacronica e sincronica, è anche vero che fornisce vari dati sulla morfo-sintassi, per quanto riguarda soprattutto le reggenze verbali, aggettivali e nominali.

Il DO fin dalla guida grafica evidenzia con riferimento al lessema escludere le "preposizioni o congiunzioni rette dal lemma": 1. "anche + da", es. escludere il pubblico dall'aula, 2. "anche + da", es. lo hanno escludo dal partito; fu escluso dall'eredità; escludere qualcuno dalla lista degli invitati. Nella "Prefazione" i due curatori sottolineano "la segnalazione delle reggenze verbali [...] degli oltre 10.000 verbi nella lingua italiana (non si deve esagerare nel mangiare, ma neanche con il vino; un panino si può farcire di prosciutto o con il prosciutto)" (p. 3); il tutto ribadito più avanti nella stessa pagina: "la segnalazione delle reggenze non solo per i verbi, ma anche per gli aggettivi (abile nel senso di 'bravo' [...]: un abile avvocato; [...] è abile a parlare in pubblico; [...] è abile nei lavori manuali, nel risolvere i problemi" (ibid.). E poi nelle "Avvertenze" (p. 8) con più ess.: "Di tutti i verbi e di molti aggettivi e sostantivi è stata data indicazione della reggenza sintattica", per es, afferire (+a): una materia che afferisce al dipartimento di italianistica; -- carente 1. (+di): un'alimentazione carente di proteine, 2. (+ in): l'alunno è un po' carente in matematica; -- facilità 3 (anche + a e inf.; + in, di): facilità ad apprendere; facilità nello sport; facilità di parola.

 

3. Le marche dei lemmi

Il DO accompagna quasi ogni lemma con delle "marche" in grassetto di tre tipi: (i) "marche settoriali" relative alla variazione diafasica dei linguaggi settoriali, per es. med., dir., econ. (l'elenco delle "abbreviazioni" non meno di 166 è alle pp. 12-13); ii) "marche d'uso", con elenco delle 42 abbreviazioni a p. 13, relative (ii.a) ai "registri" non meno di 15 abbrev., p.e. colloquiale, formale, elevato, non comune, spreg., volg., e ancora con "una freccia in alto si segnala il registro elevato della voce" (p. 4),  ma anche (ii.b) alla variazione geografica o diatopica, non meno di 26 abbreviazioni, ess. regionalismo settentrionale, centrale, meridionale, toscano, lombardo ecc.; (ii.c) alla variazione sociale o diastratica (pop., infant.), (ii.d) alla variazione diamesica (letterario), (ii.e) alla variazione diacronica (disusato) e (iii) 6 "marche semantiche" con abbreviazioni a p. 13, p.e. sul valore figurato, iperbolico, impropr., com. Il DO indica anche un elenco di "Altre abbreviazioni" morfologiche, ecc. (p. 14).

 

4. Etimi e datazioni

Il DO indica in maniera sistematica gli etimi diacronici ("Avvertenze" p. 10) relativi cioè alle voci ereditarie derivanti dal "Lat.", es. pieve "Lat. plebem" sec. XIV, e ai "prestit[i] dott[i]" "Dal lat.", es. plebe "Dal lat. plebs, plebis", prima metà sec. XIII; agli esotismi ess. "Voce fr." enfant terrible, 1892; "Voce ingl." derby, "prima del 1888; in ambito calcistico, 1956", ecc.); -- prolunga s.f. "Adatt. del fr. prolonge, der. di prolonger 'prolungare', sec. XV".

L'indicazione sistematica degli etimi sincronici ovvero le neoformazioni, differenzia il DO nettamente rispetto allo Zingarelli e al De Mauro. Il metalinguaggio adoperato per i vari tipi di formazione delle parole è costituito da formule quali (p. 10): "Der. di (o del)..." sia (1) per i prefissati es. sleale "Der. di leale, col pref. s- sottrattivo, sec. XIV", sia (2) per i suffissati, es. cespuglioso "Der. di cespuglio", sec. XIV, sia (3) per i parasintetici, es. abbellire "Der. di bello, col pref. a(d), seconda metà sec. XIII", divampare "Der. di vampa, col pref. de-, sec. XIII", sia (4) per i deverbali/derivati a suffisso zero, ess. conta s.f. "Der. di contare", prima del 1846; posticipo s.m. "Der. di posticipare, sul modello di anticipo", sec. XX; ma (5) la "sottrazione di suffisso" è un procedimento ignorato: convalida s.f. 'convalidazione', "Der. di convalidare [recte: convalidazione] 1941" (vs convalidazione s.f. "Der. di convalidare, sec. XVI").

