Viveva una volta, nel florido regno di Linguaglia, un verbo giovane e brillante, Motivare; nato dal nobile casato latino, portava nel cuore un dono speciale: la capacità di spiegare e illustrare con chiarezza i motivi (e le ragioni) delle cose. Non c'era decisione, giudizio o richiesta che non trovasse chiarezza (e giustificazione) grazie a lui. Quando un giudice doveva emettere una sentenza, Motivare era chiamato per spiegare con rigore le prove e i fatti, così che tutti potessero comprendere. Quando uno studente aveva bisogno di più tempo per completare un compito o un progetto, Motivare accorreva per aiutarlo a spiegare chiaramente all'insegnante i problemi personali che giustificavano la richiesta di proroga.
Motivare viveva
felice, ma un giorno fu turbato dall’arrivo, dal lontano regno di
Francofonia, di un verbo straniero, Motiver. Questi era affascinante e
portava con sé un'idea rivoluzionaria: nella sua Terra, il verbo
aveva assunto anche il compito di causare o provocare eventi. Disse a
Motivare: "Perché ti limiti a spiegare le cose? Guarda come lo
faccio io! In Francofonia, diciamo che ‘la pioggia motiva il
ritardo del treno’ o che ‘l'inflazione motiva l'aumento dei
prezzi’. Non è fantastico? Dovresti provare anche tu!"
Il giovane Motivare,
incuriosito e desideroso di ampliare i propri orizzonti, decise di
provare questa nuova accezione. Cominciò, quindi, a dire che “la
neve motivava il ritardo del treno" e che "la crisi
economica motivava l'aumento delle tasse”. Ma i cittadini di
Linguaglia rimasero alquanto perplessi. "Che cosa sta
succedendo?" si chiesero. "Motivare non dovrebbe spiegare i
motivi (e le cause) delle cose? Queste frasi sembrano opera di
Causare o Provocare, non di Motivare!"
Fu allora che il
conte Forbito, consigliere di re Cosimo, si accorse del problema e
convocò Motivare al palazzo reale. "Mio caro verbo," gli
disse con voce gentile ma ferma, "tu hai un dono unico e
speciale. Sei nato per chiarire, spiegare e illustrare i motivi delle
cose, non per causare direttamente gli eventi. Lascia che Causare,
Provocare, Determinare e simili svolgano i loro ruoli. Se insisti nel
seguire l'esempio di Motiver, rischi di perdere il tuo scopo e la tua
identità."
Motivare abbassò lo sguardo, turbato
dalle parole del conte. Si recò allora dal re, il supremo custode
della lingua, per chiedere consiglio. "Sire," disse,
"voglio fare del mio meglio per servire il regno, ma non so
quale sia il mio vero compito. Dovrei seguire Motiver o restare
fedele al mio ruolo?"
Re Cosimo, con la sua
proverbiale saggezza e pacatezza, rispose: "Motivare, mio caro
suddito e amico, tu sei il custode delle ragioni. Il tuo compito è
illustrare con chiarezza i 'perché' e rendere il mondo più
comprensibile. Non sei nato per causare o provocare eventi, ma per
spiegare con eleganza le loro motivazioni. Ciascun verbo ha il suo
ruolo, e la forza della nostra lingua sta proprio nella sua
precisione e armonia."
Motivare comprese il messaggio
del monarca. Tornò, quindi, al suo compito per cui era nato e si
impegnò ancora di più per aiutare i cittadini a chiarire e spiegare
le loro azioni e decisioni. Quando il giudice motivava la sentenza
con un'analisi dettagliata delle prove, o quando lo studente motivava
la richiesta di proroga illustrando i suoi problemi personali, i
cittadini di Linguaglia capivano l'importanza del suo ruolo. Quanto
agli equivoci causati dall'influenza di Motiver, Motivare decise di
lasciarli alle cure di Causare e Provocare, che si occuparono di dire
che "la pioggia causava il ritardo" e che "la crisi
economica provocava l'aumento delle tasse".
Il regno
tornò in perfetta armonia, e Motivare fu celebrato come uno dei
verbi più preziosi e distintivi della lingua italiana: aveva
ritrovato il suo ruolo, e con esso, la sua vera essenza.
(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)
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