Nel Regno di Filologia, dove ogni parola valeva oro, viveva un giovane sarto di nome Mino, famoso per la sua fretta. Tagliava i tessuti con sciatteria e li ornava senza cura: le sue vesti mancavano di anima, prive di quella precisione che distingue l’arte dalla mera approssimazione.
Il Vecchio Saggio del borgo, osservandolo, lo ammonì con un verbo dimenticato: accisma ciò che fai!
Mino sgranò gli occhi e replicò con esitazione: maestro, questo suono mi pare antico e oscuro… Non è forse un verbo morto, che significa “vestire” o “preparare”?
- No, giovane Mino, - rispose il saggio con tono solenne: accismare non è morto, è solo sopito. La sua forza sta nella polisemia che nasce da etimologie diverse.
La via francese/provenzale: dall’antico francese acesmer e dal provenzale acesmar, con il senso di “ornare, acconciare”.
La via germanica (ipotesi): dietro acesmer alcuni intravedono la radice germanica skīzjan, “mettere in assetto, ordinare”, filtrata attraverso il franco.
La via latina (Tommaseo): il grande lessicografo lo riconduce a cimare, “tagliare la cima, rifinire”, sottolineando la precisione tecnica del gesto iniziale.
- Vedi, Mino, - continuò il saggio, il primo atto dell’accismare è il taglio: rifinire la materia prima con esattezza, come si recide la cima di una pianta. Senza questa precisione, nulla può riuscire.
Poi aggiunse: accismare significa anche ornare, vestire, disporre con gusto. Dopo la cura del dettaglio viene la bellezza: ogni piega, ogni ornamento collocato con armonia, trasformando la semplice preparazione in splendore.
- Capisci ora, Mino? - concluse il saggio, accismare è verbo polisemico: unisce il rigore del taglio (cimare), la grazia dell’ornamento (acesmer), e l’ordine dell’assetto (skīzjan). Non è solo fare: è fare bene, dal primo gesto all’ultimo.
Da quel giorno Mino imparò l’arte di accismare. E sebbene il verbo restasse un segreto tra lui e il Maestro, la sua dedizione totale - dal taglio all’ornamento - rese le sue creazioni indimenticabili e molto richieste.
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ACCISMARE ↓ Via latina (Tommaseo) → cimare → “tagliare, rifinire”
Via francese/provenzale → acesmer / acesmar → “ornare, acconciare”
Via germanica (ipotetica) → skīzjan → “mettere in assetto, ordinare”

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