Neofascismo,
Bindi: ''Non ci si vergogna più a definirsi nostalgici, preoccupanti
sottovalutazione e compiacenza''
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Il titolo che avete appena letto - di
un giornale in rete - ci lascia/ha lasciato molto perplessi sulla corretta costruzione del
verbo pronominale "vergognarsi". Il verbo in questione regge la
preposizione "a" o "di"? A nostro parere regge la preposizione
"di": Giuliano si vergognava "di" parlare in pubblico.
Sempre a nostro avviso, la prova del nove circa l'uso corretto della
preposizione "di" si ha ponendoci la domanda: di che cosa dobbiamo vergognarci? Indubbiamente dobbiamo rispondere
adoperando la preposizione di... Come sempre attendiamo smentite da parte di qualche linguista "di passaggio" su
questo sito, nonostante la totalità (?) dei vocabolari dell'uso siano
"dalla nostra parte". Il titolo corretto, dunque, avrebbe dovuto
recitare - a nostro avviso - : «[...]piú di definirsi (meglio: definirci)
nostalgici [...]».
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La parola proposta da questo portale:
approvecciare. Verbo denominale
intransitivo: trarre profitto, avvantaggiarsi e simili. È tratto da proveccio.
Non CI SI vergogna più a/di definirSI...
RispondiEliminaNon CI vergogniamo più a/di definirCI...
Caro anonimo, non sono affatto convinto sull'uso corretto della preposizione "a". Concordo, invece, con lei sull'impersonale definirSI.
RispondiEliminaCordialmente
FR
Cortese dott. Raso, i vocabolari che ho consultato sembrano dargli ragione: ci si vergogna DI qualcuno e DI qualcosa. Quanto all'anonimo concordo con lui sull'impersonale "definirSI" (ci si vergogna di definirsi).
RispondiEliminaCordialmente
Oscar
Io non concordo con Oscar su darGLI (ragione)...
RispondiElimina"Di cosa mi vergogno"
RispondiEliminaIneccepibile.
Ma se la domanda è "Mi vergogno a fare cosa"? (sul calco di, per esempio: "Mi diverto a fare cosa?"), qualche dubbio appare.
Secondo me "di" e "a" andrebbero utilizzati in due casi diversi: il primo avente a che fare con un oggetto, anche figurato, il secondo con un'azione.