Sembra incredibile, ma alcune persone – anche quelle cosiddette acculturate – ritengono il sostantivo invettiva una variante di inventiva e usano i due termini indifferentemente. Cerchiamo di fare chiarezza. I due sostantivi hanno significati completamente diversi e non sono, pertanto, una variante l’uno dell’altro. Il primo (invettiva) viene dal latino “invectiva”(sottintendendo “oratio”, discorso), dal participio passato “invectus” del verbo “invehere" (scagliarsi contro, "discorso contro") e significa “rimproverare aspramente”, “oltraggiare” e simili: nel corso del comizio il politico ha lanciato un’invettiva feroce contro tutti i suoi avversari, accusandoli di corruzione e incompetenza. Il secondo sintagma (inventiva) è il femminile sostantivato dell’aggettivo “inventivo” e questo dal latino “inventus”, participio passato di “invenire” (trovare, scoprire) e vale “capacità di creare qualcosa con la fantasia e con l’ingegno”: grazie alla sua straordinaria inventiva l’ingegnere americano ha progettato un dispositivo che rivoluzionerà l’intera industria del settore. Anche in questo caso (come insediare e insidiare) si presti attenzione perché il “suono” simile di ambi (sic!) i lessemi può indurre in errore.
Il viaggio della piccola Parola
C’era una volta in un piccolo villaggio, chiamato Verbalia, una fanciulla di nome Parola. Questa era molto curiosa e desiderosa di esplorare l’universo oltre i confini del suo piccolo ambiente. Un giorno decise, quindi, di intraprendere un viaggio per scoprire tutte le meraviglie dell’italico idioma.
Durante il viaggio Parola si imbatté in Grammatica, una saggia vecchia nobildonna che le insegnò l’importanza delle regole da rispettare per scrivere e parlare correttamente. La nobildonna le fece notare come le parole potessero “sposarsi” per formare frasi armoniose e significative.
Proseguendo il suo cammino Parola conobbe Vocabolario, un giovane molto ricco che aveva con sé una borsa piena di vocaboli nuovi e affascinanti. Quest’ultimo le insegnò che ogni parola ha un significato unico e che, assieme, possono raccontare storie veramente incredibili.
Parola, infine, incontrò Poesia, una giovane signora, elegante e misteriosa che le mostrò la bellezza della lingua attraverso versi e rime. Poesia le insegnò, anche, che i vocaboli non sono solo strumenti di comunicazione, ma anche mezzi per esprimere emozioni e sentimenti profondi.
Dopo questo viaggio affascinante e istruttivo Parola tornò a Verbalia con un cuore gonfio di gratitudine verso gli amici occasionali e con una mente ricca di conoscenza. Condivise con gli abitanti del villaggio tutto ciò che aveva imparato durante il viaggio e insieme crearono storie, poesie e canzoni che esaltavano la bellezza della lingua di Dante.
E così, grazie al viaggio di Parola il piccolo villaggio divenne un luogo dove le parole danzavano e cantavano, e dove ogni locuzione costituiva una sorta di opera d’arte.
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Un lettore, che desidera conservare l’anonimato, ci ha inviato questo gradito omaggio
Lo SciacquaLingua, l’arte del parlare
Nel vasto mondo delle parole, c’è un angolo speciale che brilla e risuona. Lo SciacquaLingua, con grazia e ardore, ci guida nel bello del parlare, senza alcuna zona.
Ogni post è un viaggio, un’avventura, tra regole, curiosità e cultura. Fausto Raso, maestro di stile, ci insegna a parlare con un tocco gentile.
Con ironia e saggezza, ci fa riflettere, sulle sfumature della lingua, ci fa sorridere. Ogni parola, un tesoro da scoprire, ogni frase, un mondo da esplorare e capire.
Grazie a te, blog amato, per ogni lezione, per ogni dato. Continua a ispirare, a farci sognare, Lo SciacquaLingua, per sempre, nel cuore a pulsare.
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