venerdì 4 luglio 2025

Quando acquistare è "un’arte" e comperare un gesto quotidiano

 

  • Nel vasto arcipelago dell'italico idioma i verbi acquistare e comperare navigano fianco a fianco come navi gemelle. Entrambi indicano l’atto di ottenere qualcosa ("dietro compenso"), ma le acque che solcano raccontano sfumature e origini diverse, come due fratelli cresciuti sotto tetti differenti.

Il verbo acquistare proviene dal latino acquīrĕre, composto da ad- (“verso”) e quaerere (“cercare, ricercare, domandare”). Già nel latino classico, acquirere indicava un’azione di ottenimento mirato, quasi strategico: non un semplice scambio, bensì l’atto di conseguire qualcosa con sforzo, interesse, valore. Non è un caso che acquistare abbia mantenuto questa nobiltà semantica: si può acquistare una casa, ma anche la stima degli altri, la fiducia, l’esperienza. Si pensi, per esempio, a chi, con rigore e costanza, conquista la considerazione dei colleghi: Mario ha acquistato credibilità nel settore grazie al suo rigore professionale. In questo caso, acquistare non designa un’azione commerciale, ma un processo simbolico di guadagno morale.

Anche quando si tratta di beni materiali, acquistare tende a richiamare un certo pregio o un contesto di rilevanza: L’azienda ha acquistato una nuova sede in centro; il verbo qui dà l’idea di un investimento importante, ponderato, non semplicemente di una spesa.

Comperare, invece, arriva da comparare (oggi obsoleto), che a sua volta deriva dal latino con-parare, dove con- indica unione o intensificazione, e parare cioè “procurare, preparare”. Già in latino era legato all’idea di procurarsi beni attraverso un’azione concreta. In italiano, comperare è meno solenne, più quotidiano, persino un po’ rustico a seconda della regione. È il verbo della vita di tutti i giorni, delle bancherelle, delle botteghe. Ieri ho comperato delle albicocche al mercato: erano dolcissime; in questa frase si percepisce tutta la freschezza di un gesto semplice, familiare, persino affettuoso.

Allo stesso modo, domani compero il regalo per mia nipote suona più caldo, più domestico di un distaccato “acquisterò”. Comperare abita nel registro della spontaneità e dell’immediatezza: è il sintagma verbale che si sente nei dialoghi tra amici, tra genitori e figli, lontano dai corridoi dell’ufficialità.

La differenza, dunque, non è tanto nella definizione quanto nella "temperatura stilistica". Acquistare dà il senso della ponderazione, della rilevanza, a volte di un’idea di valore crescente; comperare è più spiccio, colloquiale, quotidiano. Entrambi corretti, entrambi vivi, ma ciascuno con il proprio timbro, come due strumenti della stessa orchestra.

È veramente curioso costatare come la nostra lingua sappia offrire sinonimi che non sono mai del tutto sovrapponibili, ma piuttosto come anelli di una catena di senso: diversi, ma legati.



 


1 commento:

Anonimo ha detto...

Molto interessante, grazie.