Il modulo "Comp. di ...e" appare (6) per i composti, es. ippogrifo s.m. "comp. di ippo- e -grifo" sec. XVI, ma anche (7) per gli incroci, es. cartolibreria s.f. "Comp. di carto(leria) e libreria, 1939".

Diverse le forme per i casi (8) di conversione, per es. -- (8.a) derivata s.f. "Femm. sost. di derivato", prima del 1869, imposta 'tassa' s.f. "Uso sost. del p. pass. di imporre", seconda metà sec. XIII; -- (8.b) derivato agg., s.m. "P. Pass. di derivare" sec. XIV, nel sign. scient., prima del 1962; -- (8.c) bene s.m. "Uso sost. dell'avv." sec. XIII; -- (8.d) potere s.m. "Sostant. del verbo potere" sec. XIII; -- (9) retroformazione, redarre v.tr. "Forma [...] ricostruita sul participio passato redatto e modellata su trarre, per l'analogia dei due participi passati tratto e redatto"; anche nelle "Parole Minate" redarre: "un meccanismo di analogia", "questo processo di formazione lessicale si chiama [...] retroformazione" (p. 1792); candidare "Estratto da candidato, 1972".

Per le abbreviazioni, (10) "abbr.", es. moto s.f. "Abbr. di motocicletta" 1931; -- (11) per i troncamenti: ma' s.f. "Forma tronca, [...] in luogo di 'madre' e di 'mamma'", non datato; -- 12) voci onomat., tic "Voce onomat., 1858: tick"; -- (13) "Abbreviazioni, simboli e sigle" in appendice (pp. 2533-59), TAC. Tac "Tomografia Assiale Computerizzata", ma nel lemmario doc agg./s.m. "Sigla di Denominazione di Origine Controllata, prima del 1984".

Le "Forme alterate" o "alterati" (p. 8) (dim., accr., pegg., vezz.) "compaiono, opportunamente classificati e, quando necessari, commentati, in fondo al lemma", per es. libro s.m. in calce: dim. lett. libracci(u)òlo, librétto, libric(c)ino, libricci(u)òlo, librìno; dim. e pegg. lett. libràttolo, libric(c)iàttolo, lett. librucciàccio, librùccio, lett. librùzzo; accr. libróne; pegg. libràccio; -- libretto  s.m. 1 Taccuino [...], dim. librettìno; dim. e pegg. librettucciàccio, librettùccio; pegg. librettàccio, "Der. dim. di libro, sec. XVI".

 

4.1. Retrodatazioni (e "Google libri ricerca avanzata")

La datazione indicata nei tre dizionari riguarda solitamente l'accezione più antica, e non è estesa, data soprattutto la difficoltà della ricerca, alle singole accezioni, come invece si ritrova nel Diz. etim. della lingua it. di M. Cortelazzo-P. Zolli (Zanichelli, con un lemmario di c. 60mila voci) o anche nel Grande diz. [storico] della lingua italiana di S. Battaglia - G. Barberi Squarotti (1961-2009, 24 voll. UTET).

Il DO indica la "data(zione) di prima attestazione" (guida grafica e "Prefazione" p. 3). Non sempre invece è confermata l'avvertenza secondo cui "Le voci che sono arrivate all'italiano attraverso una tradizione ininterrotta e diretta dal latino, cioè quelle la cui etimologia comincia con Lat., non hanno datazione" (p. 11), cfr. supra pieve "Lat. plebem" sec. XIV.

Detto ciò, però le retrodatazioni sono sempre facili e possibili grazie soprattutto a "Google libri ricerca avanzata". Un solo esempio: italofono agg e s.m. 'che/chi parla italiano', "Comp. di ital(iano)- e -fono", è datato nel DO 1963 e così in Zingarelli e nel De Mauro. Il composto grazie a Google è invece retrodatabile dalla seconda metà alla prima metà del '900, ovvero dal 1963 al 1918:

 

Carlo Maranelli, ‎Gaetano Salvemini·1918: "Ma qualche sergente italofono e italofobo accanitissimo non manca, di tanto in tanto, di essere fatto prigioniero anche sul fronte italiano" (La questione dell'Adriatico, Libreria della voce, p. 19) .

