mercoledì 3 maggio 2017

Il prefisso e il suo corretto uso


 Migranti, maxi operazione

in stazione Centrale: decine

di persone identificate

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Riproponiamo un nostro vecchio intervento sull'uso corretto dei prefissi perché la stampa, come si può vedere nel titolo, continua, "imperterrita", a scriverli o staccati dalla parola che segue (il prefisso) o seguiti da un trattino. I prefissi, tutti i prefissi, si scrivono uniti alla parola che segue.
Cortese Direttore del portale, la prego di voler pubblicare questa lettera aperta indirizzata agli amanti del bel parlare e del bello scrivere. Sono il Prefisso. Le mie origini sono nobili, discendo, infatti, dal latino "praefixus" (messo prima), composto con "prae" che significa 'innanzi' e "fixus", participio passato di "figere" (fissare, attaccare). Letteralmente significo, per tanto, "attaccato prima". In grammatica rappresento ciascuna di quelle "paroline", solitamente avverbi o preposizioni, che si mettono prima della radice di un'altra parola per modificarne il significato fondamentale; sono, insomma, un elemento che si premette a determinati vocaboli per formarne altri della stessa famiglia. Perché questa lettera? Perché non sempre sono adoperato a dovere. Molto spesso, per non dire sempre, mi "vedo" unito alla parola che segue con un trattino: filo-monarchico. Se debbo essere attaccato alla parola, il trattino che senso ha? Quest'ultimo (il trattino) va bene per le parole composte (o accoppiate): la guerra arabo-israeliana. Per non parlare, poi, di "filo", termine greco che significa "amico", "amante" e simili. La stampa, tutta, si 'diverte' a scrivere "filo-palestinese", "filo-arabo", "filo-israeliano"e via dicendo. In questi casi "filo" è un prefisso e in quanto tale si unisce alla parola senza quel ridicolo (e grammaticalmente scorretto) trattino: filopalestinese. Nessuno, insomma, scrive (finora, per lo meno) "filo-sofia","filo-logo", "filo-antropo". Perché, dunque, le altre parole con "filo" debbono essere storpiate? Mi risulta che alcuni giornalisti (ma non solo) giustificano l'uso del trattino per non creare, se la parola che segue comincia con vocale, una forma cacofonica. Ma mi facciano il piacere! Motivazione pretestuosa in quanto in lingua esiste la cosí detta crasi (dal greco "kràsis", mescolanza), vale a dire la fusione ("mescolanza") di due parole in una in modo che l'ultima vocale della prima parola si unisca ("mescoli") alla prima dell'altra come, per esempio, in "capufficio" in luogo di capoufficio, "fuoruscita" invece di fuoriuscita.  Si può dire benissimo, quindi, "filarabo" invece di filoarabo, "filisraeliano" in luogo di filoisraeliano, "filamericano" anziché filoamericano. Il prefisso, insomma, è una parola semanticamente non autonoma e si unisce a un'altra parola per rafforzarne o variarne il significato, non necessita, per tanto, di quell'orribile trattino. Vi ringrazio di cuore dell' attenzione di cui mi avete onorato, ringrazio altresí il Direttore per la sua cortese ospitalità. Un saluto dal vostro amico Prefisso.
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Un interessante intervento di Vittorio Coletti (Crusca) sull'articolo da usare con l'espressione "poco di buono".

3 commenti:

Monmartre ha detto...

Buon giorno,
non avevo mai pensato di poter far cadere la vocale (come in "filantropo") per parole "estemporanee" come filamericano: molto interessante.
Allora le pongo una domanda che m'arrovella da qualche tempo. A me dà un po' fastidio pronunciare, e ancor più scrivere, microonde; posso, da oggi, cominciare a dire e scrivere forno a micronde senza sentirmi in colpa?

Grazie mille

Fausto Raso ha detto...

Gentile Monmartre,
io dico "micronde" da una vita. Anche se il termine non è cristallizzato nell'uso non vedo perché non si possa dire. Come è corretto "microrganismo" (composto con 'micro' e 'organismo') si deve ritenere altrettanto corretto micronde, che ha la medesima composizione di microrganismo.
Cordialmente
FR

Antonio Nick ha detto...

Gentile Dr. Fausto Raso,
mi sono posto anch'io il dubbio su microonde o micronde, non trovando una spiegazione al mantenimento della doppia "o".

Non ho trovato in rete pareri attendibili al di fuori del Suo commento al presente articolo e di un riferimento nella rivista "Italiano digitale" dell'Accademia della Crusca, numero XI, 2019/4, che può trovare al seguente link.
https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&url=https://id.accademiadellacrusca.org/File/Download%3Fcode%3D836cb740-f69d-4e62-ba47-248d61c9e8b5&ved=2ahUKEwiZntOQ6-H6AhVECewKHXKlDSUQFnoECAgQAQ&usg=AOvVaw1oaeaW1OIJz4m81-jCbdDx
La invito a darci un'occhiata e poi, a piacer Suo, esprimere un parere. In un certo punto della rivista sopra riferita si cita, ripreso da altra fonte (non autorevole), il termine "micronde", non affrontando espressamente il dilemma se esso sia corretto o no, bensì commentando con un semplice "sic" tra parentesi quadre, che sembra voler implicitamente sottolineare l'anomalia del termine "micronde". Ne deduco che, nella pubblicazione suddetta (che fa capo, appunto, all'autorevole Accademia della Crusca), tale termine sia considerato scorretto.