martedì 18 luglio 2023

Sgroi - 155 - Il Devoto-Oli 2023

                                





di Salvatore Claudio Sgroi

1. Una novità lessicografica

Dopo lo Zingarelli 2024, proponiamo l'analisi del DO = Nuovo Devoto-Oli = Il Vocabolario dell'italiano contemporaneo di G. Devoto - G.C. Oli - L. Serianni - M. Trifone, Le Monnier / Mondadori Education Spa Milano (2017- [maggio] 2023, pp. 2559 (I ed. 1967)), opera collettiva di AA.VV. (indicati a p. 2), con "Prefazione" (pp. 3-5) di Luca Serianni e Maurizio Trifone.

 

2. Il lemmario

Il DO segnala un lemmario di 110.000 voci (quarta di copertina), su tre colonne, nel testo digitale "più ampio e dettagliato della versione cartacea" (sovraccoperta), ovvero "un numero di voci leggermente inferiore alla versione digitale" ("Avvertenze" p. 6) "con oltre 110.000 lemmi" (ibid.); "un numero maggiore di voci e significati rispetto alla versione in volume" (p. 11). Il DO lemmatizza  prefissi, suffissi e primi e secondi elementi: "Sono stati registrati come lemmi a sé i prefissi e i suffissi che concorrono alla formazione di vocaboli derivati" ("Avvertenze" p. 6), per es. "prefissi come anti-, post- o suffissi come -ese, -oide" (ibid.). "Analogamente si è abbondato nella registrazione di quegli elementi compositivi -- in posizione di primo elemento o di secondo elemento -- con cui si sono creati e si creano [...] numerose parole composte" (ibid.) per es. "con filo- primo elemento  e con -filo secondo elemento" o con bio-, eco-, euro-, narco" (ibid.). Il che consente di capire anche voci complesse non registrate nel dizionario.

Naturalmente, come più volte ribadito, nessun dizionario per ampio che sia può dar conto della competenza lessicale di milioni di parlanti, colti o incolti che siano, neanche in un momento della storia di una lingua. Le lacune sono quindi fisiologiche per ragioni teoriche e contingenti e non possono pregiudicare la qualità di un dizionario. Così per es. il lessema arabofono agg./s.m. 'che/chi parla l'arabo' manca nel DO, nello Zingarelli 2023 e nel De Mauro 2020. L'angl. escort s.f. 'prostituta d'alto bordo' è nel DO datato 1960 con una istruttiva scheda "Per dirlo in italiano", appare pure nello Zing. stessa datazione ma senza il possibile traducente italiano e latita nel De Mauro. Con riferimento ai neologismi dell'ultimo quinquennio, il sost. coronavirus, assente naturalmente nel DeM (2000), appare nel DO datato 2003, ma con etimo sincronico "Comp. di corona e virus", analogamente nello Zingarelli 2023 (pre)datato 1971, "da corona, per la forma del rivestimento del virus [...]", mentre si tratta dell'anglicismo coronavirus 1968. Il lessema SARS è invece registrato nel DO come sigla (p. 2554): "ingl. Sever Acute Respiratory Syndrome", ma (più pertinentemente) come lemma s.f. nello Zingarelli 2023: "dalla sigla ingl. S(evere) A(cute) R(espiratory S(sindrome) datato 2001. Invece il più noto Còvid manca stranamente nel DO e appare non datato nello Zing. in quanto "accorc.", come sublemma di Còvid-19, peraltro con una ricca esemplificazione. Infine, la neosemia di tampone, tamponare, tamponamento con riferimento al rilevamento del covid, latita sia nel DO che nello Zingarelli.

 

2.1. Il "lessico fondamentale"

Il DO evidenzia in rosso e sottolineati i "vocaboli del lessico di base" (guida grafica del dizionario e "Avvertenze" p. 7), in totale "circa diecimila parole" (ibid.), "conosciute e comprese dalla maggioranza dei parlanti italiani" (ibid.), che "costituiscono il nucleo essenziale della nostra lingua" (ibid.). Sono state individuate in base a un duplice critero: a) "dal confronto tra numerosi repertori (lessici di frequenza, vocabolari di base)" ma non indicati (ibid.), b) tenendo conto della "esperienza linguistica del lessicografo" (ibid.).

