Mariangela Galatea Vaglio, sul settimanale L'Espresso in
rete, ci fa sapere che «I pronomi femminili “lei” e “le” sono casi atipici:
infatti sono gli unici che possono indicare anche un maschio». Attenzione, però, alle concordanze: possono
causare dei problemi. A tal proposito riproponiamo un nostro vecchio
intervento.
“Lei
è veramente buona, signor capitano, nel concedermi la licenza”, disse la
recluta irrigidita sull’attenti. Il giovanotto, però, dieci minuti piú tardi,
anziché sul treno diretto a casa, si ritrovò, piangente, in cella di rigore:
quel “buona” aveva offeso l’ufficiale, colpito nella sua “virilità”.
Vediamo, quindi, le concordanze delle varie
parti del discorso quando si usa il “lei” allocutivo, il cosí detto lei di
rispetto.
La logica vuole che le voci verbali
diventino femminili perché “lei” è, appunto, un pronome personale di terza
persona singolare femminile. Diremo, quindi, “lei è invitata alla cerimonia”, oppure “lei è stata rimproverata per…” tanto riferito a una donna quanto a un
uomo.
Quando in una frase c’è un aggettivo con
funzione di predicato, secondo la norma logico-grammaticale,
dovremmo, dunque, metterlo al femminile e dire “lei è cattiva e presuntuosa”
sia con riferimento a un uomo sia con riferimento a una donna?
In
casi del genere occorre affidarsi al buon senso; se il ”lei” si riferisce a un
uomo, le voci verbali e gli aggettivi saranno, ovviamente, maschili: lei è buono, signor capitano. Saranno
rigorosamente femminili, invece, le particelle pronominali (anche se si tratta
di un uomo): signor capitano, la
prego, mi conceda una breve licenza.
Rivolgendoci a piú persone il “lei” diventa,
naturalmente “loro” e segue le medesime “regole” che sono state menzionate per
il “lei allocutivo”: signori, loro
almeno, siano tanto comprensivi nei
nostri riguardi; signore, siano
sempre buone con i loro pargoletti.
Va da sé che quando si adopera la perifrasi
dell’eccellenza vostra, signoria vostra, ecc., si deve mettere tutto al
femminile (verbi, aggettivi, pronomi).
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