giovedì 4 dicembre 2025

Autorimessa: la parola che custodisce l’auto e la lingua

 



Nel paesaggio lessicale italiano, alcune parole si distinguono per la loro trasparenza semantica: sono costruite in modo tale da raccontare, già nella loro forma, la funzione che svolgono. “Autorimessa” è una di queste. Il termine, apparentemente tecnico, racchiude in sé una logica compositiva limpida e una storia che affonda le radici nella lingua e nella cultura del trasporto.

“Autorimessa” è un composto che unisce il prefisso “auto-”, derivato dal greco autós (“sé stesso”), ma qui inteso come abbreviazione di “automobile” o “autoveicolo”, e il sostantivo “rimessa”, che proviene dal verbo “rimettere” nel senso di “riporre”, “mettere al riparo”, “ricoverare”. La rimessa*, infatti, era storicamente il luogo dove si custodivano carrozze, tram, mezzi agricoli: uno spazio di protezione e di sosta. L’unione dei due elementi genera un termine perfettamente descrittivo: autorimessa è, alla lettera, il “ricovero” per le automobili.

Accanto a questo lessema, squisitamente italiano, si è diffuso largamente l’uso del termine “garage”, prestito linguistico dal francese. “Garage” deriva dal verbo garer, che significa “riparare”, “mettere al sicuro”, “mettere al riparo” (in origine si riferiva anche alle navi). Il passaggio nel nostro lessico è stato fluido: “garage” è entrato nell’uso comune, soprattutto nel parlato urbano, ed è ormai accettato come sinonimo di “autorimessa”. Tuttavia, nei documenti ufficiali, nelle normative tecniche (come quelle antincendio) e nei contesti formali, “autorimessa” resta la scelta preferita, proprio per la sua precisione terminologica e la sua coerenza con la struttura della lingua.

La differenza tra i due sintagmi non è solo etimologica, ma anche culturale. “Autorimessa” è una parola italiana costruita per descrivere con esattezza una funzione; “garage” è un prestito che porta con sé un’aura più generica, più internazionale, talvolta più commerciale. Scegliere l’uno o l’altro significa anche posizionarsi rispetto alla lingua: privilegiare la trasparenza compositiva oppure accettare l’ibridazione (si perdoni il barbarismo) lessicale.

Per concludere queste noterelle, “autorimessa” è il termine che dice ciò che fa: ripone, protegge, custodisce. “Garage” è il termine che abbiamo adottato, ma che non abbiamo costruito. Ambi i vocaboli convivono nel nostro vocabolario, ma solo uno palesa, con chiarezza tutta italiana, la funzione che svolge: mettere al riparo la propria auto. E chi scrive lo predilige, come preferisce “rimessista” [da (auto)rimessa + il suffisso -ista] -  anche se non attestato nei vocabolari dell’uso -  a garagista.

Un’auto si custodisce in un'autorimessa, la lingua si custodisce nelle parole giuste.

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Tommaseo-Bellini: Rimessa, si dice anche Quella stanza dove si pone il cocchio, o carrozza. Buon. Fier. 2. 4. 15. (C) Dappoichè s'ha speranza Di riveder aprir botteghe e siti, Che chiusi stati sono, ed in rimesse Da cocchi e da carrozze convertiti. E 3. 4. 9. La casa abbiglia, e fa porte e rimesse Da cocchio. [G.M.] Segner. Quares. 13. 7. Calereste furiosi dentro le stalle a soffocare i cavalli, dentro le rimesse a incendere le carrozze. Fag. Rim. Con stalle, con cavalli e con rimesse.








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