 

5. Prestiti e neopurismo

Per i curatori del DO il "crescente numero di anglicismi [...] in tanti casi è frutto di semplice inerzia" (p. 4) se non segno di "provincialismo" (ibid.), da qui la decisione di "suggerire di volta in volta un sostituto italiano" o anche più di uno (ibid.), nella rubrica "Per dirlo in italiano", "evitandone così l'abuso" (guida grafica), di cui è arricchito il testo. Oltre un centinaio le schede (purtroppo non elencate a parte per un lettura continuata), che sono mini-saggi sulla storia e fortuna degli stranierismi, per es. abstract 1960 "riassunto, sintesi, sommario", advanced booking 2000 "prenotazione anticipata, prenota prima", after shave 1959 "dopobarba", anti-age 1988 "antietà, antinvecchiamento", appeal 1961 "attrattiva, fascino, richiamo", audience 1953 "(indice di) ascolto, pubblico".

 

6. Normativismo

Riguardo al giudizio corretto/errato, l'atteggiamento normativista del DO affiora soprattutto nelle altre due rubriche presenti nel dizionario, "Parole minate" e "Questioni di stile" (nei tre casi manca un elenco delle voci in esame per una lettura continuata). La prima "tratta i principali dubbi linguistici [...] e spiega i motivi che sono all'origine degli errori", precisano i curatori (p. 7). I problemi riguardano l'ortografia/pronuncia (p.e. coscienza, conoscenza, dà, un po', qual è; amàca, leccornìa, persuadère, accelerare, esterrefatto, aeroporto), la morfologia (desse, stesse, le specie), la sintassi (inerente a). Nella seconda è riservata oltre che a varianti come a/ad, familiare/famigliare, ob(b)iettivo "entrambe corrette", o alla morfologia gli 'le, a loro', a problemi sintattici (costrutti intensivi come mi guardo un bel film "pienamente accettato", mi bevo un caffè p. 262). Sotto i lemmi qualsiasi e qualunque l'indic. è "pop." ovvero erroneo: "seguito da un verbo al congt. o, in usi arc. o pop. all'ind.", ess. qualsiasi cosa tu decida, per me, va bene; qualunque cosa accada, puoi contare su di me. Sub ci ("Questioni di stile" p. 427), il costrutto ci hai, c'hai fame, con "ci attualizzante", "è tipico del parlato", ma "non riesce ad imporsi nello scritto di  media formalità"; la grafia unita ciài "non esiste" (è invero "pop."); sotto il lemma ci "colloq.", "si usa come generico rafforzativo", es. non ci ho un euro in tasca.

 Pienamente condivisibile è il criterio dell'appartenenza all'italiano popolare per giudicare errate, ovvero "non accettabili", "le forme *dassi e *stassi, modellate sulle desinenze dei verbi regolari della prima coniugazione (amassi, amasse)". Nel caso di gli 'a loro' "in progressiva espansione" ricorda che gli 'le' è "fortemente stigmatizzata nello scritto" e "non è accettabile". Invece giudica -- in maniera non condivisibile -- che "non è corretto" il costrutto burocratico i documenti inerenti la domanda che "ricalca per analogia" p.e. concernente, riguardante. Nel caso di qual'è giudicato un "errore molto frequente" non si tiene conto del fatto che il troncamento di "quale + cons." non è più attuale: chi dice *qual ragazzo è venuto? E in genere sono giudicati errati gli usi non-etimologici, pur essendo diffusi e non tipici dell'italiano popolare, così àmaca è "errata pronuncia" in quanto diversa da quella dello sp. hamaca. Nel caso di redarre variante di redigere, ricavata per retroformazione da redatto (come trarre da tratto) la posizione è di prudenza: "sotto la pressione dell'uso, l'errore di oggi può diventare la regola di domani", "ma fino a quel momento è preferibile continuare a usare la forma corretta redigere". Sub chiamare l'"accusativo preposizionale" es. Gianni ha visto a Pietro, presente "in alcune varietà regionali e popolari", in particolare "frequente nell'Italia centromeridionale" non è "ammess[o]" , non è "accettabile". Il costrutto con l'accusativo prep. all'inizio della frase, "posto in evidenza" ovvero per "enfatizzare", es. a me la cosa diverte molto, è invece "diffuso in tutta Italia anche presso parlanti colti" ed è quindi "accettabile".

 

7. Sinonimi e contrari

Il DO nella quarta di copertina dichiara la presenza di  "260.000 tra sinonimi e contrari". Ma nella articolazione semantica dei lemmi mediante numeri, tale segnalazione non sembra essere evidenziata. Nella guida grafica il lessema estromettere è indicato come un es. di "sinonimi" di escludere, ma senz'alcuna sigla, in realtà trattandosi di definizione mediante un sinonimo. Sub felice 1 ci sono "lieto, contento"; sub conversare 1 "discorrere, dialogare".

