mercoledì 24 agosto 2022

Sgroi - 135 - LORENZO RENZI, filologo, linguista, storico, critico letterario, ecc., autore delle "Lettere della Grande Guerra"

 


di Salvatore Claudio Sgroi

 

 

1. L'evento editoriale

Decisamente un unicum il volume di Lorenzo Renzi, Lettere della Grande Guerra, sottotitolo Messaggi, diari e memorie dall'Italia e dal mondo, con la collaborazione di Enrico Benella, Dan Octavian Cepraga, Silvia Rossi (Il Saggiatore nov. 2021, pp. 424), dedicato "alla memoria di Tullio De Mauro che ha insegnato a molti di noi la dimensione sociale del linguaggio", con apparato iconografico (in collab. con E. Benella) di foto di soldati al fronte italiani, tedeschi, romeni, francesi, austroungarici, canadesi, indiani, britannici, colti nel momento in cui leggono o scrivono lettere dei/per i loro cari. Di cui quella più struggente è la foto di un baffuto francese (poilu) che legge nascosto nel cavo di un albero.

 

2. Lettere della Grande Guerra di soldati del mondo a confronto

L'originalità del volume, che ha richiesto all'A. circa cinque anni (p. 32), è costituita dall'analisi comparativa delle lettere di soldati italiani (parte I, pp. 79-156) con lettere di soldati francesi (parte II, pp. 159-82), tedeschi (pp. 183-222), inglesi (pp. 223-50), austriaci e russi (pp. 251-72), romeni (pp. 273-88), romeni di Transilvania e del Regno (pp. 289-308), dei sepoy indiani (pp. 309-36), fondata sulla analisi critica di una ricchissima bibliografia internazionale. Dinanzi alla complessità della comparazione storica, filologica e linguistica, legata anche alla varietà di lingue in esame, Renzi non esita a confessare i suoi limiti: "possiamo anche tentare di dire qualcosa sulla lingua  di alcune lettere, anche se non possediamo in realtà le competenze da germanista che sarebbero necessarie " (p. 200), o quando dichiara di ignorare la scrittura gotica del tedesco.

 

2.1. Lettere dei soldati italiani

L'analisi delle lettere dei soldati italiani -- cinque miliardi le lettere scambiate nella I Guerra mondiale (p. 9) -- prende le mosse dagli studi del filologo e linguista austriaco Leo Spitzer (Lingua italiana del dialogo ([1914] 1922 tr. it. 2007) e dedicati specificatamente al tema (Perifrasi del concetto di fame (1918 tr. it. 2019), Lettere di prigionieri di guerra italiani 1915-1918 (1921 tr. it. 19761, 20162)), Piccolo Puxi (1927 tr. it. 2015), ecc., peraltro promossi fin dal 1976 dallo stesso Renzi per il medesimo editore. L'analisi è condotta sia sul piano ideologico dei protagonisti che su quello filologico e linguistico. Trattandosi di lettere di soldati, scarsamente alfabetizzati, a cui il trentenne Spitzer aveva avuto modo di accedere nel suo ruolo di censore della corrispondenza dei prigionieri, domina l'"italiano popolare", con sfondo variamente dialettale, a livello orto-fonografico, morfologico, morfosintattico, lessicale, testuale.

Renzi esamina peraltro le raccolte pre- e post-spitzeriane, ampliando l'analisi ai diari e alle memorie di soldati, con lettere anche fotocopiate, e in trascrizione sia "diplomatica" che "interpretativa" (integrata cioè soprattutto della punteggiatura) per facilitare la comprensione al lettore comune.

