di Salvatore Claudio Sgroi
1. L’evento
giornalistico
Il 5 ottobre su “la Repubblica” è apparsa (parzialmente
leggibile per i non-abbonati) un’intervista di Giovanni Audiffredi a Valeria
Della Valle dal titolo decisamente abnorme: “Valeria Della Valle, la più grande
linguista italiana”.
Certamente una brava storica della lingua, “in pensione
dal 1° novembre 2014”, “professoressa associata di Linguistica italiana alla
Sapienza Università di Roma fino alla data del pensionamento”, come si legge in
un profilo (auto?)biografico in rete.
2. “La femme avant tout”
L’articolista accenna al fatto che nel Dizionario
Treccani del 2022 co-diretto con G. Patota la Della Valle “ha messo in atto una
rivoluzione” in quanto ha lemmatizzato “aggettivi e sostantivi, prima al
femminile e poi al maschile, in successione alfabetica”.
L’ordine tradizionale è spiegato “solo col prevalere
storico della cultura maschile”.
2.1.
Qualche incoerenza
Premesso che non ho
comprato, come avevo accennato in un precedente intervento, il Dizionario in
questione, in una pagina cortesemente inviatami da un caro amico e collega ho
potuto rilevare i seguenti lemmi nell’ordine “femm. + masch.” : “fibrosa,
fibroso” “agg.”; “fica,
fico” (“settentrionale figa, figo”) “agg. e n. f. n.m.”; “-fica,
-fico” “Secondo elemento di parole in cui significa ‘che fa, che
rende’”; “fichetta, fichetto” “ agg. e n.f., n.m.”; “fida, fido” “agg.; n.f.,
n.m.”; “-fida, -fido” “Secondo elemento di aggettivi nei quali significa
‘diviso’”; “fidanzata, fidanzato” “agg.”, “n.f., n.m.”; “fidata,
fidato” “agg.”; “fideistica, fideistico” “agg.”; “fideiussoria,
fideiussorio” “agg.”
Ma una incoerenza è
il lemma “masch.+ femm.” per via dell’ordine alfabetico: “-ficatore, -ficatrice”, “Secondo
elemento di nomi derivati dai corrispondenti verbi in -ficare,
di cui indicano l’agente: deumidificatore,
pianificatrice”.
3. Equivoco della teoria sessista della lingua
Quello che giornalisticamente viene
presentata come “una rivoluzione” è invero il risultato di un equivoco teorico
secondo cui il genere grammaticale maschile indicherebbe nei nomi animati il
sesso maschile rispetto al genere femminile che farebbe riferimento al sesso
femminile.
In realtà, il genere grammaticale sia per i
nomi animati che per quelli non-animati ha la funzione, come abbiamo più volte
ribadito, di garantire l’accordo grammaticale e di creare così coesione e coerenza
ai fini della comprensione.
La coincidenza del genere grammaticale col
sesso è solo casuale e convenzionale, e non è peraltro priva di contraddizioni,
per es. il soprano sost. masch. denotante una donna; i figli sost. masch. riferito a maschi e femmine; il serpente s.m. indicante il
serpente-maschio e il serpente-femmina. E che dire degli
LGBTQI+ (= Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender, Queer, Intersessuali e affini)?
La
eventuale “rivoluzione” lessicografica andrebbe caso mai ricercata altrove.
3 commenti:
sottoscrivo. E dirò di più: mettere anche il femminile (e perché non il femminile plurale?) è una "rivoluzione" alla moda, ma soprattutto RISIBILE
Come si fa a parlare di "rivoluzione"? Si tratta solo di moda, di "politicamente corretto". E, per definizione, il politicamente corretto non può essere rivoluzionario!
Sottoscrivo. Purtroppo la "rivoluzione" lessicografica del Treccani monovolume consiste in qualcosa di molto peggiore: ossia nella sua riduzione a una sorta di vocabolario intermedio, adatto al massimo per gli studenti del biennio dei licei!
Il "nuovissimo" dizionario monovolume non solo non è minimamente comparabile a quello "antico in cinque volumi, ma è stato drasticamente e inspiegabilmente ridotto nel lemmario sia rispetto alle versioni precedenti in un solo volume, sia rispetto a dizionari monovolume di altri editori, come lo Zingarelli e il Devoto-Oli. L'impressione, datami dalla disposizione in due colonne (non più in tre) e dal numero delle pagine (poco più di 1000, contro le 2000 della versione precedente e le 2500 dello Zingarelli), è stata confermata da una ricerca un po' casuale che ho compiuto immediatamente, mirata sul lessico della filosofia: non ho cercato lemmi specialistici da dizionario di filosofia anziché da dizionario "generalista" della lingua italiana (come potrebbero essere abderitismo, eleuteronomia, emergentismo od ontoteologia). No, ho cercato alcuni vocaboli che sono presenti in TUTTI i manuali destinati ai licei, anche quelli meno esaustivi: aporia, apofantico, cognitivismo, intuizionismo, falsificazionismo, illocutivo, monema, olismo, pragmatismo (come corrente filosofica), proposizionale. Ebbene, TUTTI questi lemmi sono assenti (mentre Zanichelli, Garzanti e Devoto-Oli continuano a registrarli). Posso capire che, per esempio, di intuizionismo possa mancare il significato che ha in filosofia della matematica (in Brouwer e Weyl), ma come termine generico della filosofia della conoscenza dovrebbe essere registrato e definito: anche i manuali di letteratura italiana accennano invariabilmente all'«intuizionismo di Bergson», quando trattano del decadentismo. E ogni trattazione di filosofia antica parla delle aporie presenti nei dialoghi socratici di Platone.
Insomma, il Vocabolario sembra diventato un lessico per studenti di scuola media e per il biennio delle superiori. Mi viene a proposito in mente un esempio: il mio nipotino minorenne, curioso e avido di sapere, potrebbe andare a consultare il vocabolario perché vuole conoscere il significato di qualche termine un po' astruso che ha trovato per caso in qualche libro: se per esempio si imbatte nel termine "antimetabole" (una figura retorica simile al chiasmo) e aprendo il Treccani non lo trova, sicuramente la sua fiducia nell'autorevolezza del Vocabolario diminuirà e sul suo volto si disegnerà l'ombra della brutta sorpresa.
Una volta la Treccani pubblicava sostanzialmente tre opere lessicografiche: 1) Il Dizionario Enciclopedico Italiano (affiancato, per un certo periodo, dal Lessico Universale Italiano), che fondeva dizionario ed enciclopedia. 2) Il Vocabolario della lingua italiana (in cinque volumi, sostanzialmente la parte meramente lessicografica del precedente, diretto da Aldo Duro). 3) Il Conciso in un solo volume, poi divenuto il Treccani, diretto da Raffaele Simone, meno esaustivo di quello in cinque volumi, ma comunque di ampiezza notevole, equivalente grosso modo a quella di uno Zingarelli o di un Devoto-Oli.
Ora, non è che un'operazione del genere non sia lecita, ma, dato il prestigio della Treccani, avrebbero dovuto qualificarla come tale (ossia come la pubblicazione di un dizionario più "didattico"), affiancando a tale dizionario un lessico monovolume più corposo e ampio e ripubblicando in edizione aggiornata il vocabolario in cinque volumi.
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