LE GRAMMATICHE
sostengono - a spada tratta - che “dunque” essendo una congiunzione deve
‘congiungere’, appunto, due proposizioni ed è adoperata correttamente solo se
serve per concludere (un discorso) o per trarre una conseguenza: glie l’ho
promesso, ‘dunque’ non posso esimermi. Corbellerie, corbellerie. Dunque pur
essendo una congiunzione si può adoperare benissimo - ed è un uso correttissimo
- all’inizio di una frase o di un periodo quando si vuole riprendere un
discorso interrotto, anche se è trascorso molto tempo dall’... “interruzione”
SEMPRE in tema di corbellerie
linguistiche, vorremmo che le grammatiche finissero di riportarne una dura a
morire. Ci riferiamo al famoso “sé” pronome che perde l’accento quando è
seguito da stesso e medesimo. È una corbelleria, appunto. Il pronome sé si
accenta sempre. Non lo diciamo noi, umili linguai. Lo hanno stabilito fior di
linguisti, tra i quali Amerindo Camilli, certamente molto più autorevole di
alcuni “illustri sconosciuti”, autori di grammatiche varie.
UN'ALTRA corbelleria, questa
sostenuta da tutti (?) i vocabolari dell'uso, riguarda l'invariabilità del
sostantivo "prestanome". Per quale oscuro motivo non si può
pluralizzare? Giovanni è il prestanome di Marco; Lucio e Claudio erano i prestanomi dei due arrestati.
Prestanome, insomma, non è un nome composto con una voce verbale (presta) e un
sostantivo maschile singolare? E i nomi cosí formati non si pluralizzano
regolarmente? Restano invariati solo se si riferiscono a un femminile:
Maddalena e Susanna erano le prestanome.
***
La parola proposta da questo
portale: insonte. Aggettivo non
attestato nei vocabolari perché desueto ma dal "sapore" aulico.
Significa innocuo, che non fa del male, innocente e simili.
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