In un mondo che si affida sempre più all’efficienza del linguaggio, è un piccolo lusso ritagliarsi lo spazio per esplorare le pieghe semantiche che distinguono i termini affini, ma non sovrapponibili. Assaggiare e saggiare sono due verbi che, come gemelli con esperienze di vita divergenti, portano con sé una comune radice ma si aprono a significati e ambiti distinti. L’indagine su di loro non è solo un esercizio di stile linguistico, ma una riflessione sul nostro modo di conoscere, valutare e godere del mondo.
Entrambi i verbi derivano dal latino exagium (misura, peso) da cui si sviluppa saggio: una prova, un “test”, una misurazione. Nel caso di assaggiare, l’evoluzione porta alla dimensione gustativa: provare una piccola quantità di cibo o bevanda per coglierne il sapore. È un verbo della bocca, dei sensi, dell’esperienza immediata e godibile. Si adopera nel quotidiano, attorno al tavolo, nei gesti semplici ma intensi del piacere: assaggiare un vino, assaggiare un piatto nuovo, assaggiare il dolce della festa. Ogni volta si tratta di un contatto diretto, spesso preliminare, con ciò che è destinato a nutrirci o a deliziarci.
Diverso è il percorso di saggiare, che conserva un tono più tecnico e mentale. Significa, infatti, mettere alla prova, valutare la consistenza, la durata, l’efficacia, la reazione di qualcosa o di qualcuno. Si può saggiare un materiale, saggiare la resistenza di una struttura, saggiare le intenzioni di una persona. Qui il verbo assume una veste analitica, talvolta prudente. È il verbo del pensiero e dell’esplorazione razionale. Questo sintagma si incontra in ambiti scientifici, letterari, diplomatici i. e. quando serve toccare senza troppo esporsi, verificare senza ancora decidere.
La differenza tra i due sintagmi verbali diventa evidente nell’uso figurato. Assaggiare il successo richiama un piacere fugace, il gusto di un’anticipazione. Saggiare il terreno, invece, evoca la cautela di chi esplora prima di agire. Il primo è impulso, il secondo è strategia. Il primo ha i tratti dell’emozione, della sensibilità; il secondo i tratti della valutazione.
Curiosamente, anche la Crusca segnala questa biforcazione d’uso: saggiare nel senso di “gustare” è tollerato solo in ambiti regionali o letterari, mentre assaggiare rimane il verbo “standard” per il contatto gustativo. Quasi a voler preservare una sorta di linea di demarcazione tra il piacere e la prova, il godimento e il giudizio.
E così, da una comune radice si aprono due vie: quella dell’esperienza sensibile e quella dell’esperienza conoscitiva. Entrambe preziose, entrambe necessarie. Come due lenti diverse per guardare il mondo: una ci lascia cogliere il sapore delle cose, l’altra ci aiuta a capirne la struttura.
Se anche la lingua può diventare, dunque, uno strumento per assaporare e mettere alla prova, allora ogni parola è un piccolo saggio. O, forse, un assaggio del pensiero.
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La lingua “biforcuta” della stampa
Non organizzare una vacanza qui: le Nazioni più pericolose del mondo
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Quanto è pericoloso il mondo? Lo sanno solo gli operatori dell’informazione.
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Il rischio di viaggiare nei paesi più pericolosi
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Correttamente: Paesi (P maiuscola). Quando paese sta per stato, nazione, l’iniziale deve essere tassativamente maiuscola (secondo le norme della grammatica italiana).

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