lunedì 3 febbraio 2025

Gli anglicismi del copia incolla

 


di Claudio Antonelli (da Montréal)


Più rifletto sulla cosa e più mi rendo conto che le scelte degli anglicismi da parte degli italiani sono quasi sempre improntate alla logica del copia incolla. Spot, che inglese significa punto, posto, luogo, macchia, ecc., in italiano sta invece per: breve messaggio pubblicitario che viene solitamente inserito in trasmissioni radiofoniche o televisive (Treccani). Ma in inglese spot non ha mai un tal significato. Pressing, la cui traduzione italiana è “urgente”, viene usato nella penisola come se si trattasse di “exerting pressure”, “pressuring”. Basta fare una ricerca in rete per constatare che in inglese tale termine è usato in un senso diverso da quello italiano. Infatti i dizionari inglesi ci danno per pressing il significato di: urgente, critico, cruciale, acuto, disperato, serio, grave, ecc. Sui giornali italiani e nel parlare in Tv è un vero diluvio di pressing. Basta fare una ricerca in rete, associando pressing al nome di un qualunque politico o di un altro personaggio di spicco del Bel Paese, un pezzo grosso, anzi un Big come si dovrebbe dire per non mancargli di rispetto, e avremo una fiumana di pressing, usati a sproposito perché gli italiani usano pressing come sostantivo e non come aggettivo, e gli danno un senso sbagliato. Il pressing all’italiana non è altro che un pressuring, gerundio di “to pressure” che vuol dire: cercare di persuadere qualcuno o anche obbligare qualcuno a fare qualcosa.


È facile trovare menzionata in un testo italiano la “road map”. Speriamo che chi deve usarla non sbagli il tracciato, segua il piano d’azione, rispetti la tabella di marcia, il programma di lavoro, e in genere tenga conto dei vari significati di questa road map che può anche essere una semplice carta stradale.


Runner designa il corridore. Ma il termine italiano corridore, riferito a chi per diporto pratica la corsa, o a chi in quel momento sta semplicemente correndo, è assai poco usato. Per designare chi corre anche se per andare a comprare il latte per il bambino, si preferisce fare ricorso all’anglicismo runner che sembra dare anche al corridore nostrano una speranza di medaglia olimpica. Fortunatamente non tutti i giornalisti si piegano al conformismo degli anglicismi. E tra i tanti runner menzionati nei giornali ho avuto la fortuna di trovare alcuni corridori, descritti con simpatia e in italiano da un giornalista non intruppato: “Al parco, ha visto molti corridori con il loro stile preferito di pantaloni sportivi.”


Il fare shopping ha preso piede ma non ha ancora rimpiazzato il fare la spesa, perché le due espressioni non significano esattamente la stessa cosa. Più che “far la spesa”, che si riferisce soprattutto all’acquisto dei prodotti alimentari, lo shopping è “fare acquisti, fare spese”.  Il dizionario Treccani ci dà questa spiegazione per shopping: “L’andare in giro di negozio in negozio per guardare e fare acquisti, in particolare di capi di vestiario o di oggetti personali”.  La Repubblica: “Più dischi e mocassini, meno tablet e tv: ecco come cambia la voglia di shopping degli italiani”.


Hub insieme con resort sono frequenti sulla pagina scritta. Hub altro non è che uno snodo centrale, Treccani: “Per chi non lo sapesse, hub è termine tecnico di recente attestazione nell'italiano scritto (1997). Ha due significati: nel linguaggio informatico, indica il dispositivo che collega i client al server; nell'ambito dell'aeronautica, si riferisce a un importante scalo aeroportuale internazionale di transito, che raccoglie gran parte del traffico aereo di un determinato Paese. Propriamente, la voce inglese significa 'mozzo', 'perno', 'snodo'.” E resort, o luogo di villeggiatura con infrastrutture ricreative, ci è presentato così da Treccani: “Vasta area di soggiorno turistico al cui interno sono presenti strutture di vario tipo, destinate allo svago o al relax dei clienti (parchi di divertimento, residence sul mare o in montagna, centri di benessere, ecc.), e in cui sono generalmente disponibili anche servizi di pernottamento e di ristorazione.” È veramente piacevole l’idea di soggiornare in uno di questi luoghi di soggiorno o strutture ricettive, che esistono da sempre, ma la cui attrattiva è stata notevolmente innalzata dal suono piacevole di resort che a me, anglofono, evoca “the last resort” ovvero “l’ultima spiaggia”.



(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)



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