Delle 38 lettere in italiano esaminate da Renzi (pp. 38-, 67-155), riprendiamo parzialmente in trascrizione diplomatica "contrastiva" con integrazioni canoniche una lettera salentina del 1916 (p. 72), marcata a livello sintattico (possessivi prenominali), punteggiatura carente, minuscole pro maiuscole, lessicale (dialettalismi), morfologico, fono-ortografico, stile telegrafico:

 

Mia moglie [= Moglie mia]<,>

ti dico che sto bene<,> sono vivo

e vedo morire e morire e ogne [=ogni]

giorno. [S]pero <che> voi <stiate> bene tutti.

[S]ono contiento [= contento] ca [=che] [S]ibistiano [= Sebastiano] cresce

spierto [= bene, accorto] e voglio ca [= che] Dio mi possa <far>

vedere [C]arminuccia ca e [= che è] nata

e la penso e no la [= no lla, per assimilazione di "non la"] conosco.

[...]

 

Renzi ha cura di sottolineare le differenze tra le lettere dei soldati e quelle degli ufficiali, normativamente più canoniche. Si sofferma in particolare sulle vicende di Caporetto (pp. 109-36) con le polemiche infuocate sulla responsabilità della sconfitta, giudicata anche da un militare tedesco (pp. 131-36) e da E. Hemingway (Addio alle armi 1929 tr. t. 1947), e sul tema dei disertori, oppositori, pacifisti, sui casi di fraternizzazione (pp. 137-56).

 

2.2. Lettere dei soldati francesi

Le lettere dei soldati francesi -- 10 miliardi quelle scambiate nella I Guerra mondiale (p. 9) -- sono in "français populaire", cfr. per es. je suis  été [= j'ai été] vacciné (p. 168). Ma il tallone d'Achille resta l'ortografia e l'omofonia, ess. tu verra<s> que sa [= ça] ira bien (p. 168), ils sont [= ont] toujour<s> été bien reçut [= reçus] avec grand<e> perte (p. 165), Cet [= c'est] avec grand plaisir que je vien<s> de recevoir ta bonne lettre qui ma [= m'a] fait plaisir de te savoir en bonne santé (p. 168).

E questo anche se i soldati sono in genere più colti di quelli italiani in virtù della legge Ferry 1882 che aveva reso obbligatoria l'istruzione fino a 13 anni (p. 159). L'analfabetismo tra le reclute francesi nel periodo 1900-1915 era infatti circa il 5%, laddove in Italia oscillava tra il 40-20% (p. 342).

Le raccolte epistolari francesi precedono quelle italiane. Spitzer ricorda le Lettres de soldat di Charles Bonnier 1891 (p. 160) studiate da Prein 1921, seguite dalla imponente raccolta di J. Norton Cru 1929. Renzi ne commenta 7 (pp. 163-82), tra cui le lettere dei tre fratelli Demolière (pp. 163-70) disponibili in rete dal 2015.

 

2.3. Lettere dei soldati tedeschi

Il corpus delle lettere dei soldati tedeschi, alfabetizzati al 99% (p. 199), è tra i più imponenti, calcolato in 28,7 miliardi di pezzi (pp. 9, 183, 199). Particolarmente significative le raccolte di B. Ulrich 1971, nonché Le lettere di studenti caduti di P. Witkop del 1915 (pp. 185-98), scelte da un corpus di 20.000 testi (p. 192), di "giovani di origine cittadina e borghese" (p. 199), che sono tuttavia lungi dal rappresentare -- sottolinea Renzi -- il sentimento predominante del soldato tedesco in guerra, e sono prive di tracce dialettali, presenti invece in quelle italiane.

Delle 16 lettere in tedesco e in traduzione analizzate da Renzi (pp. 192-22), non prive di errori e di tratti popolari (p. 201), non può non colpire quella in cui si denuncia il comportamento verso un compagno ferito, morto per l'incuria del medico militare (pp. 220-22), che ha agito con "irresponsabile trascuratezza". L'autore della lettera chiede quindi al padre: "Metti bene da parte questa lettera" (p. 221) perché "Potremo servircene dopo la guerra, appena si potrà dire di nuovo la propria opinione liberamente e pubblicamente" (ibid.).

