C'era una volta, nel bellissimo regno della Linguistica, una giovane fanciulla appassionata dell’italico idioma, Sofia. Questa era conosciuta e stimata in tutto il regno perché dava sempre consigli – a chi le chiedeva un parere – sul corretto uso della lingua di Dante. Un giorno, un giovane, Marco, le si avvicinò per porle una domanda che lo incuriosiva: "Ciao Sofia, mi puoi spiegare il significato del verbo 'propinare'? L'ho sentito usare in modo strano e in tutte le salse, come usa dire."
Sofia sorrise e, gentilmente, rispose: "Certo, Marco. 'Propinare' è un verbo molto interessante. Deriva dal latino 'propinare', che significa 'offrire una bevanda'. Questo verbo latino a sua volta proviene dal greco 'pro-pínein', dove 'pro' significa 'davanti' o 'prima' e 'pínein' significa 'bere'. ‘Propinare', quindi, si potrebbe dire che vale 'bere davanti a qualcuno' o 'offrire da bere'."
Marco annuì, ma aveva ancora dei dubbi: "Allora perché ho sentito dire 'mi ha propinato una storia noiosa'? Non ha senso. Sbaglio?"
"Comprendo la tua confusione," rispose Sofia. "In effetti, 'propinare' si può usare anche in senso figurato, ma bisogna prestare molta attenzione. Figuratamente si adopera per indicare qualcosa che viene offerto o imposto, spesso in modo sgradito, come raccontare una storia noiosa, appunto. Ma è importante ricordare, sempre, che il suo uso corretto è legato alle bevande."
"Ah, quindi sarebbe sbagliato dire 'mi ha propinato una notizia'?" domandò Marco.
"Esattamente," confermò Sofia. "È meglio evitare di usare 'propinare' per dare notizie o informazioni varie. In questi casi puoi adoperare verbi come 'fornire', 'dare', 'comunicare' e simili. Per esempio, puoi dire, correttamente, 'mi ha dato una notizia' o 'mi ha comunicato una notizia'."
Il giovane Marco, finalmente, capì la differenza: "Grazie di cuore, Sofia. Ora so come adoperare correttamente e propriamente 'propinare'."
Sofia, contenta, gli sorrise e disse: "Sono veramente felice che tu abbia imparato qualcosa di nuovo. Rammenta sempre di prestare la massima attenzione alle parole che adoperi e al loro contesto. La precisione, nella lingua, è molto importante."
Da quel giorno, Marco adoperò il verbo 'propinare' con maggiore consapevolezza e attenzione. E gli abitanti, tutti, vissero felici e contenti, nel regno della Linguistica, perché grazie a Sofia impararono a parlare e a scrivere correttamente, avendo molto rispetto per le parole.
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La lingua “biforcuta” della stampa
Vaticano
Esce il libro che papa Francesco aveva pensato di pubblicare dopo la propria morte
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Con tutta la buona volontà non riusciamo a capire come una persona deceduta possa pubblicare un libro. In lingua italiana, non cispadana: Esce il libro di papa Francesco, che aveva pensato di farlo pubblicare dopo la propria morte.
(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)
4 commenti:
"... una domanda che lo incuriosiva": le domande possono incuriosire chi ne è destinatario, non chi le pone perché spinto, sì, dalla curiosità sapere e/o imparare, non certo dalla domanda in sé.
Sarà anche una sottigliezza ("come suol dire") ma fa anch'essa la differenza nel buon uso dell'italico idioma.
Caro anonimo, concordo. La mia è stata una "scelta stilistica".
Perché "... che aveva pensato di farlo pubblicare ..."? Mi sembra che ci sia un "-lo" di troppo. Non potrebbe bastare il "che" iniziale?
Se si toglie il "lo" il significato della frase, o meglio, il senso cambia totalmente, oltre che risultare agrammaticale.
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