1. Il dubbio
Un
anonimo lettore (dichiaratosi poi di Alessandria), ‒ a proposito del mio
intervento di domenica 24 dicembre 2017 "Occhio alla grammatica profonda del ministro!" contenente la
frase "La forma corretta avrebbe quindi dovuto
essere (...)", ‒ si è chiesto: «Non si dice "sarebbe dovuta essere"»?
1.1. Risposta
salomonica
Dubbi
del genere piuttosto che determinare angosce linguistiche ‒ chi ha torto e chi
ha ragione? ‒ si risolvono invero, salomonicamente, riconoscendo, in termini
normativi, la legittimità delle due alternative, con la possibilità che possa
esserci una qualche differenza semantica.
2. Le Regole
(inconsce)
Il
problema è allora quello di individuare le due Regole della grammatica
inconscia, profonda, del parlante alla base delle due soluzioni. E magari
ricostruire pazientemente la storia delle due Norme esplicite nella
grammaticografia, cioè nella storia della grammatica italiana (a partire dal
'400...).Ora la Regola-1 alla base della frase 1. "avrebbe Dovuto essere..." si basa sulla scelta dell'ausiliare avere del verbo servile (o modale) Dovere (cfr. ho Dovuto) rispetto all'ausiliare (essere) del verbo retto essere (cfr. sono stato). Con tale scelta il costrutto 1. si presenta come bi-frasale con rilievo enfatico ("peso comunicativo" o "maggior risalto") del verbo servile Dovere. Invece l'alternativa 2. "sarebbe dovuto Essere..." si configura come costrutto monofrasale con la preferenza dell'ausiliare (essere) del verbo (Essere), messo così in primo piano.
(En passant, confesso che sono stato incerto tra i due costrutti, optando alla fine per 1. "avrebbe Dovuto essere" semanticamente più adatto al tema).
Esempi analoghi sono quelli con altri verbi servili quali potere e volere, ad es. 3.a. (bi-frasale) non ho Potuto uscire versus 3.b. (mono-frasale) non son potuto Uscire; 4.a. non ho Voluto uscire versus 4.b. non son voluto Uscire.
3. Le Norme delle grammatiche
(scritte)
Ora, la
conferma di queste due Regole nelle grammatiche normative non è invero
pacifica. Ma come osservava un grande linguista, Eugenio Coseriu (1967),
"Complicata è la cosiddetta grammatica dei grammatici, non la grammatica
dei parlanti".
3.1. La norma logicistica del
Panzini 1932
Una
grammatica d'antan, ma di
piacevolissima lettura, come quella di Panzini 1932 (ried. da L. Sciascia per
Sellerio 1982) proponeva la norma-1 logicistica (che sembra quella seguita dal
nostro Anonimo lettore di Alessandria) per cui l'ausiliare in tali costrutti
dev'essere quello del verbo non-servile. Si chiedeva Panzini: "Dirò: [a] Lucia non ha mai voluto venire, oppure
[b] non è mai voluta venire?".
Risposta: "Dirò [b] non è mai voluta
venire, appunto perchè venire è
intransitivo, ed è aiutato dal verbo èssere
nella sua coniugazione" (p. 67).
3.2. Le Norme 'semi-liquide' dei
puristi (Gabrielli 1969, Satta 19681, 19742, Messina
1957)
Dinanzi
però a usi comuni di [a], avallati anche da scrittori come Manzoni ("ha
dovuto partir di nascosto"; "ho voluto venir anch'io", un
purista quale A. Gabrielli 1969 in Si dice o non si dice? (Mondadori), pur
preferendo ("raccomandabile") la norma-1 logicistica, ha dovuto
riconoscere la correttezza di frasi come [b], "che sottolineano il
concetto di dovere, di possibilità, di volontà espresso dal verbo, senza badare
all'infinito che segue" (p. 238).Nell'edizione postuma 1981 del Gabrielli [1898-1978] si dichiarava coerentemente la preferenza per "Son voluto essere presente anch'io" rispetto a "Ho voluto essere presente anch'io" (pp. 212-13).
E sulla stessa falsariga si collocano altri puristi come L. Satta (19681, 19742) in Come si dice che cita descrittivamente ess. come ha dovuto intervenire la polizia, ecc.) in vari scrittori (Moravia, Tozzi, Bilenchi, Pratolini, Santucci, Pasolini, Bernari, Comisso). E poi nella sua grammatica La prima scienza (Le Monnier1989, pp. 224-35). E ancor prima il purista G. Messina 1957 Parole al vaglio p. 374 (= Dizionario dei neologismi 1983 p. 688).
3.3. Le due Norme:
logicistica (P. Bembo 1525) e 'liquida' (L. Castelvetro 1563)
Come
è stato evidenziato da S. Telve (2007), la norma puristica, logicistica, risale
alle Prose della volgar lingua (1525)
di P. Bembo che non ammetteva frasi
quali se io havessi voluto andare dietro
a' sogni. Ma tale norma fu contestata da L. Castelvetro (1563), per il quale invece "si possono
indifferentemente usare [...] ho potuto
o voluto venire, son potuto o voluto venire".
E poi nel '700 Fr. Soave (1771) "sarà ben detto egualmente non ho potuto, e non son potuto andare", ecc.