 

2.2. Le locuzioni

Il DO (nella guida grafica del dizionario) indica il simbolo (/) delle "locuzioni", in grassetto,  es. sub educatore: / educatore d'infanzia"; nelle "Avvertenze" ci si sofferma su "Locuzioni e modi dire" (p. 8) ovvero "frasi idiomatiche", ess. isola: isola ecologica; sub toro, il modo di dire prendere il toro per le corna. Nella quarta di copertina si dichiara la presenza di "45.000 locuzioni e modi di dire".

 

2.3. Le "reggenze verbali"

Se un dizionario analizza il lessico di una lingua soprattutto per quanto riguarda la grafia, la pronuncia, la morfologia e la semantica lessicale, oltre l'origine diacronica e sincronica, è anche vero che fornisce vari dati sulla morfo-sintassi, per quanto riguarda soprattutto le reggenze verbali, aggettivali e nominali.

Il DO fin dalla guida grafica evidenzia con riferimento al lessema escludere le "preposizioni o congiunzioni rette dal lemma": 1. "anche + da", es. escludere il pubblico dall'aula, 2. "anche + da", es. lo hanno escludo dal partito; fu escluso dall'eredità; escludere qualcuno dalla lista degli invitati. Nella "Prefazione" i due curatori sottolineano "la segnalazione delle reggenze verbali [...] degli oltre 10.000 verbi nella lingua italiana (non si deve esagerare nel mangiare, ma neanche con il vino; un panino si può farcire di prosciutto o con il prosciutto)" (p. 3); il tutto ribadito più avanti nella stessa pagina: "la segnalazione delle reggenze non solo per i verbi, ma anche per gli aggettivi (abile nel senso di 'bravo' [...]: un abile avvocato; [...] è abile a parlare in pubblico; [...] è abile nei lavori manuali, nel risolvere i problemi" (ibid.). E poi nelle "Avvertenze" (p. 8) con più ess.: "Di tutti i verbi e di molti aggettivi e sostantivi è stata data indicazione della reggenza sintattica", per es, afferire (+a): una materia che afferisce al dipartimento di italianistica; -- carente 1. (+di): un'alimentazione carente di proteine, 2. (+ in): l'alunno è un po' carente in matematica; -- facilità 3 (anche + a e inf.; + in, di): facilità ad apprendere; facilità nello sport; facilità di parola.

 

3. Le marche dei lemmi

Il DO accompagna quasi ogni lemma con delle "marche" in grassetto di tre tipi: (i) "marche settoriali" relative alla variazione diafasica dei linguaggi settoriali, per es. med., dir., econ. (l'elenco delle "abbreviazioni" non meno di 166 è alle pp. 12-13); ii) "marche d'uso", con elenco delle 42 abbreviazioni a p. 13, relative (ii.a) ai "registri" non meno di 15 abbrev., p.e. colloquiale, formale, elevato, non comune, spreg., volg., e ancora con "una freccia in alto si segnala il registro elevato della voce" (p. 4),  ma anche (ii.b) alla variazione geografica o diatopica, non meno di 26 abbreviazioni, ess. regionalismo settentrionale, centrale, meridionale, toscano, lombardo ecc.; (ii.c) alla variazione sociale o diastratica (pop., infant.), (ii.d) alla variazione diamesica (letterario), (ii.e) alla variazione diacronica (disusato) e (iii) 6 "marche semantiche" con abbreviazioni a p. 13, p.e. sul valore figurato, iperbolico, impropr., com. Il DO indica anche un elenco di "Altre abbreviazioni" morfologiche, ecc. (p. 14).

 

4. Etimi e datazioni

Il DO indica in maniera sistematica gli etimi diacronici ("Avvertenze" p. 10) relativi cioè alle voci ereditarie derivanti dal "Lat.", es. pieve "Lat. plebem" sec. XIV, e ai "prestit[i] dott[i]" "Dal lat.", es. plebe "Dal lat. plebs, plebis", prima metà sec. XIII; agli esotismi ess. "Voce fr." enfant terrible, 1892; "Voce ingl." derby, "prima del 1888; in ambito calcistico, 1956", ecc.); -- prolunga s.f. "Adatt. del fr. prolonge, der. di prolonger 'prolungare', sec. XV".

