L’espressione
che avete appena letto ci è stata richiesta da un cortese blogghista che
desidera mantenere l'anonimato. Lo accontentiamo di cuore dicendo subito che la
locuzione non ha nulla che vedere con la... conserva, con il pomodoro. Questo
modo di dire, dunque, chi non lo conosce? Si adopera allorché si vuole mettere
in evidenza il fatto che alcune persone vanno d’amore e d’accordo su tutto.
L’origine della locuzione non è italica, bensí spagnola (catalana) ed è una metafora
tratta dalla locuzione “andar en conserva” e si riferiva, propriamente, a un
gruppo di navigli che procedevano insieme per proteggersi reciprocamente; per
evitare, cioè, gli inconvenienti cui sarebbe andata incontro una sola unità di
navigazione in... navigazione solitaria. In senso metaforico, quindi, si dice
di persone che procedono concordemente, di pari passo. Ci siamo accorti, però,
presi dalla “foga” del discorso, di non avere spiegato che cosa è questa
“conserva”. È, tanto per cambiare, il... latino “conservus” (conservo), alla
lettera “compagno di servitú”, composto di “con” (latino: cum) e “servus”
(servo). Potremmo dire che, in senso figurato, coloro che vanno di conserva
fanno ciò che anticamente facevano i servi: procedevano in fila dietro il
signore.
Lo stesso
lettore ci pone un altro quesito, prettamente grammaticale. Si può dire – ci
domanda – “ho aperta la porta”? Sí, gentile amico, si può dire tanto “ho
aperto” quanto “ho aperta”. Nessuna legge grammaticale vieta di concordare il
participio passato con il complemento oggetto: ho “aperta” la porta. L’accordo
o no è lasciato al gusto di chi parla o scrive. Personalmente preferiamo
lasciare invariato (cioè nella forma maschile) il participio passato coniugato
con il verbo avere quando il complemento oggetto è posto dopo il verbo: ho
“aperto” la porta.
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Dal sito
"Libreriamo.it"
“Cambiamo l’accezione negativa della
parola Terrone”, appello alla Crusca.
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Da "L'aria che tira" (La7)
Il discorso di Draghi visto dai lavoratori
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Il discorso si "vede"?
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