Dal dr
Claudio Antonelli riceviamo e pubblichiamo
Per noi,
italiani espatriati che ci serviamo quotidianamente di una lingua diversa dalla
nostra lingua materna, è quasi inevitabile incorrere in certi errori assai
particolari quando poi ritorniamo alla lingua italiana. Lingua che pur crediamo
di conoscere bene, ma sulla quale certi "falsi amici", come vedremo,
hanno invece facile gioco con i loro inganni.
Ho già
parlato in un'altra occasione di "montante", termine usato da
moltissimi italiani del Québec al posto di "ammontare",
"importo", "somma". Riprendo il tutto per sommi capi.
"Montante"
nella lingua italiana è termine da usare soprattutto in campo pugilistico: è un
"colpo portato dal basso verso l'alto, a braccio flesso, al mento o al
busto". In contabilità e finanza sta invece per "somma del capitale
più l'interesse da questo prodotto". Ma non designa il semplice ammontare,
ossia la "somma", l'"importo". Eppure, noi italofoni del
Québec ci serviamo del termine "montante" sempre e unicamente nel senso
nudo e crudo di "importo" o "somma", senz'alcun riferimento
ai calcoli di ragioneria. Il nostro, insomma, è un francesismo, anche se è un
francesismo di scarso peso che nulla toglie alla comprensione della frase, e
che oltretutto "suona bene".
Non penso
di essere mai incorso in questo errore, anche se so che quegli italiani del
Québec che mi leggono assorbirebbero senza scomporsi ("sans
broncher") un mio "montante", perché per loro
"montante" non è altro che "ammontare". Termine questo - "ammontare"
- che è sparito dal vocabolario degli italiani del Québec perché azzerato da un
"montante" francesizzante che lo ha messo definitivamente K.O.
Il
"montante" degli italofoni del Québec oltretutto fa bella figura se
comparato ad una serie di parole da "corte dei miracoli" che udiamo
quotidianamente nella conversazione degli italo-canadesi della Belle Province,
come "fattoria" (per fabbrica), "sciomaggio" (per
disoccupazione), "giobba" (per lavoro), "begga" (per
sacchetto), "cecca" (per assegno), "pippa" (per tubo),
"cotto" (per cappotto), "pusciare" (per spingere),
"plombiere" (per idraulico), "marchetta" (per mercato),
"benevolo" (per volontario)... Il contrario è anche vero: il nostro
francese ci fa talvolta sdrucciolare, e non su una buccia di banana, quando ad
esempio ci serviamo, parlando francese, di "chier" convinti di
tradurre il verbo italiano "sciare".
Devo
confessarvi che, mentre non ho mai usato in italiano "montante" al
posto di "importo", ho commesso invece l'errore di servirmi di
"primordiale" in senso inappropriato, ossia al posto di
"indispensabile", "di grande importanza",
"capitale", "cruciale", "fondamentale",
"basilare", "essenziale".
In
francese "primordial" significa 1. qui existe depuis toujours 2.
indispensable, capital, essentiel. In italiano "primordiale" ha il
significato di 1. "che esiste da sempre", ma non invece di 2.
"indispensabile, capitale, essenziale."
In
definitiva, il termine italiano "primordiale" non è l'esatto
equivalente del "primordial" francese. Ne consegue che quando
troviamo "primordial", usato nel testo originale francese nell'accezione
di "indispensabile, capitale, essenziale", e non nel senso di
"risalente ai primordi", noi non dovremmo renderlo in italiano con
"primordiale" perché in italiano tale aggettivo significa
unicamente "risalente ai primordi, ossia primitivo, originario,
iniziale".
Il
"primordiale" italiano, inteso come perfetto sinonimo del
"primordial" francese, è un francesismo che fa molte vittime nel
linguaggio parlato e scritto degli italiani che vivono in una terra francofona
qual è il Québec. E tra queste vittime devo essere conteggiato, purtroppo,
anch'io che commisi piú di una volta questo errore nel passato. Un passato ben
lontano, quasi primordiale posso dire a mia discolpa (come passa il tempo...).
Ad
esempio, scrissi erroneamente, anni addietro:
"L’associazionismo è una molla direi primordiale per le
comunità d’italiani presenti nelle varie province canadesi."
"Lo
scrittore Edward Said, nato in Palestina e costretto all’esilio, ha per tutta
la vita fatto valere quest’idea per lui primordiale: ‘Niente esiste in sé, né
lo scrittore, né la letteratura, né i popoli, né l’Islam, né l’Occidente,
niente è e non ha senso e non è comprensibile, se posto al di fuori del mondo e
della relazione all’altro'".
È piú che
evidente che, nelle frasi qui sopra, sarei dovuto ricorrere a
"fondamentale" o a un altro sinonimo al posto del mio trogloditico "primordiale",
il quale nel contesto di queste due frasi altro non è che un calco dal francese.
Concludendo
dirò che, soprattutto quando si scrive, poiché "scripta manent",
è primordiale - mbé ... mi scuso - è "molto importante",
"essenziale", "cruciale", "capitale", cercare di
evitare i francesismi, veri montanti linguistici che suonano molto bene, ma dai
quali noi italiani del Québec rischiamo di uscire suonati.
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