L'indicazione sistematica degli etimi sincronici ovvero le neoformazioni, differenzia il DO nettamente rispetto allo Zingarelli e al De Mauro. Il metalinguaggio adoperato per i vari tipi di formazione delle parole è costituito da formule quali (p. 10): "Der. di (o del)..." sia (1) per i prefissati es. sleale "Der. di leale, col pref. s- sottrattivo, sec. XIV", sia (2) per i suffissati, es. cespuglioso "Der. di cespuglio", sec. XIV, sia (3) per i parasintetici, es. abbellire "Der. di bello, col pref. a(d), seconda metà sec. XIII", divampare "Der. di vampa, col pref. de-, sec. XIII", sia (4) per i deverbali/derivati a suffisso zero, ess. conta s.f. "Der. di contare", prima del 1846; posticipo s.m. "Der. di posticipare, sul modello di anticipo", sec. XX; ma (5) la "sottrazione di suffisso" è un procedimento ignorato: convalida s.f. 'convalidazione', "Der. di convalidare [recte: convalidazione] 1941" (vs convalidazione s.f. "Der. di convalidare, sec. XVI").

Il modulo "Comp. di ...e" appare (6) per i composti, es. ippogrifo s.m. "comp. di ippo- e -grifo" sec. XVI, ma anche (7) per gli incroci, es. cartolibreria s.f. "Comp. di carto(leria) e libreria, 1939".

Diverse le forme per i casi (8) di conversione, per es. -- (8.a) derivata s.f. "Femm. sost. di derivato", prima del 1869, imposta 'tassa' s.f. "Uso sost. del p. pass. di imporre", seconda metà sec. XIII; -- (8.b) derivato agg., s.m. "P. Pass. di derivare" sec. XIV, nel sign. scient., prima del 1962; -- (8.c) bene s.m. "Uso sost. dell'avv." sec. XIII; -- (8.d) potere s.m. "Sostant. del verbo potere" sec. XIII; -- (9) retroformazione, redarre v.tr. "Forma [...] ricostruita sul participio passato redatto e modellata su trarre, per l'analogia dei due participi passati tratto e redatto"; anche nelle "Parole Minate" redarre: "un meccanismo di analogia", "questo processo di formazione lessicale si chiama [...] retroformazione" (p. 1792); candidare "Estratto da candidato, 1972".

Per le abbreviazioni, (10) "abbr.", es. moto s.f. "Abbr. di motocicletta" 1931; -- (11) per i troncamenti: ma' s.f. "Forma tronca, [...] in luogo di 'madre' e di 'mamma'", non datato; -- 12) voci onomat., tic "Voce onomat., 1858: tick"; -- (13) "Abbreviazioni, simboli e sigle" in appendice (pp. 2533-59), TAC. Tac "Tomografia Assiale Computerizzata", ma nel lemmario doc agg./s.m. "Sigla di Denominazione di Origine Controllata, prima del 1984".

Le "Forme alterate" o "alterati" (p. 8) (dim., accr., pegg., vezz.) "compaiono, opportunamente classificati e, quando necessari, commentati, in fondo al lemma", per es. libro s.m. in calce: dim. lett. libracci(u)òlo, librétto, libric(c)ino, libricci(u)òlo, librìno; dim. e pegg. lett. libràttolo, libric(c)iàttolo, lett. librucciàccio, librùccio, lett. librùzzo; accr. libróne; pegg. libràccio; -- libretto  s.m. 1 Taccuino [...], dim. librettìno; dim. e pegg. librettucciàccio, librettùccio; pegg. librettàccio, "Der. dim. di libro, sec. XVI".

 

4.1. Retrodatazioni (e "Google libri ricerca avanzata")

La datazione indicata nei tre dizionari riguarda solitamente l'accezione più antica, e non è estesa, data soprattutto la difficoltà della ricerca, alle singole accezioni, come invece si ritrova nel Diz. etim. della lingua it. di M. Cortelazzo-P. Zolli (Zanichelli, con un lemmario di c. 60mila voci) o anche nel Grande diz. [storico] della lingua italiana di S. Battaglia - G. Barberi Squarotti (1961-2009, 24 voll. UTET).

