Ancora sul complemento predicativo del soggetto e sul complemento di modo o maniera. Leggiamo dalla rubrica di lingua del quotidiano la Repubblica in rete:
1. Ines Desideri scrive:
Gentile Professor Arcangeli,
innanzitutto desidero ringraziarLa per la ricca disamina offerta in risposta ai miei quesiti del 9 marzo.
Concordo pienamente con Lei (e non può essere altrimenti) sul fatto che gli ausiliari “essere” e “avere” possono acquisire, in alcuni casi, un valore autonomo e che i verbi “restare” e “andare” possono assumere la funzione predicativa in determinati contesti comunicativi, come avviene anche con altri verbi copulativi.
Non credo che mi si possa attribuire una visione manichea della lingua per averLe chiesto alcune delucidazioni in merito alla funzione di “zitte zitte” e sono certa che Lei – proprio perché contrario a ogni forma di manicheismo – accetterà di buon grado il mio punto di vista. Accettarlo non significa necessariamente condividerlo: questa condizione mi sembra non soltanto ovvia ma necessaria in ogni scambio di opinioni che sia realmente basato sul rispetto reciproco.
Premesso che bisogna analizzare di volta in volta la specificità dei contesti comunicativi (come da Lei giustamente sottolineato), sono dell’avviso che nel contesto specifico “Le donne se ne andarono zitte zitte” gli aggettivi “zitte zitte” costituiscano un complemento di modo. L’esempio, infatti, è ben diverso dal “Tu vai, io resto” da Lei citato, nel quale si deduce una situazione comunicativa in cui è sottinteso, perché noto sia al mittente sia al destinatario del messaggio (chiaramente informale), il luogo e/o il tempo in cui le azioni di “andare” e di “restare” si svolgono.
Se dicessi “Le donne se ne andarono” e se Manzoni avesse scritto “Presero per i campi pensando ognuno a’ casi suoi” le due frasi conserverebbero la loro compiutezza, data la presenza di verbi che assumono la funzione predicativa, che non necessita dunque di un complemento predicativo, come avviene invece per i copulativi.
Ciò che Lei esclude, se ho ben capito, è che un aggettivo possa svolgere anche la funzione modale. Invece a mio avviso, e proprio perché ogni situazione va analizzata di volta in volta secondo la specificità del contesto, l’ aggettivo “zitte” può essere un complemento di modo, perché in questo caso arricchisce la frase, ma non è indispensabile allo scopo della sua compiutezza, come avverrebbe invece in “Restarono zitte zitte”.
La ringrazio per la pazienza e la disponibilità.
Cordialmente
Ines Desideri
2. linguista scrive:
Gentile Ines,
grazie per il supplemento di riflessione. Il problema non è l’aggettivo in sé e per sé, ovviamente, ma la percezione dei fatti grammaticali nel contesto d’uso; per questo aspetto la sua percezione del “discreto” e del “continuo” è diversa dalla mia (e va bene così). Naturalmente non attribuivo certo a lei la responsabilità di una visione “manichea” della lingua.
Massimo Arcangeli
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A nostro modesto avviso il linguista continua a mantenere la sua posizione menando il can per l’aia. Non ha risposto, infatti, alla gentile lettrice, che domandava se “zitte zitte” sia da considerare un complemento di modo o maniera. Ma tant’è. Probabilmente abbiamo una visione “manichea” della lingua o le fonti che consultiamo “curiosamente” ci confondono le idee.
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Dalla stessa rubrica:
1. Tiziana scrive:
Gent.mo Dr. Bianco,
credo di essere stata indotta all’errore da quanto letto nella Grande grammatica italiana di consultazione ( Il mulino) . Mi aiuta a capire ?
Cito testualmente : Con valore di avverbio di azione possiamo avere l’aggettivo semplice in posizione postverbale, accordato col soggetto in genere e numero. Es. Giovanna ribattè pronta (prontamente).Io lo avevo “tradotto” come possibilità di considerare “pronta” non come predicativo del soggetto ma complemento avverbiale di modo (come per prontamente).
grazie mille
2. linguista scrive:
Siamo certamente di fronte a un tipico caso di aggettivo con valore avverbiale: l’aggettivo continua infatti a essere grammaticalmente tale (può essere accordato col soggetto: “ribatté pronto”, “ribatté pronta”, “ribatterono pronti”, “ribatterono pronte”), ma riveste le mansioni di un avverbio di modo (”prontamente”). C’è però valore avverbiale e valore avverbiale. Se dico “Marco parla chiaro” dico anche “Lucia parla chiaro” e “Marco e Lucia parlano chiaro”. Qui l’aggettivo è dunque indeclinabile; la funzione avverbiale ha “cannibalizzato” l’appartenenza originaria della forma alla categoria degli aggettivi. Soltanto in questo caso la trasformazione dell’aggettivo in avverbio appare perfetta; nell’altro caso no. “Ribattere pronto”, peraltro, rientra in quegli esempi nei quali il legame tra il verbo e la forma a cui appare saldato è molto solido: tanto solido da consentire di parlare di verbo usato copulativamente e perciò, a maggior ragione, di predicativo del soggetto.
