Se apriamo un qualunque dizionario alla voce “opportuno”, leggiamo: Aggettivo – che ben si presta per fare una determinata cosa; che è di grande utilità in una situazione particolare; che fa al caso; conveniente al tempo, al desiderio. Ma qual è la sua origine? Come è “nato”, insomma? Semplice, il solito… latino “opportunu(m)”, composto con “ob” (verso) e “portus” (porto): “che spinge verso il porto”. Nei tempi andati i marinai chiamavano “opportuno”, infatti, il vento che, soffiando nella direzione di un porto, permetteva ai natanti di approdarvi e trovarvi, quindi, sicuro riparo. Il termine, per tanto, è squisitamente nautico e attraverso l’accezione di “provvidenzialmente orientato” è divenuto aggettivo assumendo il significato di “adatto”, “utile”, “efficace”, “propizio”, “favorevole” e simili: non è il momento opportuno (cioè “favorevole”) per prendere certe decisioni.
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La lingua “biforcuta” della stampa
Reggio Calabria, cade dal monopattino e sbatte la testa: un 58enne in prognosi riservata
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Correttamente: con (non in) prognosi riservata. La prognosi non è un reparto ospedaliero, come, per esempio, cardiologia, urologia, ginecologia. Per maggiore chiarezza si veda qui.