3.4 . La norma
'liquida' nel '900 (Serianni 1988)
Le
grammatiche dell' '800 e del '900 hanno per lo più seguito la posizione del
Castelvetro, riconoscendo la correttezza normativa dei due costrutti. Così La grammatica italiana del Battaglia 1951 (Chiantore, p. 283),
quella di Fogarasi 19691,
19832 (p. 262), di C.
Schwarze tr. it. 2009 (Carocci
p. 155) o la Grammatica italiana di
L. Serianni (1988, ried. 1990). Non invece l'attardato B. Severgnini (2007) L'italiano. Lezioni semiserie (Rizzoli, p. 176).
3.4.1. Norma
'contraddittoria' dei grammatici
Ma
la grammatica dei grammatici, si diceva, è spesso più complicata del
necessario. E non risulta chiara la logica dei grammatici che introducono, con
qualche contraddizione interna, una ulteriore Norma proprio per il tipo di
frase da cui abbiamo preso le mosse. Pur riconoscendo la legittimità dei due
tipi di ausiliare (sono/ho dovuto uscire),
Serianni (1988) nella sua Grammatica ha scritto: "Se
l'infinito è essere, l'ausiliare del
verbo reggente è avere (avrebbe dovuto essere a casa)" (p.
504 e § XI. 38). Ma non è forse 'normale' dire anche Sarei dovuto essere a casa? E così in altre grammatiche: Dardano-Trifone 19973, Nuova grammatica della lingua italiana (Zanichelli 1997, p. 300), Trifone-Palermo 20043, Grammatica italiana di base (Zanichelli, p. 171), M. Maiden-C. Robustelli 20072, A reference grammar of Modern Italian (Hodder, p. 270), Della Valle-Patota 1995, il Salvalingua: "la questione [...] avrebbe potuto essere più complicata (e non sarebbe potuta essere più complicata!)" (p. 66), ecc..
A questo punto, la frase dell'anonimo lettore, da cui si sono prese le mosse, sarebbe errata, e corretta solo quella mia. Ma io sostengo che sono entrambe corrette, con una diversa enfasi semantica.
4. Conclusione
I
lettori consultino dunque tutte le grammatiche possibili, ma criticamente,
mettendo sempre a confronto le norme lì indicate con gli usi e le regole dei
parlanti, a cominciare da quelli propri.
P.S. A proposito della norma
contraddittoria, si può ancora aggiungere che non mancano ess.
illustri, letterari e giuridici, riportati dal neo-purista L. Spagnolo (Errata-Corrige - Il tipo *sarebbe dovuto
essere) nel sito "Treccani-Lingua Italiana", ma sanzionati
negativamente:
(i)
«In un’alcova la cosa non sarebbe potuta essere più chiara» (Italo Svevo
1898, Senilità, cap. 6).(ii) «In quel momento sarebbe voluto essere da un’altra parte» (Federico Moccia, L’uomo che non voleva amare, Milano, Rizzoli, 2011, p. 165);
(iii) «sarebbe dovuto essere in casa» (Andrea Vitali, Premiata Ditta Sorelle Ficcadenti, ed. digitale, 2014, cap. 21).
(iv) «la base del calcolo sarebbe dovuta essere di 9 ettari che, per le stesse ragioni di cui sopra, erano legittimamente detenuti dal convenuto» (sentenza della sezione siciliana della Corte dei conti (102/2017, In fatto),
(v) «Chiarificatrice sarebbe dovuta essere l’ulteriore nota del MIUR del 6 settembre 2013 n. 1204» (ordine del giorno G15.101 al ddl 1150 [Bocchino, Serra, Montevecchi, Bignami], sito del Senato).
* Docente di linguistica generale presso l'Università di Catania.
Tra i suoi ultimi libri Il linguaggio di papa Francesco
(Libreria editrice Vaticana 2016), Maestri
della linguistica otto-novecentesca (Edizioni dell’Orso
2017), Maestri della
linguistica italiana (Edizioni dell’Orso 2017).
5 commenti:
Emblematico che un purista intransigente come Fausto Raso non abbia nulla da obiettare sul "qual'è" (apostrofato) che Sgroi sembra reputare non del tutto errata.
La rimando a questo intervento.
FR
Intervento che non chiarisce espressamente il pensiero di Raso.
Il mio "pensiero" è per la forma senza apostrofo: QUAL È.
FR
A mio avviso la forma corretta della locuzione è: "sarebbe dovuto/voluto/potuto... essere" ed è anche quella più intuitiva, coerente con la regola generale ed immediata nella pronuncia. L'alternativa genera anche una distorsione tra i verbi ausiliari rendendo essere dipendente da avere. "sarei dovuto essere a casa"... Qualcuno scrive per caso "avrei dovuto stare a casa"? Più consona è la scrittura o la pronuncia di: "sarei dovuto stare a casa". Che un tizio per dipanare il dubbio abbia affermato senza logica che nel condizionale passato con verbi servili del verbo essere si utilizzi l'avere contravviene alla regola genera contraddizioni oltre che provocare cacofonia. LA grammatica italiana non osserva le regole della grammatica anglosassone.
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