domenica 28 giugno 2020

Tra le vittime del/della Covid anche il nostro idioma


Riceviamo e pubblichiamo
Il Covid 19 ha fatto e sta facendo, purtroppo, numerosissime vittime in Italia e nel mondo. Ma, almeno qui da noi, la vittima più illustre – anche se nessuno la piange – è la lingua italiana. In effetti era già un soggetto “fragile”: ora sta diventando una lingua morta. Riporto alcuni esempi:
·         Con una dead-line per un check già fissata: il 25 maggio, dopo l’allentamento fissato per il 4 maggio, l’esecutivo valuterà un ulteriore downgrading del lockdown. … dove possibile, verrà adottato lo smart-working.
·         … la realizzazione di nuovi Covid-Hospital …
·         Alla luce anche del progressivo sviluppo di sperimentazioni avanzate, quali il “fast track” ed il “see and treat”, … garantire la realizzazione di un sistema di Triage infermieristico …
·         (per la mobilità) Smart Transportation … car sharing Broad Spectrum Model … incentivare la mobilità sharing …
·         Il governo ci darà gli holiday bond
·         Ovviamente la ripresa si chiama start eghèn (again), e avverrà grazie ai recovery fàund (sì, proprio così: trovati, per esprimere la speranza di poterli davvero trovare)
·         Blockchain, ICT, micro generazione distribuita ed efficienza energetica saranno i binari su cui si muoverà il progetto GECO per trasformare il quartiere Pilastro-Roveri in una Smart Renewable Energy Community. (questa è nata prima del Covid 19, ma è sempre in auge)
·         Naturalmente il post-Covid sarà tutto a base di green economy ed e-commerce; le aziende (magari su piattaforme crowdfunding) dovranno badare ad attraction e retention e puntare sullo knowledge management, con team che operano in network, avendo personale selezionato tramite video-interview ed assessment, badando non solo alle competenze hard, ma anche alle soft skills. Non devono mancare le digital skills, per la gestione di Big Data, cloud, cyber security. E-commerce, internet of things.
Ecco un elenco di nuove professioni (da Focus lavoro: le professioni digitali in ascesa post Covid-19):
  1. Area Big Data
  • Big Data Specialist
  • Big Data Architect
  1. Area Cyber Security 
  • Cyber Security Consultant
  • Security Architect
  1. Area applicazioni web-based
  • Mobile App Developer 
  • Front-End/Back-End/Full Stack Web Developer  
  • Web Designer
  1. Area Digital Marketing
  • SEO specialist (Search Engine Optimization)
  • SEM specialist (Search Engine Marketing)
  • Social media manager
  • Content Manager

