Il metaplasmo (dal greco metaplasmós, “modificazione”, “trasformazione”) è una figura retorica che non interviene sul significato delle parole, ma sulla loro forma esterna o sulla loro flessione grammaticale. Non è soltanto un artificio poetico: è un motore dell’evoluzione linguistica, capace di accompagnare il passaggio delle lingue attraverso i secoli.
Le sue manifestazioni più comuni riguardano suoni e grafia. Talvolta si aggiungono elementi, come nella protesi (scuola → iscuola in forme antiche), nell’epentesi (ritmo → ritimo nel parlato popolare) o nella paragoge o epitesi (più → piùe in poesia). Altre volte si eliminano parti, come nell’aferesi (istoria → storia), nella sincope (spirito → spirto) o nell’apocope (amore → amor). Vi sono poi le sostituzioni, che comprendono fenomeni come la metatesi (albero → arbero) o le modificazioni vocaliche, e. g., la dittongazione (novus → nuovo).
Il metaplasmo, inoltre, non si limita alla superficie delle parole: può modificare la loro struttura morfologica. Così un verbo può passare da una coniugazione all’altra per analogia con forme più frequenti, oppure un sostantivo può cambiare la declinazione. È il destino dei neutri latini: folium è diventato foglio nella declinazione maschile italiana, mentre lignum ha dato origine a legna come plurale collettivo femminile.
Rientra nel metaplasmo anche la variazione di categoria grammaticale, detta conversione o derivazione zero. È il caso della sostantivizzazione, quando un aggettivo o un avverbio diventano nomi (“il bello”, “il domani”), o dell’aggettivazione, quando un nome diventa aggettivo invariabile (“un abito rosa”).
Un proverbio antico recita: “Lingua muta, tempo parla”. È un’espressione che ben si adatta al metaplasmo: le parole cambiano silenziosamente, senza clamore, ma nel tempo rivelano la loro trasformazione. Dante stesso, nel De vulgari eloquentia, osserva come il volgare sia in continua metamorfosi, e non a caso la poesia italiana è ricca di esempi di metaplasmi usati per esigenze metriche o musicali.
Per concludere queste noterelle, il metaplasmo mostra come le parole si adattino e si trasformino, sia nella singola lettera sia nella struttura grammaticale. Studiare questi fenomeni significa osservare la dinamica incessante del linguaggio, la sua capacità di piegarsi alle necessità della comunicazione e di riflettere la storia di chi lo parla.
Le parole non invecchiano: si travestono.
***
“Ambulavenditore”? E chi lo vieta?
Nasce il neologismo ambulavenditore. La lingua italiana, si sa, predilige le locuzioni: venditore ambulante è da sempre la formula ufficiale per indicare chi commercia senza sede fissa, spostandosi di strada in strada, di piazza in piazza. Ma la compattezza ha i suoi vantaggi, e proprio per questo proponiamo un nuovo lemma, agile e incisivo, capace di condensare in una sola parola ciò che normalmente ne richiede(va) due.
Ambulavenditore è un sostantivo che designa il commerciante che esercita la vendita in forma itinerante. Nasce dall’unione di ambula- (dal latino ambulare, “camminare, andare attorno”) e venditore (da vendere), componendo un termine trasparente e immediato. Il pregio lessicale sta proprio nella sua compattezza: rispetto alla locuzione tradizionale, si offre come lemma autonomo, più breve, incisivo e facilmente registrabile nei repertori lessicali.
La piazza si riempie di ambulavenditori che offrono merci di ogni tipo; gli ambulavenditori animano le fiere di paese con colori e voci; e chi ottiene la licenza per il commercio su aree pubbliche può finalmente definirsi ambulavenditore.
Si tratta di un neologismo proposto, non attestato, pertanto, nei dizionari ufficiali, ma con potenziale adozione in contesti giornalistici, normativi e divulgativi. La sua forza sta nella capacità di sostituire una locuzione con un termine unico, compatto e moderno, pronto a entrare nel lessico comune.
ambulavenditóre s. m. (f. -trice) [comp. di ambula(re) e venditore].
– Commerciante che esercita la vendita senza sede fissa, spostandosi lungo strade, piazze o fiere. Sinonimo compatto di venditore ambulante.
----
P.S.: Si potrebbe anche coniare ambularvendente il cui significato è trasparentissimo.
(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)
Nessun commento:
Posta un commento