Il DO indica la "data(zione) di prima attestazione" (guida grafica e "Prefazione" p. 3). Non sempre invece è confermata l'avvertenza secondo cui "Le voci che sono arrivate all'italiano attraverso una tradizione ininterrotta e diretta dal latino, cioè quelle la cui etimologia comincia con Lat., non hanno datazione" (p. 11), cfr. supra pieve "Lat. plebem" sec. XIV.

Detto ciò, però le retrodatazioni sono sempre facili e possibili grazie soprattutto a "Google libri ricerca avanzata". Un solo esempio: italofono agg e s.m. 'che/chi parla italiano', "Comp. di ital(iano)- e -fono", è datato nel DO 1963 e così in Zingarelli e nel De Mauro. Il composto grazie a Google è invece retrodatabile dalla seconda metà alla prima metà del '900, ovvero dal 1963 al 1918:

 

Carlo Maranelli, ‎Gaetano Salvemini·1918: "Ma qualche sergente italofono e italofobo accanitissimo non manca, di tanto in tanto, di essere fatto prigioniero anche sul fronte italiano" (La questione dell'Adriatico, Libreria della voce, p. 19) .

 

5. Prestiti e neopurismo

Per i curatori del DO il "crescente numero di anglicismi [...] in tanti casi è frutto di semplice inerzia" (p. 4) se non segno di "provincialismo" (ibid.), da qui la decisione di "suggerire di volta in volta un sostituto italiano" o anche più di uno (ibid.), nella rubrica "Per dirlo in italiano", "evitandone così l'abuso" (guida grafica), di cui è arricchito il testo. Oltre un centinaio le schede (purtroppo non elencate a parte per un lettura continuata), che sono mini-saggi sulla storia e fortuna degli stranierismi, per es. abstract 1960 "riassunto, sintesi, sommario", advanced booking 2000 "prenotazione anticipata, prenota prima", after shave 1959 "dopobarba", anti-age 1988 "antietà, antinvecchiamento", appeal 1961 "attrattiva, fascino, richiamo", audience 1953 "(indice di) ascolto, pubblico".

 

6. Normativismo

Riguardo al giudizio corretto/errato, l'atteggiamento normativista del DO affiora soprattutto nelle altre due rubriche presenti nel dizionario, "Parole minate" e "Questioni di stile" (nei tre casi manca un elenco delle voci in esame per una lettura continuata). La prima "tratta i principali dubbi linguistici [...] e spiega i motivi che sono all'origine degli errori", precisano i curatori (p. 7). I problemi riguardano l'ortografia/pronuncia (p.e. coscienza, conoscenza, dà, un po', qual è; amàca, leccornìa, persuadère, accelerare, esterrefatto, aeroporto), la morfologia (desse, stesse, le specie), la sintassi (inerente a). Nella seconda è riservata oltre che a varianti come a/ad, familiare/famigliare, ob(b)iettivo "entrambe corrette", o alla morfologia gli 'le, a loro', a problemi sintattici (costrutti intensivi come mi guardo un bel film "pienamente accettato", mi bevo un caffè p. 262). Sotto i lemmi qualsiasi e qualunque l'indic. è "pop." ovvero erroneo: "seguito da un verbo al congt. o, in usi arc. o pop. all'ind.", ess. qualsiasi cosa tu decida, per me, va bene; qualunque cosa accada, puoi contare su di me. Sub ci ("Questioni di stile" p. 427), il costrutto ci hai, c'hai fame, con "ci attualizzante", "è tipico del parlato", ma "non riesce ad imporsi nello scritto di  media formalità"; la grafia unita ciài "non esiste" (è invero "pop."); sotto il lemma ci "colloq.", "si usa come generico rafforzativo", es. non ci ho un euro in tasca.

