La nostra lingua è ricchissima di parole omofone (che hanno il medesimo “suono”) e omografe (che si scrivono nello stesso modo) ma con significato completamente diverso. Alcune di queste parole hanno cambiato di significato nel corso dei secoli, come nel caso di cretino che ha mutato il significato originario di “cristiano” in quello di “stupido”, “sciocco”. Può sembrare irriverente ma è proprio così: in Provenza l'alpigiano era ritenuto, forse più a torto che a ragione, un “povero cristo”, un “crétin”, un “povero cristiano”, talmente sempliciotto da essere considerato uno scemo, uno stupido. La voce “cretino”, dunque, nell'accezione nota a tutti non è schiettamente italiana ma francese.
Diverso
è il caso di fesso, con due significati ben distinti. Se apriamo un
qualsivoglia vocabolario alla voce in oggetto, leggiamo: “rotto”, crepato per
il lungo” (un vaso fesso, cioè rotto); “imbecille”, “stupido”. Che relazione
intercorre tra l'imbecillità e la rottura, visto che il termine ‘fesso'
presenta queste due accezioni? Apparentemente nessuna. Proviamo, però, a
risalire all'etimologia. Nel significato di ‘rotto' fesso non è altro che il
participio passato (con valore aggettivale) del verbo “fendere” (tagliare,
spaccare, oppure ‘attraversare cosa fitta e folta': fendere la folla, fendere
l'acqua); nel significato, invece, di ‘stupido', ‘imbecille', ‘sciocco' è voce
napoletana derivata da “fessa”, cioè da vulva. Chissà perché, nell'opinione
popolare, gli organi genitali sono sempre stati sinonimi di stupidità. La “fessa”,
comunque, non è una piccola fessura del corpo? Ecco, quindi, la relazione che –
a nostro personale parere – intercorre tra il fesso, inteso come ‘rotto' e il
fesso nell'accezione di ‘stupido'.
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