sabato 3 novembre 2012

«Campagna elettorale»

Fra qualche mese i cittadini italiani saranno chiamati alle urne per “rinnovare” la Camera dei deputati e il Senato della repubblica. Saremo, per tanto, in piena campagna elettorale. Non vogliamo, da questo portale, fare propaganda per questo o quel partito; vogliamo solamente vedere, sotto il profilo linguistico, come è nata e che cosa è esattamente la “campagna elettorale”. Dobbiamo prendere  il discorso alla lontana. Vediamo, innanzi tutto, che cosa è la campagna in senso lato. È – come recitano i vocabolari – un’ampia distesa di terreno aperto e pianeggiante, coltivato o coltivabile, lontano dai grossi centri abitati. Il termine viene, come il solito, dal latino “campania(m)”, tratto da “campus” (campo), di origine non chiara. Bene. Ma che cosa c’entra l’agricoltura con le elezioni, cioè con la “campagna elettorale”?  È presto detto. Dal significato di campagna come “terreno che può essere coltivato” nascono le espressioni “campagna bacologica”, “campagna granifera”, dove  con il termine campagna si intende il “periodo in cui si svolge un’attività agricola”. Di qui, è intuitivo, la locuzione campagna elettorale, cioè “periodo atto allo svolgimento della propaganda elettorale”. Infine, e concludiamo queste modeste noterelle, con un’ulteriore evoluzione semantica sono state coniate le espressioni “campagna stampa”, “campagna abbonamenti”, “campagna tesseramento” e via dicendo, dove con “campagna” si intende, appunto, “periodo atto a…”. Dal campo, cioè dalla campagna, viene anche l’espressione “campagna militare”, vale a dire “ciclo di operazioni militari”, “spedizione militare” in quanto la campagna aperta era zona adattissima alle battaglie.


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Allerta e all’erta. Si pluralizza?

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