Anni e anni or sono, nell’immenso regno delle Parole Viventi, vivevano due personaggi molto diversi, ma uniti da un destino comune: Inerme e Inerte. Inerme (dal latino ‘inermis’, senza armi, privo di armi) era una creatura dolcissima, dai capelli di seta, sempre pronta a prodigarsi per gli altri, ma senza alcuna arma o difesa. Inerme era vulnerabile, come una farfalla senza difese che vola inerme nel giardino, esposta ai pericoli.
Inerte (dal latino ‘inertem’, senza attività, senza arte) era, invece, una figura solida e immobile, come una statua di marmo, priva di vita e movimento. Anche se non poteva muoversi né parlare, la sua presenza ricordava quella di una persona inerte, priva di energia, che osserva il mondo senza reagire.
Un giorno, nel regno delle Parole Viventi, arrivò un drago di fuoco che distruggeva tutto ciò che incontrava sul suo cammino. Gli abitanti erano terrorizzati e cercavano disperatamente qualcuno che potesse proteggerli.
Inerme, nonostante la sua natura indifesa, decise di affrontare il drago. Con il suo cuore gonfio di coraggio e gentilezza si avvicinò alla bestia cercando di parlarle. Purtroppo il drago non l’ascoltava e continuava a seminare il caos e il terrore. Inerme era vulnerabile e impotente di fronte a tale minaccia, come un bambino inerme di fronte a un temporale, ma non si arrese.
Inerte, nel frattempo, osservava la scena dalla sua posizione immobile. Anche se non poteva muoversi né parlare, la sua presenza era rassicurante. Gli abitanti del regno, vedendo la sua solidità, si riunirono intorno a lui, trovandovi un po' di conforto, proprio come una persona inerte può offrire una presenza solida e stabile nei momenti di crisi.
Mentre il drago si avvicinava sempre più minaccioso, Inerme capì che aveva assoluto bisogno dell'aiuto di Inerte. Con il suo spirito indomito, convinse gli abitanti del regno a unire le loro forze. Utilizzarono la forza immobile di Inerte per costruire una trappola ingegnosa che avrebbe intrappolato il drago.
Grazie al coraggio di Inerme e alla solidità di Inerte, gli abitanti del reame riuscirono a fermare il drago e a salvare il regno. Capirono anche che le qualità apparentemente opposte potevano unirsi per ottenere grandi risultati.
Da quel giorno, Inerme e Inerte vennero celebrati come eroi. Inerme era apprezzato per il suo coraggio e la sua volontà di aiutare gli altri, mentre Inerte era venerato per la sua forza e stabilità. Assieme insegnarono agli abitanti del regno che ognuno ha un ruolo importante, sia esso inerme o inerte.
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Si presti attenzione alla formazione del femminile dei sostantivi maschili in “-e” (custode) e quelli in “-iere” (cameriere). Seguono regole diverse. I nomi in “-e” restano invariati nella forma femminile, si declina solo l’articolo: il custode/la custode; il preside/la preside; il giudice/la giudice (lo stesso per quanto attiene al plurale: i custodi/le custodi). I sostantivi in “-iere” (che indicano un mestiere, una professione) prendono la regolare desinenza “-a” del femminile: il consigliere/la consigliera; il cameriere/la cameriera; l’infermiere/l’infermiera; il portiere/la portiera. Lo stesso per quanto riguarda il femminile di ingegnere: l’ingegnera. Perde la “i” del suffisso “-iere” perché il digramma “gn” non si fa seguire dalla vocale “i”: sogno; disegno; ognuno. Alcuni siti, ahinoi!, sull’argomento traggono in inganno...
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