sabato 6 maggio 2017

Staffa, staffetta e vanga


Si capisce subito, intanto, che la staffetta è il diminutivo di staffa, quell’aggeggio nel quale il cavaliere infila i piedi per restare ben saldo in sella. Il vocabolo lo abbiamo preso pari pari dal longobardo “staffa” (sostegno, predellino). Un tempo - come tutti sappiamo - unico mezzo di locomozione e di “comunicazione” era il cavallo: non c’erano treni, aerei, automobili, telegrafo e telefono; non c’era nulla, insomma, che permettesse di superare molto rapidamente le distanze. Il cavallo era tutto: mezzo di trasporto e di “comunicazione”. Si capisce benissimo, quindi, come l’uomo vivesse gran parte della sua vita a... cavallo, posato su due staffe; soprattutto gli uomini che avevano il compito di portaordini, di corriere, diremmo di “postino”: essi montavano in sella all’alba e ne scendevano a notte fonda. Questi uomini vennero chiamati, dalla fantasia popolare, “staffette”, uomini, cioè, con i piedi infilati nelle staffe. Con il trascorrere del tempo questo termine è stato “trasportato” nel gergo sportivo per indicare quella gara di corsa che si disputa negli stadi tra due o piú squadre di corridori veloci. Perché staffetta? Riprendiamo, per un attimo, il discorso iniziale, quello sulla “nascita” della staffetta. Quando le distanze da superare erano grandi, va da sé che una sola staffetta non bastava; esse, per tanto, erano molte, disseminate a intervalli regolari lungo tutto il tragitto, e si davano il cambio. Cosí come avveniva per le “carrozze postali” che si davano il cambio, appunto, alla “posta”, cioè alla fermata, alla stazioncina-locanda: il “postino” arrivava alla “fermata”, saltava a terra, consegnava il messaggio al suo collega “fresco” il quale partiva di gran carriera, e cosí fino alla destinazione da raggiungere. A questo punto è intuitivo capire come si sia arrivati a denominare “corsa a staffetta” quella gara che si disputa negli stadi. Per i blogghisti non sportivi diciamo che la “corsa a staffetta” è una gara podistica in cui piú corridori, appartenenti a una stessa squadra, corrono l’uno dopo l’altro, percorrendo ciascuno un determinato tratto dell’intero percorso e trasmettendo, ciascuno di essi, un bastoncino al concorrente successivo; l’ultimo corridore deve, poi, consegnarlo all’arrivo. Vince la squadra in cui l’ultimo componente avrà consegnato il bastoncino prima degli ultimi corridori delle altre squadre. Ci sembra doveroso aggiungere - per completezza d’informazione - che dalla staffa sono nati lo “staffiere”, cioè il servo che reggeva la staffa al signore che montava a cavallo e, per estensione, “servitore di casa signorile”; lo “staffile”, che è la striscia di cuoio che unisce la staffa alla sella e, estensivamente, una qualsiasi sferza formata di una striscia di cuoio fissata a un manico e lo “staffale”, specie di staffa, appunto, vale a dire un ferro sporgente sul manico della vanga e sul quale il contadino preme il piede per affondare l’arnese nel terreno; termine piú conosciuto, forse, come “vangile”, tratto da vanga, appunto.
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Coprire
È cominciato il giro d'Italia siamo sicuri, quindi, che leggeremo sulla stampa e sentiremo nei notiziari radiotelevisivi che «il corridore Y ha coperto i chilometri che lo separavano dal traguardo in poco piú di 20 minuti». E che c'è di strano? - si domanderà qualcuno. L'uso improprio, ma sarebbe meglio dire errato, del verbo coprire. Il suddetto verbo significa "nascondere", "occultare" e simili: ha coperto la bicicletta con un telo perché pioveva. Usato nella forma riflessiva sta per "vestirsi" (per ripararsi dal freddo): oggi la temperatura si è abbassata di molti gradi, occorre coprirsi bene. Come si fa, dunque, a "coprire i chilometri"? Si nascondono? Si occultano? Il verbo che fa alla bisogna è percorrere: Y ha percorso i chilometri in 20 minuti. Ma non è finita. Sono errate anche le locuzioni, di uso corrente, "coprire un incarico"; "coprire le spese". Chi ama il bel parlare e il bello scrivere dirà: esercitare, occupare un incarico; rifarsi delle spese. I vocabolari però...  Ma tant'è.


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Da un quotidiano in rete:
Colosseo, manichini impiccati dei giocatori
della Roma Salah, Nainggolan e De Rossi

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Siamo un po' tardi: ci piacerebbe sapere se i manichini impiccati appartenevano ai giocatori della Roma (Salah, Nainggolan e De Rossi) o se sono/siano stati impiccati manichini (raffiguranti) dei giocatori della Roma. Il titolo, ci sembra, è anfibologico.


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