giovedì 5 agosto 2010

Il pronome esso


Pregiatissimo Direttore del portale,
confidando nella sua squisita disponibilità, le chiedo di pubblicare questa mia lettera aperta indirizzata agli amanti del bel parlare e del bello scrivere. Mi accorgo, però, di non essermi presentato, chiedo scusa e corro subito ai ripari: sono il pronome Esso. E vengo al “dunque”. Le cosí dette grandi firme - ma non solo queste - dei massinforma (giornali e radiotelevisioni) mi adoperano in modo errato e ciò mi causa delle notti insonni in quanto vedo calpestata la mia personalità, anzi la mia dignità, perché mi fanno sentire, per dirla come Emilio Gadda, “un pidocchio del pensiero”. Mi consenta, per tanto, di rivolgermi direttamente ai miei “fruitori” per pregarli di adoperarmi, da oggi in poi, solo in funzione di soggetto, come hanno stabilito i miei biografi, vale a dire i grammatici. È errato, dunque, scrivere (o dire) “in esso”, “ad esso”, “per esso” e via continuando (ciò vale anche, naturalmente, per il femminile Essa); dopo una preposizione, insomma, il mio impiego è errato perché non svolgo la funzione di soggetto ma di complemento e debbo essere sostituito - secondo i casi - con gli altri pronomi: “lui”, “sé”, “questo” ecc. Fino a qualche anno fa anche la scuola “toppava”. Ricorderete i libretti per le giustificazioni delle assenze: in calce al foglio portavano la scritta “firma del padre o di chi per esso”. Bene, anzi male, malissimo: il pronome esso era adoperato in modo errato perché non svolgeva le funzioni di soggetto. La dizione grammaticalmente corretta, quindi, avrebbe dovuto essere “firma del padre o di chi per lui”. Ma la scuola - dobbiamo riconoscerlo - molto spesso insegna delle inesattezze, come la famosa questione del “sé” che non si accenta se è seguito da stesso o medesimo. Balle linguistiche! E molti insegnanti le... insegnano. Mi sto accorgendo, però, di divagare; mi permetta signor Direttore, di tornare a bomba. Amici della carta stampata (e no), se tenete alla mia stima e amicizia, non mi fate piú leggere frasi del tipo: “È stato esaminato il contenuto dell’articolo in ‘esso’ riportato”; “È ad ‘essi’ che rivolgiamo il nostro appello”; “ ‘per essi’ abbiamo sacrificato gli anni della nostra vita”. In tutte queste frasi il pronome esso - non essendo soggetto - non può essere adoperato e si deve sostituire con “questo” e “loro”. Ci sarà, senza ombra di dubbio, il solito bastian contrario (anche tra i grammatici), ma se tenete, ripeto, alla mia amicizia e soprattutto se volete scrivere secondo i “sacri crismi” rispettate la mia personalità: sono solo pronome soggetto. Coloro che mi adoperano in funzione di complemento nascondono la loro crassa ignoranza dietro il luogo comune “si dice, è l’uso che fa la lingua”. Personalmente conosco moltissimi operatori dell’informazione o, se preferite, giornalisti - anche “di grido” - che immancabilmente ricorrono, se presi in castagna, a frasi del genere. Voi, amici amatori della lingua, non seguite questi esempi deleteri: i giornalisti non sono linguisti. Vi ringrazio dell’attenzione e vi auguro un mondo di bene.
Il vostro pronome
Esso

P.S.
Buona parte dei vocabolari stabiliscono che 'esso' si usa, generalmente, in funzione di soggetto, non escludendo la possibilità di adoperarlo come complemento. Il Sabatini Coletti in rete ritiene corretto l'uso di 'esso' oltre che come soggetto anche in funzione di complemento, però solo indiretto (non di complemento oggetto).

8 commenti:

emmepiù ha detto...

Caro Professore,
continuo a seguirla con vivo interesse, apprendendo sempre di più i "segreti" della nostra magnifica lingua. Grazie per la sua preziosa opera.

Fausto Raso ha detto...

Ringrazio emmepiù per le sue gentili parole. Non sono professore.

il puntiglioso ha detto...

Gentilissimo dr Raso,
alcune grammatiche le danno ragione, altre... torto.
Io, comunque, seguirò (come sempre)il suo consiglio e adopererò il pronome esso solo in funzione di soggetto. Grazie.

oreste ha detto...

Caro dott. Raso,
come scrive il puntiglioso anch'io seguirò il suo consiglio, visto che i vocabolari non sono "all'unisono".
Cordialmente

Anonimo ha detto...

Certo che ci vuole un bel coraggio per considerare, uno a caso, Serianni (VII.4), il "solito bastian contrario"

Fausto Raso ha detto...

Caro anonimo,
il coraggio, infatti, manca a lei, che non si firma.
Le riporto, testualmente, quanto scrive Vincenzo Ceppellini, nel suo “Dizionario Grammaticale” (pag. 171).
(Esso) Pronome personale di terza persona, maschile singolare. Un tempo si usava solo riferito a cosa o ad animale e solo in funzione di soggetto. Oggi il suo uso va estendendosi e sostituisce spesso ‘egli’. Es.: È venuto anch’esso; esso è composto di due parti. Plurale ‘essi’ (che è anche il plurale di ‘egli’, in luogo del non piú usato ‘eglino’).

Tutti (quasi) i vocabolari, inoltre, “stabiliscono” che (esso) si usa preferibilmente in funzione di soggetto.

Anonimo ha detto...

A beh, certo che è comodo andarsi a scegliere le fonti col lanternino per sostenere le proprie tesi minoritarie.

Fausto Raso ha detto...

Carissimo anonimo,
non le risponderò più fino a quando non avrà il coraggio di apporre la firma. Casserò, eventualmente, tutti i commenti che perverranno privi di firma. Se non vuole correre questo rischio abbia il "coraggio" di inventarsi un nome.