C’è una parola che, più di altre, sembra fatta per non stare ferma. Una parola che attraversa confini, supera soglie, si insinua tra spazio, tempo, pensiero. “Oltre” non è solo un termine: è una direzione, un’intenzione, un invito. In queste noterelle cercheremo di esplorare tutte le sue pieghe - grammaticali, semantiche, filosofiche - per scoprire come una semplice sequenza di lettere possa contenere un mondo intero. Perché la Lingua, quando (la) si sciacqua bene, rivela sempre qualcosa di più.
“Oltre”, dunque, è una di quelle parole che sembrano semplici, ma che in realtà racchiudono una ricchezza di significati e sfumature che attraversano lo spazio, il tempo, la quantità e persino il pensiero. È un termine che invita al superamento, alla scoperta, al passo successivo. Non si limita a indicare un “di là”, ma suggerisce un “di più”, un “al di là”, un “non ancora detto”.
Nel linguaggio quotidiano il sintagma in oggetto può essere un avverbio: Andò oltre senza voltarsi, dove indica un movimento che supera un punto. Può essere una preposizione: La casa è oltre il fiume, che colloca qualcosa al di là di un confine fisico. Ma può anche essere una locuzione prepositiva: Oltre a questo, c’è dell’altro, che aggiunge, amplia, arricchisce.
Il suo uso in ambito temporale è altrettanto interessante: Aspetto da oltre un’ora, non è solo una misura, è un’indicazione di durata che ha già superato le aspettative. E quando si dice: Vivrà oltre i novanta, si sta celebrando una soglia che si estende nel futuro.
Ma non finisce qui. “Oltre” è anche quantità: Oltre cento persone hanno partecipato, non è solo un dato, è un modo per dire che si è andati al di là di ciò che era previsto. E nel pensiero, “oltre” diventa quasi filosofico: Ha agito oltre ogni logica; Un gesto oltre la comprensione. In questo caso non si parla più di spazio o tempo, ma di limiti concettuali, morali, emotivi.
Persino nelle espressioni idiomatiche “oltre” conserva questa tensione verso ciò che supera: Passare oltre significa lasciar perdere, andare avanti. Andare oltre è sinonimo di evolvere, crescere, non fermarsi. Oltre ogni limite è l’esagerazione, l’intensità, il punto in cui si rompe il confine.
E poi c’è “oltremodo”, che amplifica: Mi fa oltremodo piacere, è più che un semplice piacere, è un piacere che trabocca.
“Oltre”, insomma, è una parola che non si accontenta. È il contrario della stasi. È il linguaggio del movimento, del cambiamento, dell’apertura. È una parola che ci invita a guardare più in là, a pensare più in grande, a sentire più profondamente.
Concludendo queste noterelle, possiamo dire che:
useremo “oltre” e l’articolo (l’oltre, un oltre) quando vogliamo trattarlo come sostantivo astratto, spesso in senso filosofico o poetico: L’oltre è ciò che ci sfugge; Un oltre da esplorare.
useremo “oltre” e la preposizione “a” (oltre a questo, oltre ai vantaggi) quando vogliamo aggiungere qualcosa, in senso inclusivo o cumulativo: Oltre al libro, ha scritto anche l’articolo.
useremo “oltre” e la congiunzione “che” (oltre che utile, oltre che bello) quando vogliamo esprimere una doppia qualità, spesso in frasi comparative o descrittive: Oltre che intelligente, è anche molto ironico.
“Oltre”, in definitiva, è un termine che si piega, si adatta, si espande. E proprio per questo ci piace.
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