 Pienamente condivisibile è il criterio dell'appartenenza all'italiano popolare per giudicare errate, ovvero "non accettabili", "le forme *dassi e *stassi, modellate sulle desinenze dei verbi regolari della prima coniugazione (amassi, amasse)". Nel caso di gli 'a loro' "in progressiva espansione" ricorda che gli 'le' è "fortemente stigmatizzata nello scritto" e "non è accettabile". Invece giudica -- in maniera non condivisibile -- che "non è corretto" il costrutto burocratico i documenti inerenti la domanda che "ricalca per analogia" p.e. concernente, riguardante. Nel caso di qual'è giudicato un "errore molto frequente" non si tiene conto del fatto che il troncamento di "quale + cons." non è più attuale: chi dice *qual ragazzo è venuto? E in genere sono giudicati errati gli usi non-etimologici, pur essendo diffusi e non tipici dell'italiano popolare, così àmaca è "errata pronuncia" in quanto diversa da quella dello sp. hamaca. Nel caso di redarre variante di redigere, ricavata per retroformazione da redatto (come trarre da tratto) la posizione è di prudenza: "sotto la pressione dell'uso, l'errore di oggi può diventare la regola di domani", "ma fino a quel momento è preferibile continuare a usare la forma corretta redigere". Sub chiamare l'"accusativo preposizionale" es. Gianni ha visto a Pietro, presente "in alcune varietà regionali e popolari", in particolare "frequente nell'Italia centromeridionale" non è "ammess[o]" , non è "accettabile". Il costrutto con l'accusativo prep. all'inizio della frase, "posto in evidenza" ovvero per "enfatizzare", es. a me la cosa diverte molto, è invece "diffuso in tutta Italia anche presso parlanti colti" ed è quindi "accettabile".

 

7. Sinonimi e contrari

Il DO nella quarta di copertina dichiara la presenza di  "260.000 tra sinonimi e contrari". Ma nella articolazione semantica dei lemmi mediante numeri, tale segnalazione non sembra essere evidenziata. Nella guida grafica il lessema estromettere è indicato come un es. di "sinonimi" di escludere, ma senz'alcuna sigla, in realtà trattandosi di definizione mediante un sinonimo. Sub felice 1 ci sono "lieto, contento"; sub conversare 1 "discorrere, dialogare".

 Un'attenzione esplicita è invece nelle rubriche "Per dirlo in italiano" (esotismi e possibili traducenti italiani), "Parole minate" e "Questioni di stile" p.e. riguardo alle differenze tra anziano/vecchio, aspettare/attendere, bagnato/madido, caduco/effimero, brutto/orrendo, ecc; o il femminile dei nomi di professione (avvocata, architetta, cancelliera, capitana, caporale, carabiniera, colonnella, ministra, bersagliera, ecc.).

 

8. Appendici

Il DO in appendice contiene un elenco di (i) "Nomi di popoli" (pp. 2503-12) es. Arabi, con etimi e brevi notizie di carattere storico, una lista di (ii) "Locuzioni e termini latini" (pp. 2513-32), (alcuni, es. addenda, con rinvio al lemmario), e (iii) "Abbreviazioni , simboli e sigle" (pp. 2533-59).

 

Sommario

1. Una novità lessicografica

2. Il lemmario

2.1. Il "lessico fondamentale"

2.2. Le locuzioni

2.3. Le "reggenze verbali"

3. Le marche dei lemmi

4. Etimi e datazioni

4.1. Retrodatazioni (e "Google libri ricerca avanzata")

5. Prestiti e neopurismo

6. Normativismo

7. Sinonimi e contrari

8. Appendici     


                                                 











Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauraso@hotmail.it)



3 commenti:

  1. Nella consultazione online le schede “Per dirlo in italiano”, “Questioni di stile” e “Parole minate” sono raggruppate tutte in ordine alfabetico, consultabili una dopo l’altra. Per visualizzarle: nella home page del dizionario, scorrere in fondo alla pagina dove appaiono i titoli delle tre rubriche. Scegliere quella desiderata: verrà aperta una pagina con una breve descrizione e sulla sinistra una barra verticale espandibile con le voci in ordine alfabetico.