 

2.4. Lettere dei soldati inglesi

Il cap. è stato scritto con S. Rossi. Le prime lettere di guerra dei soldati inglesi risalgono alla guerra in Crimea (1853-1856) e sono state edite da O. Figes 2010 (p. 229). Si calcola ben oltre 2miliardi le lettere scambiate tra i soldati (p. 227-28) nel corso della I guerra mondiale. Rilevanti le raccolte di P. Fuessell del 1975 di ufficiali colti (p. 225), alta borghesia del paese (p. 226), e di E.J. Ledd del 1979. Renzi e Rossi ne commentano 5 (pp. 229-49), rilevando i non pochi tratti popolari, ess. (p. 230) whear 'where', we comance 'commence', abought 'about', we hall 'all'.

 

 

2.5. Lettere dei soldati austriaci e russi

Renzi analizza 7 testi di un "diario di guerra" (p. 252), "dal contenuto spesso drammatico, ma dall'andamento romanzesco" di G. Silberer del 1917, insomma un "romanzo autobiografico" (p. 251), con lettere 'inventate' dall'autore.

E poi delle Lettere dalla prigionia di Sil-Vara del 1917 (pp. 260-72) di austriaci e di russi tradotte in tedesco, in un tedesco normalizzato e "corretto" (p. 261) con commento di 6 testi

 

 

2.6. Lettere dei soldati romeni

Il corpus delle lettere dei soldati romeni documentano una straordinaria novità. Accanto alle lettere in prosa, normativamente corrette, Renzi ne esamina 6 (pp. 274-83), sono presenti infatti lettere in versi (p. 273) nello stile della tradizione orale (8 testi alle pp. 283-88 e 294-308). Del cap. sulle "Lettere in versi di soldati romeni di Transilvania e del Regno" (pp. 289-308) autore è Dan Octavian Cepraga.

Rilevante la lettera del 1916 di un padre che ricorda al figlio "il dovere di lottare quanto più puoi" (p. 277), fino al sacrificio ultimo: "Non curarti della vita, che non appartiene che al re e al tuo paese" (ibid.), "perché morire per la patria significa morire da eroe" (ibid.), "il mio cuore di padre ti benedirà (ibid.)".

 

2.7. Lettere dei sepoy indiani

Dei sepoy ovvero "in India, in epoca coloniale, indigeno arruolato nell'esercito inglese", è riportata la lettera (p. 328) di un soldato sikh, tradotta dall'urdu in inglese, ideologicamente del tutto opposta a quella su ricordata del padre rumeno:

 

"Mamma, che tu sia maledetta,

perché non mi hai fatto ragazza

per filare con te al focolare".

 

Da parte sua un altro soldato scrive in urdu (p. 323) al fratello anche lui soldato:

 

"Ho sentito che sei venuto in guerra. Sono molto arrabbiato con te.

Era già troppo che ci sono io, e è peccato che ci devi venire anche tu. [...]

Datti da fare in modo da risparmiare la tua vita, e non fare sciocchezze.

Fai esattamente come ho fatto io. Ho salvato la pelle e sono anche diventato

un eroe. [...] Fai tutto quello che puoi e non comportarti da idiota. [...]

 

Renzi chiude il cap. riportando brani delle Memorie del bengalese Sisir Sarbadhikari (pp. 331-33) del 1915-18 edite 40 anni dopo dall'autore nel 1957.

 

 

Sommario

1. L'evento editoriale

2. Lettere della Grande Guerra di soldati del mondo a confronto

2.1. Lettere dei soldati italiani

2.2. Lettere dei soldati francesi

2.3. Lettere dei soldati tedeschi

2.4. Lettere dei soldati inglesi

2.5. Lettere dei soldati austriaci e russi

2.6. Lettere dei soldati romeni

2.7. Lettere dei sepoy indiani




 

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