Molti pseudolinguisti (e ce ne sono a iosa nelle redazioni dei giornali) non conoscono un uso particolare del pronome-congiunzione che, chiamato “che temporale”, e condannano l’espressione tipo “era il giorno ‘che’ il direttore era assente”. Nient’affatto, soloni della lingua, quel “che” è perfettamente in regola con le leggi della grammatica perché equivale, per l’appunto, a “in cui”; è, insomma, un che con valore temporale. Si ricordi, in proposito, il celeberrimo verso dantesco: “Lo dì c’han detto ai dolci amici addio”. Volete correggere (e, quindi, condannare) anche il divino Poeta? Usiamo, dunque, il “che” tranquillamente ogni volta “che” (o in cui?, amici) equivale a “durante”, “da che”, “da quando” e simili.
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La lingua "biforcuta" della stampa
LA STORIA
Un documentario dal fronte ucraino senza tagli e censure. Il regista-soldato: “Sulla guerra non posso né tacere né mentire”
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Dai oggi, dai domani, gli operatori dell'informazione impareranno che quando si escludono due o più cose la congiunzione correlativa a senza è né. Correttamente, quindi: senza tagli né censure.
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AMBIENTE
Federica Ravasi prima presidente donna dei Geologi lombardi: "Fra le priorità il dissesto idrogeologico"
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Per evitare questo obbrobrio linguistico (prima presidente donna) avrebbero potuto scrivere: prima donna alla presidenza (dell'Ordine dei geologi).
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LA PRESA DI POSIZIONE
Zangrillo, lo storico medico di Berlusconi: “Curarsi ormai è un lusso, disparità inaccettabili tra nord e Sud. Troppe speculazioni, è colpa della politica”
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La politica ha creato l’ “Autonomia differenziata”, gli operatori dell’informazione la “Lingua italiana differenziata” (nord e Sud).
(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)
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