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  2. Prof. Salvatore Claudio Sgroi19 luglio 2023 alle ore 21:06

    Il mio 'fastidio' valeva naturalmente per l'edizione cartacea -- oggetto della mia analisi -- dove mi aspettavo un comodo elenco alfabetico, senza dover perdere tempo con la consultazione on line, per me sempre motivo di angoscia.
    S.C.Sgroi

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  3. Ottima analisi del Devoto-Oli 2023 (a cui, per l'edizione 2004-05, io stesso collaborai, come redattore dei lemmi di filosofia).
    Auspicherei da parte del professor Sgroi anche una recensione del Nuovo Treccani "monovolume", dizionario presentato in pompa magna per la questione della parità di genere (è il primo vocabolario italiano a non privilegiare il maschile, indicando sia le forme femminili sia le forme maschili di nomi e aggettivi ed elencandole in ordine alfabetico), espediente che però maschera un'eccessiva "essiccazione" del lemmario, intollerabile in un dizionario di grande formato. Personalmente ho rilevato che il "nuovissimo" dizionario monovolume non solo non è minimamente comparabile a quello "antico" in cinque volumi, ma è stato drasticamente e intollerabilmente ridotto nel lemmario sia rispetto alle versioni precedenti in un solo volume (anche quello di solo un anno fa!), sia rispetto a dizionari monovolume di altri editori, come lo Zingarelli e il Devoto-Oli (anche se nella pubblicità, neanche a dirlo, parlano del "Nuovo Treccani, ancora più innovativo, completo e approfondito rispetto all'edizione precedente"). L'impressione, datami dalla disposizione in due colonne (non più in tre) e dal numero delle pagine (poco più di 1000, contro le 2000 della versione precedente e le 2500 dello Zingarelli), è stata confermata da una ricerca un po' casuale che ho compiuto immediatamente, mirata sul lessico della filosofia: non ho cercato lemmi specialistici da dizionario di filosofia anziché da dizionario "generalista" della lingua italiana (come potrebbero essere abderitismo, eleuteronomia, emergentismo od ontoteologia). No, ho cercato alcuni vocaboli che sono presenti in TUTTI i manuali destinati ai licei, anche quelli meno esaustivi: aporia, apofantico, cognitivismo, contrattualismo, intuizionismo, falsificazionismo. Ebbene, TUTTI questi lemmi sono assenti (mentre Zanichelli e Devoto-Oli continuano a registrarli). Posso capire che, per esempio, di intuizionismo possa mancare il significato che ha in filosofia della matematica (in Brouwer e Weyl), ma come termine generico della filosofia della conoscenza dovrebbe essere registrato e definito: anche i manuali di letteratura italiana accennano invariabilmente all'«intuizionismo di Bergson», quando trattano del decadentismo. E ogni trattazione di filosofia antica parla delle aporie presenti nei dialoghi socratici di Platone.
    Le cortesissime persone della redazione della Treccani presente alla fiera mi hanno spiegato che tutto ciò rientrerebbe in una nuova filosofia che mirerebbe a diffondere le opere lessicografiche Treccani a tutti i livelli di istruzione e cultura, al fine di migliorare e consolidare il lessico di base dei cittadini italiani, che ormai le statistiche mostrano essere estremamente carente, con problemi anche nelle abilità di lettura fondamentali. Sarà, ma rafforzare il lessico di base non vuol dire espungere il lemma aporia o espungere dal lemma falsificazione il significato che gli diede Popper (e prima ancora, udite, udite, Dante Alighieri), come sinonimo di confutazione di una teoria scientifica.
    Non sono stato solo io, per fortuna, a lamentarsi per l'assenza di lemmi provenienti dalla filosofia (a cui aggiungerei olismo e apofatico) o dalla linguistica (tra cui omoteleuto, antimetabole, aggettivi come perlocutorio, sostantivi come semiosi, semasiologia, prefissoide, monema, paragrafematico, prefissoide e suffissoide) ma anche un altro lettore, che di par suo stigmatizza la mancanza di lemmi del settore giuridico (che poi si trovano TUTTI nei meno ambiziosi - almeno in passato - dizionari Zingarelli e Garzanti, perfino nelle edizioni "minori"): tuziorismo, sinallagma, transattivo, evizione.

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