Queste nuove professioni si aggiungono ad altre di nascita piuttosto recente, quali Wedding & event planner, Wedding travel coordinator, Social media wedding concierge, Graphic designer, Fashion designer, Interior, light & sound designer, Influencer, Green consultant, Digital fundraising officer
Dall’annuncio di un seminario di formazione:
·         Assicurazioni, Asset green, economia circolare, finanza strategica tecnologica e blockchain. Per governare la volatilità del nuovo mondo post covid non basterà una laurea in economia. Le aziende avranno bisogno di nuove competenze. Saper lavorare in smart working, utilizzare piattaforme evolute di fintech, essere financial controller anche a distanza con competenze di project management e di compliance per piccole, medie e grandi aziende che cercheranno giovani altamente qualificati sarà il tuo obiettivo grazie ad una formazione di ultima generazione. IL MASTER ON LINE IN CORPORATE GOVERNANCE, FINTECH E PROJECT MANAGEMENT DI MASTERANDSKILLS E' STATO PROGETTATO PER RISPONDERE SUBITO ALLA RICHIESTA DEI NUOVI PROFESSIONISTI DELLA FINANZA POST COVID.
Sentiti alla radio (RAI) il 26/06 mattina:
·         “… lok daun, altrimenti detto chiusura totale” (immediatamente ho pensato, a proposito di colui che stava parlando: “imbecille, altrimenti detto stiupid”)
·         “… i focolai, cioè i claster” (chissà se gli inglesi, invece di cluster, usano il termine focolai …)
In mancanza d’altro, anche il francese va meglio dell’italiano: triage (= smistamento) e pre-triage hanno il pregio, oltre alla brevità, di non essere comprensibili alla maggior parte di coloro che si recano al pronto-soccorso.
Ciò che più mi preoccupa è l’evoluzione anglofona, in questi mesi di clausura, della pubblicità. Gli specialisti del ramo sanno bene quali parole usare per catturare l’attenzione dei potenziali compratori: quindi il ricorso massiccio all’inglese è certamente conseguenza del fatto che la maggioranza degli italiani considera “morta”, cioè non più in grado di destare emozioni, la nostra lingua. Siamo arrivati addirittura a pubblicità (caffè, birra) interamente in inglese, sottotitolate in italiano.
Nella cittadina di 30.000 abitanti in cui vivo, gli esercizi commerciali stanno completando il processo di “inglesizzazione”. Ne cito una parte: Borderline Cocktail Bar, Planet Bar, Green Cafè, Fornace Black Bar, A-Team, Bar Happy Oasys, Cafè Royal, Maison Delibì, Village, Alien Project, Wood, Puff Store, 3 Store, Eco Store, Happy Casa Store, Outlet Store, Lube Official Store, Iriparo Store, Lori Store, Smarteasy-Ennova Store, Energy Store Eni, Intimissimi Store … Il Kiko Store espone il cartello con le “Store opening hours”!
E l’Accademia della Crusca che fa? È tutta intenta ad accogliere parole nuove (si sa, la specialità nazionale deve essere l’accoglienza); ne cito alcune, prese dal loro sito: blastare, bralette, bufu, dressare, droplet, eskere, foodie, friendzonare, ghosting, hater, hipster, influencer, sextortion, skillato, spoilerare, whatsappare. Sarò antiquato, ma sento un principio di voltastomaco.
Concludo: in ogni frase che pronunciamo o scriviamo c’è una parola-chiave (talvolta due o tre) che esprime il concetto principale; le altre parole servono per completare o rafforzare il concetto, o per abbellire la frase, o per renderla più circostanziata, scorrevole e armonica. Oppure ancora per ridondanza, fattore ben noto nella teoria della comunicazione. Ormai la parola-chiave deve essere in inglese; le altre possono essere in italiano. Come sulla lapide di una tomba: nome e cognome del defunto, date di nascita e di morte. Poi vi possono essere parole encomiastiche, doglianze dei parenti e simili: tutte prive di significato per chi le legge.
Condoglianze
Pier Paolo Falcone

(Località non specificata)


2 commenti:

falcone42 ha detto...

Stamane alla radio si parlava - come al solito - di Covid. L'assessore alla salute dell'Emilia Romagna, a proposito di coloro che sono stati recentemente controllati, ha detto: "... scrinati, testati ...". Se non avesse aggiunto il secondo termine, sarei rimasto nella ferma convinzione che gli avessero sciolti i crini sul capo. Mi sono invece reso conto che si trattava di un derivato di screening!
In compenso l'intervistatrice, poco dopo, in "bell'italiano", se n'è uscita con "qualche centinaia": forse nessuno le ha mai spiegato che "qualche" non è il femminile plurale di "qualco" ...

falcone42 ha detto...

Stamane alla radio si parlava - come al solito - di Covid. L'assessore alla salute dell'Emilia Romagna, a proposito di coloro che sono stati recentemente controllati, ha detto: "... scrinati, testati ...". Se non avesse aggiunto il secondo termine, sarei rimasto nella ferma convinzione che gli avessero sciolti i crini sul capo. Mi sono invece reso conto che si trattava di un derivato di screening!
In compenso l'intervistatrice, poco dopo, in "bell'italiano", se n'è uscita con "qualche centinaia": forse nessuno le ha mai spiegato che "qualche" non è il femminile plurale di "qualco" ...