 Un'attenzione esplicita è invece nelle rubriche "Per dirlo in italiano" (esotismi e possibili traducenti italiani), "Parole minate" e "Questioni di stile" p.e. riguardo alle differenze tra anziano/vecchio, aspettare/attendere, bagnato/madido, caduco/effimero, brutto/orrendo, ecc; o il femminile dei nomi di professione (avvocata, architetta, cancelliera, capitana, caporale, carabiniera, colonnella, ministra, bersagliera, ecc.).

 

8. Appendici

Il DO in appendice contiene un elenco di (i) "Nomi di popoli" (pp. 2503-12) es. Arabi, con etimi e brevi notizie di carattere storico, una lista di (ii) "Locuzioni e termini latini" (pp. 2513-32), (alcuni, es. addenda, con rinvio al lemmario), e (iii) "Abbreviazioni , simboli e sigle" (pp. 2533-59).

 

Sommario

1. Una novità lessicografica

2. Il lemmario

2.1. Il "lessico fondamentale"

2.2. Le locuzioni

2.3. Le "reggenze verbali"

3. Le marche dei lemmi

4. Etimi e datazioni

4.1. Retrodatazioni (e "Google libri ricerca avanzata")

5. Prestiti e neopurismo

6. Normativismo

7. Sinonimi e contrari

8. Appendici     


                                                 











Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauraso@hotmail.it)



domenica 16 luglio 2023

Altrettanto: pronome indefinito con "valore" neutro?


C
i spiace dover dissentire dai lessicografi del prestigioso vocabolario Treccani (in rete) su quanto scrivono al lemma 'altrettanto':
(ant. altretanto) agg. e avv. [da altro e tanto]. – 1. agg. Quanto l’altro, nella stessa misura di un altro o di altra cosa: cinquanta paternostri con a. avemarie (Boccaccio); ho provato per la tua vittoria a. gioia che se avessi vinto io; la mamma vuole a. bene a te che a me. Usato come pron., con valore neutro, la stessa cosa, la stessa quantità o misura: egli si voltò, e chi lo seguiva fece a.; tu hai speso dieci euro e io altrettanto. E come risposta a un augurio: «Buon appetito!» «Grazie, altrettanto». 2. avv. Nello stesso modo, nella stessa misura, ugualmente: il mio giudizio vale a. che il tuo; I0 da lei altretanto era o più amato (Ariosto).

La voce in oggetto è pronome, aggettivo e avverbio. Facciamo, quindi, un po' di chiarezza là dove si legge, nel vocabolario, "usato come pronome con valore neutro, la stessa cosa, la stessa quantità o misura: tu hai speso dieci euro e io altrettanto". Nell'esempio il pronome altrettanto deve concordare con il termine al quale si riferisce (euro). Correttamente, quindi, "tu hai speso dieci euro e io altrettanti (di euro)". Non capiamo, poi, il motivo per il quale i vocabolaristi del dizionario suddetto "nascondano" il fatto che altrettanto è anche, a tutti gli effetti, un pronome indefinito (lo attestano solo come aggettivo e avverbio). Mistero.

(La redazione ha preso nota delle nostre osservazioni. Probabilmente emenderà il tutto.18/7/ 2023).

***

La lingua "biforcuta" della stampa (ma anche di persone cosiddette acculturate, in questo caso)

(...) In Vaticano nessuno ha dimenticato il libro di memorie intitolato "Non c'è altro che la verità", scritto a quattro mani con il vaticanista Saverio Gaeta (...)

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Correttamente: a due mani. Vocabolario De Mauro:  a due mani. 
loc. avv. CO loc. agg. inv., di opera, scritta, composta insieme da due persone: romanzo a due mani | loc. avv., con il contributo, l’intervento di due persone: il libro è stato scritto a due mani.

 

*

Morte orrenda per *** di Bernareggio, aveva scambiato l'idraulico liquido con colluttorio

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Correttamente: collutorio (non ha nulla che vedere con la... colluttazione). Viene dal latino "collutus", dal verbo "colluere" ('sciacquare'). Si veda anche qui.


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Naufrago e il suo cane salvati dopo due mesi alla deriva nell'oceano senza cibo e acqua: la storia incredibile

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Correttamente: senza cibo acqua.  Si veda qui, al punto 5.