C’era una volta, un regno lontano lontano, Grammatica, dove vivevano tanti piccoli segni di punteggiatura, ognuno con un compito speciale e unico.
Il Punto era il re. Ogni volta che qualcuno finiva una frase arrivava lui per mettere ordine, dicendo: “Qui finisce il pensiero, tutti fermi!”
La Virgola era la consigliera del monarca. Aiutava a separare le idee altrui all’interno delle proposizioni, e diceva: “Facciamo una piccola pausa, ma non fermiamoci del tutto.”
Il Punto e Virgola erano i saggi del reame. Quando due frasi erano strettamente collegate ma potevano reggersi da sole, perché avevano un senso, intervenivano e dicevano: “Siamo legati, ma indipendenti.”
Il Punto Interrogativo era il più curioso del gruppo. Tutte le volte che qualcuno aveva una domanda saltava fuori e chiedeva: “Chi? Cosa? Dove? Quando? Perché?”
Il Punto Esclamativo era l’entusiasta per eccellenza. Quando c’era qualcosa di importante o emozionante da dire, gridava: “Attenzione! Ascoltate tutti!”
I Due Punti erano i presentatori. Se c’era da fare una spiegazione o bisognava compilare una lista accorrevano e dicevano: “Ecco cosa sta per arrivare:”
Le Virgolette erano le belle narratrici. Quando qualcuno parlava o c’era da fare una citazione dicevano: “Ascoltate con attenzione le parole.”
Un bel giorno, nel favoloso castello di Grammatica, arrivò un giovane studente che non sapeva come usare la punteggiatura. Le frasi erano molto confuse e nessuno capiva cosa volesse dire. Punto, il re, convocò, d’urgenza, una riunione di tutti i segni di punteggiatura che si misero, di buona lena*, al lavoro per aiutare il giovanotto ignorantello.
Con l’ausilio preziosissimo del Punto, della Virgola, del Punto e Virgola, del Punto Interrogativo, del Punto Esclamativo, dei Due Punti e delle Virgolette, il giovane imparò a mettere ordine nei suoi pensieri, a comunicare chiaramente e a scrivere correttamente.
Da quel giorno Grammatica, piccolo regno ai confini del mondo, divenne un punto di riferimento per tutti coloro che desideravano scrivere correttamente.
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* Lena
* * *
È proprio vero, la lingua, al contrario della
matematica, è un’opinione. Una riprova? Guardate come tre
vocabolari dividono in sillabe uno stesso
termine: suicidio.
Dizionario Sabatini Coletti in
rete: [sui-cì-dio]
Dizionario Gabrielli in linea:
[sui-cì-di-o]
GRADIT: [su-i-ci-dio].
Tre vocabolari, tre
versioni diverse, come avete visto.
Una persona sprovveduta in
fatto di lingua non sa veramente come deve regolarsi.
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La lingua “biforcuta” della stampa
«Vendo aspirapolveri porta a porta e guadagno 10mila euro al mese. Fare questo lavoro è come recitare a teatro»
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Forse è il caso di “ricordare” agli operatori dell’informazione che i nomi composti di un verbo (aspirare) e di un sostantivo femminile singolare (polvere) nel plurale restano invariati: l’aspirapolvere/gli aspirapolvere.
(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)
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