giovedì 21 agosto 2025

Oltre: la parola che ci spinge a superare ogni confine

 

C’è una parola che, più di altre, sembra fatta per non stare ferma. Una parola che attraversa confini, supera soglie, si insinua tra spazio, tempo, pensiero. “Oltre” non è solo un termine: è una direzione, un’intenzione, un invito. In queste noterelle cercheremo di esplorare tutte le sue pieghe - grammaticali, semantiche, filosofiche - per scoprire come una semplice sequenza di lettere possa contenere un mondo intero. Perché la Lingua, quando (la) si sciacqua bene, rivela sempre qualcosa di più.  

“Oltre”, dunque, è una di quelle parole che sembrano semplici, ma che in realtà racchiudono una ricchezza di significati e sfumature che attraversano lo spazio, il tempo, la quantità e persino il pensiero. È un termine che invita al superamento, alla scoperta, al passo successivo. Non si limita a indicare un “di là”, ma suggerisce un “di più”, un “al di là”, un “non ancora detto”.

Nel linguaggio quotidiano il sintagma in oggetto può essere un avverbio: Andò oltre senza voltarsi, dove indica un movimento che supera un punto. Può essere una preposizione: La casa è oltre il fiume, che colloca qualcosa al di là di un confine fisico. Ma può anche essere una locuzione prepositiva: Oltre a questo, c’è dell’altro, che aggiunge, amplia, arricchisce.

Il suo uso in ambito temporale è altrettanto interessante: Aspetto da oltre un’ora, non è solo una misura, è un’indicazione di durata che ha già superato le aspettative. E quando si dice: Vivrà oltre i novanta, si sta celebrando una soglia che si estende nel futuro.

Ma non finisce qui. “Oltre” è anche quantità: Oltre cento persone hanno partecipato, non è solo un dato, è un modo per dire che si è andati al di là di ciò che era previsto. E nel pensiero, “oltre” diventa quasi filosofico: Ha agito oltre ogni logica; Un gesto oltre la comprensione. In questo caso non si parla più di spazio o tempo, ma di limiti concettuali, morali, emotivi.

Persino nelle espressioni idiomatiche “oltre” conserva questa tensione verso ciò che supera: Passare oltre significa lasciar perdere, andare avanti. Andare oltre è sinonimo di evolvere, crescere, non fermarsi. Oltre ogni limite è l’esagerazione, l’intensità, il punto in cui si rompe il confine.

E poi c’è “oltremodo”, che amplifica: Mi fa oltremodo piacere, è più che un semplice piacere, è un piacere che trabocca.

“Oltre”, insomma, è una parola che non si accontenta. È il contrario della stasi. È il linguaggio del movimento, del cambiamento, dell’apertura. È una parola che ci invita a guardare più in là, a pensare più in grande, a sentire più profondamente.

Concludendo queste noterelle, possiamo dire che:

  • useremo “oltre” e l’articolo (l’oltre, un oltre) quando vogliamo trattarlo come sostantivo astratto, spesso in senso filosofico o poetico: L’oltre è ciò che ci sfugge; Un oltre da esplorare.

    useremo “oltre” e la preposizione “a” (oltre a questo, oltre ai vantaggi) quando vogliamo aggiungere qualcosa, in senso inclusivo o cumulativo: Oltre al libro, ha scritto anche l’articolo.

    useremo “oltre” e la congiunzione “che” (oltre che utile, oltre che bello) quando vogliamo esprimere una doppia qualità, spesso in frasi comparative o descrittive: Oltre che intelligente, è anche molto ironico.

“Oltre”, in definitiva, è un termine che si piega, si adatta, si espande. E proprio per questo ci piace.  

 

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