Prima di occuparci del modo di dire, ci preme mettere in
evidenza - ancora una volta - la lingua biforcuta della stampa che, nonostante
le reiterate nostre puntualizzazioni, continua a "confondere" la
prognosi con un reparto ospedaliero.
Il giovane, di nazionalità albanese, non ha precedenti. Ora è in prognosi riservata all'ospedale Sant'Andrea
Ribadiamo: la prognosi non è un reparto ospedaliero (in cardiologia, in ostetricia, in ortopedia ecc.) ma la "previsione" circa il decorso e l'esito di un trauma o di una malattia. Dal Treccani: In medicina, previsione sull’ulteriore decorso e soprattutto sull’esito di un determinato quadro morboso in esame: fare, formulare una p.; p. esatta, errata; indovinare, sbagliare la p.; p. immediata, quella che si riferisce all’evoluzione prossima del quadro morboso in atto; p. lontana, quella riguardante l’esito finale (con terminologia latina, prognosi quoad vitam, relativa alla vita del paziente, che comprende la p. immediata e la p. lontana; e p. quoad valetudinem, che riguarda la capacità di recupero funzionale dell’organismo); p. benigna (o fausta), riservata (cioè sospesa, che non si pronuncia), infausta, non benigna.
Il titolo corretto, dunque, è «... Ora è con prognosi riservata all'ospedale Sant'Andrea»
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