giovedì 9 marzo 2017

L'alternativa


PAROLE RITROVATE: SOVRANO
Letteralmente “colui che sta in alto”, dal latino super. L’articolo 1 della nostra Costituzione, come è noto, afferma che in Italia “la sovranità appartiene al popolo”: ogni volta che votiamo, andiamo ad affermare la nostra sovranità, cioè la nostra condizione di individui che, riuniti in società, non pongono nulla sopra di sé se non la volontà della società stessa. Attenzione, però: all’altezza in cui si collocano i sovrani non c’è spazio per i piccoli interessi e per le paure di cortile. Essere grandi e guardare lontano: è questa la prerogativa di un sovrano. L’alternativa, l’unica, è quella di non esserlo.
 (a cura di Alessandro Masi, dal supplemento Sette del Corriere della Sera)
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Questo "pensiero" di Alessandro Masi ci ha fatto riflettere sull'uso corretto di "alternativa" perché molto spesso il termine non è adoperato correttamente. Leggiamo ciò che dice, in proposito, il linguista Aldo Gabrielli nel suo "Il museo degli errori", sebbene sia stato "riveduto e corretto" dai suoi revisionisti:
 “Non ci resta ormai che questa sola alternativa: rinunciare all’affare”.
“Andare o restare? Egli esitava davanti a queste due alternative”.
“Scegli tra queste alternative: pagare, vendere o fallire”.
Ecco tre frasi come ci capita di ascoltare o pronunciare ogni giorno, tra le quali si nasconde qualche imprecisione. Vediamo di capire; poi potremo usare la parola alternativa con maggiore proprietà.
Alternativa vuol dire “possibilità di scelta tra due”; deriva infatti dal latino alter, che significa “l’uno dei due”, e non “dei tre” o “dei quattro”. Perciò la prima frase sembra sbagliata perché un’alternativa deve avere due termini di scelta: per esempio, “rinunciare all’affare o pagare di più”. Ma sbagliata non è perché qui il secondo termine è semplicemente sottinteso, e si desumerà dal resto del discorso. Sbagliata è invece la seconda frase, perché “andare o restare” rappresenta una sola alternativa e non due. Sbagliata sembra anche la terza perché i tre termini, “pagare, vendere o fallire” non possono rappresentare un’alternativa, dato che non sono una scelta “fra due”, ma “fra tre”. È però giustificabile, dato che la parola alternativa è venuta ampliando il suo significato da semplice “scelta fra due” a “scelta fra più possibilità”. Insomma, se io faccio una proposta, posso offrire più di un’alternativa (quindi delle alternative), immaginando che confronterò ciascuna delle proposte sostitutive con quella principale e avrò così una serie di alternative in senso proprio.
Resta il fatto che dov’è possibile, anche per rendere più vario il nostro linguaggio, sarà bene usare altri termini, come possibilitàsoluzionerimedio e simili.
Da notare in fine il grande successo che sta mietendo oggi l’aggettivo alternativo per indicare chi si mette, in un determinato settore d’attività, o in genere nella vita, al di fuori delle consuetudini, quasi ponendosi come un’alternativa al modello comune.

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