domenica 6 ottobre 2019

Letteralmente morto per la stanchezza

Molti giornalisti e scrittori usano infarcire i loro scritti di avverbi terminanti in -mente, quasi questi ultimi fossero un condimento indispensabile per insaporire le idee che mettono su carta. Tra gli avverbi, il più adoperato e, linguisticamente, il più logoro è, senza ombra di dubbio, letteralmente che, come fa notare il vocabolario Devoto-Oli, «sottolinea la particolare intensità o assolutezza di una condizione».
     Chi non ha mai letto frasi del tipo Giovanni, letteralmente morto per la stanchezza? Con l'avverbio letteralmente si vuole mettere in evidenza, appunto, la particolare intensità della stanchezza. È necessario osservare, però, che il significato proprio dell'avverbio in questione è nel senso letterale del termine, seguito, per tanto, da un aggettivo metaforico scancella il senso metaforico stesso.
     A nostro modesto avviso, quindi, c'è una palese contraddizione interna che deve essere assolutamente eliminata. Come? Semplicissimo. O si toglie l'avverbio (letteralmente) o si elimina la metafora:  morto per la stanchezza (morto in senso metaforico, per l'appunto).
     Colui che è letteralmente morto per la stanchezza non abbisogna di una  poltrona, sibbene di un impresario di onoranze funebri che scelga per lui una comoda bara, eventualmente rivestita di raso.  Scherzi a parte, non vi sembra che di questo letteralmente se ne possa fare...  letteralmente a meno?
     E che dire del verbo subire, anche questo usato in tutte le salse da giornalisti e scrittori? Subire, sarà bene ricordarlo, significa — come recitano i vocabolari — sopportare e, generalmente, si sopporta qualcosa di spiacevole, di increscioso. Usarlo nel senso di incrementare — come ci capita di leggere e di sentire spesso — ci sembra una piccola grande sciocchezza: le vendite di quel prodotto hanno subito un aumento notevole.
Pedanteria? A voi la risposta, gentili amici amanti del bel parlare e del bello scrivere.



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La lingua "biforcuta" della stampa
La Matiz Chevrolet con a bordo tre ragazze e un ragazzo di circa 20 anni si è cappottata all'una e mezza

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Correttamente: ha cappottato. ("Piú corretto": all'una e mezzo).

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