«Quando si rompono le brocche non resta che il tonfo e il vuoto lasciato dai piani sfumati.» Così si apre un modo di dire (forse poco noto) che, nella sua forza visiva e sonora, racconta l’interruzione brusca di un discorso o di un’azione, il mandare all’aria i progetti, il chiudere di colpo una discussione o un affare.
L’immagine nasce dal rumore improvviso e fastidioso provocato dalla rottura dei recipienti di terracotta, gesto che evoca un colpo secco capace di spezzare la continuità di ciò che stava accadendo. In alcune varianti regionali, come rompere le brenne (dove brenna indica anch’essa un recipiente di terracotta), l’espressione conserva la stessa potenza figurativa.
Secondo alcuni, l’origine si lega a pratiche rituali in cui si faceva un gran baccano rompendo brocche o percuotendo oggetti di metallo e legno, per interrompere simbolicamente il raccoglimento liturgico o per esprimere una forma di rottura rituale, spesso associata all’ira collettiva o alla fine di una fase di attesa. Altri la interpretano come gesto di scherno, assimilabile al più noto fare chiasso, con l’intento di disturbare o ridicolizzare qualcuno.
Qualche esempio d’uso:
Eravamo sul punto di concludere l’accordo, ma il suo intervento improvviso ha finito col rompere le brocche: l’affare è sfumato.
La riunione procedeva pacifica, finché una battuta fuori luogo ha rotto le brocche e tutti hanno cominciato a litigare.
Avevamo organizzato la serata nei minimi dettagli, ma il suo ritardo ha rotto le brocche e il programma è saltato.
Il dibattito politico stava per trovare un compromesso, quando una dichiarazione polemica ha rotto le brocche e ha fatto naufragare l’intesa.
La compagnia teatrale era pronta a debuttare, ma un imprevisto tecnico ha rotto le brocche e lo spettacolo è saltato.
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Esoterico ed essoterico – si presti attenzione a questi due aggettivi perché spesso si confondono per la loro assonanza. Hanno origini e significati differenti, anzi opposti. Il primo significa “segreto”, “occulto”: dottrina esoterica; il secondo significa “pubblico”, “manifesto”, “destinato a tutti”: l’introduzione del testo è scritta in uno stile piacevole ed essoterico. Per l'etimologia dei due sintagmi aggettivali vedere qui e qui.

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