Massimo Arcangeli
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Anche questa risposta, un po' 'ermetica', ci lascia molto molto perplessi perché – sempre a nostro modesto avviso – non ci può essere “valore avverbiale e valore avverbiale”. Il “valore avverbiale” è uno solo.
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Indirizzo rubrica di lingua del quotidiano la Repubblica: http://linguista.blogautore.repubblica.it/
12 commenti:
Mi sembra chiaro, Dottor Raso, che dalla risposta del linguista, anche se fumosa, possiamo dedurre che "zitte zitte" è per lui un complemento predicativo, a dispetto della evidente presenza di un verbo predicativo.
Non è chiaro, almeno a me,il suo riferimento a "discreto" e "continuo": quale legame hanno queste due parole con l'argomento preso in analisi?
Cordialmente
Gentilissima Giovanna,
la risposta del linguista - come ho scritto - è "ermetica" tanto che non sono in grado - a mia volta - di rispondere a lei. Si faccia avanti qualche blogghista esperto di linguaggi esoterici.
Cordialmente
Cortese Giovanna,
mi sono confuso:"discreto" e "continuo" si riferiva all'intervento della lettrice Desideri, non a quello di Tiziana. Mi scuso, ma la risposta è la medesima: mi appello a un esperto di linguaggi occulti.
Cordialità
Egregio dott. Raso,
invito il linguista di "Repubblica" ad abbandonare il linguaggio esoterico per abbracciare quello essoterico.
Esprimo la mia opinione sulle forme "pronto/pronta/pronti/ pronte" (risposta a Tiziana).
Sono corrette, ma preferisco l'avverbio "prontamente", visto che esiste: "ribatté/ribatterono prontamente" è stilisticamente migliore di "ribatté pronto/pronta - ribatterono pronti/pronte".
Anche a "chiaro" (ovviamente indeclinabile) preferisco "chiaramente", visto che esiste.
Gradirei conoscere il Suo parere, gentile Dottor Raso.
Cordialmente
Cordialmente
Gentile Giovanna,
concordo con lei. Io userei l'aggettivo in funzione avverbiale solo quando l'aggettivo non ha il corrispondente avverbio, come nel caso di "zitte zitte".
Cordialmente
Un'osservazione sulla risposta data dal linguista a Tiziana.
"Chiaro" è sia un aggettivo sia un avverbio e la doppia funzione di questo vocabolo è confermata da tutti i vocabolari.
Se affermo "La spiegazione non è stata chiara" abbiamo un aggettivo, ovviamente declinabile a seconda del genere e del numero del nome a cui si riferisce.
Se invece affermo "Parliamoci chiaro" abbiamo un avverbio, non declinabile ("chiaramente/apertamente/senza reticenze").
Negli esempi del linguista non è vero che "la funzione avverbiale ha cannibalizzato l'appartenenza originaria della forma alla categoria degli aggettivi": "chiaro", come molti altri vocaboli, è sia aggettivo sia avverbio.
Cordialmente
Sono totalmente d'accordo con lei, gentile Giovanna.
Cordialmente
Tornando, dunque, alla frase del linguista "C'è però valore avverbiale e valore avverbiale", direi che mi sembra inesatta.
"Chiaro" è sia aggettivo qualificativo sia avverbio di modo; "pronto" è un aggettivo qualificativo ("Sei pronto per uscire?), ma può assumere la funzione di avverbio ("Ribatté pronto alla provocazione").
Tuttavia l'uso di "pronto" avverbiale non soltanto sarebbe da evitare, secondo me, per una questione stilistica, ma anche perché questa soluzione ibrida di avverbio declinabile può generare diverse interpretazioni nell'analisi logica di una frase.
Cordialmente
Concludo, gentile Dotto Raso, con una considerazione personale:
il complemento di modo può essere costituito anche da un aggettivo. In casi specifici come quelli che abbiamo analizzato, non è - secondo me - la classificazione grammaticale a definire quale sia il complemento, ma la logica insita nella frase stessa.
La ringrazio nuovamente per la paziente disponibilità e La saluto con viva cordialità.
Mi trova sempre d'accordo, cortese Giovanna.
Con viva cordialità
"Dotto" Raso (nel mio ultimo commento): una svista oppure un lapsus freudiano?
Cordiali saluti
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