giovedì 10 marzo 2022

Mettere uno sulle roste

 


Il modo di dire (il titolo) che avete appena letto significa "mettere qualcuno alla berlina". Quest'espressione, probabilmente, è poco conosciuta derivando da un vocabolo raramente usato: la rosta, appunto. Il termine, intanto, proviene dal longobardo “hrausta” (frasca) ed è una sorta di ventaglio fatto di frasche o anche di cartoncino a forma di quadrilatero che si usava all’inizio del secolo scorso. Quando veniva “azionato” metteva in evidenza figure molto spesso burlesche, o scritte satiriche, sulle due “facce”, elaborate dai letterati dell’epoca, che mettevano, cosí, alla berlina, vizi e cattive usanze. Metaforicamente, quindi, si mettono sulle roste le persone da “satireggiare” per i loro cattivi comportamenti.

***

"Imperfezioni orto-sintattico-grammaticali"


Pilucchiamo qua e là, senza un preciso ordine logico, ma come ci vengono alla mente, dal linguaggio comune alcuni strafalcioni o “imperfezioni orto-sintattico-grammaticali” che gli amatori della lingua devono assolutamente evitare. Cominciamo con il verbo “tenere” adoperato, il piú delle volte, con il significato di “possedere”, “avere”. Tale uso è da non seguire essendo di carattere prettamente dialettale; il significato proprio (e “corretto”) del verbo è “sostenere”. Non si dirà, per tanto, “tengo una bella casa” ma, correttamente, 
possiedo una bella casa. Da evitare anche - se si vuole parlare e scrivere bene - la locuzione “tenere il letto” nel senso di “stare, rimanere a letto”. Questo verbo, inoltre, non è sinonimo - come molti erroneamente credono - dei verbi “reputare”, "stimare" e “giudicare”. Le espressioni comuni, quindi, “tenere in molto o poco conto”, “tenere in molta o poca considerazione” una persona sono da gettare, decisamente, alle ortiche. Sí, sappiamo benissimo che molte “grandi firme” le adoperano a ogni piè sospinto, ma sappiamo, anche, che molte grandi firme usano la lingua a loro piacimento: non rispettano assolutamente le piú elementari norme grammaticali. Voi, amici blogghisti amanti della lingua, non seguite questi esempi "deleteri". Non adoperate - come abbiamo letto in una grande firma del giornalismo, che non nominiamo per carità di patria - il verbo tenere nelle accezioni di: importare, desiderare, volere, premere. Sono tutte forme dialettali e di conseguenza orrendamente scorrette in uno scritto sorvegliato. Ancora. Il verbo “marcare”, che etimologicamente sta per  “segnare, contrassegnare con marchio”, “bollare”, non si può adoperare - sempre che si voglia parlare e scrivere correttamente - come sinonimo di  “annotare”, “prendere nota”, “registrare” o con il significato, obbrobrioso, di “rimarcare con la voce”. In quest’ultimo caso ci sono altri verbi che fanno alla bisogna: accentuare, caricare, rafforzare. E finiamo con l’aggettivo “marrone” che non va mai pluralizzato. Diremo, quindi, guanti marrone; scarpe marrone (non “marroni”) in quanto si sottintende “del colore del marrone”, cioè del frutto del castagno: due vestiti (del colore del) marrone.



(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi: saranno prontamente rimosse)


20 commenti:

  1. Piluccando qua e là dal suo "Imperfezioni...", caro Raso, ritiene che il primo periodo sia stato costruito, sintatticamente, nel miglior modo possibile?
    Personalmente ritengo di no.
    Riguardo poi a "tenere" lei sostiene che sia "adoperato, il più delle volte, con il significato di *possedere*, *avere*": non concordo, in quanto si tratta (come lei stesso precisa) di una forma "prettamente dialettale"; in particolare è forma dialettale nell'Italia meridionale.
    "Possiedo una casa": possiamo adoperare il verbo "possedere" unicamente se la casa è di nostra proprietà, altrimenti va usata una differente forma verbale, che non sarà "tenere", per la ragione esposta.
    Concludo: in "Non adoperate - come abbiamo letto in una grande firma..." l'inciso non risulta definito se non con il trattino iniziale e ciò rende poco chiaro il periodo.
    Vittorio Pepe

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  2. Cortese dr Pepe,
    un linguista "ufficiale" (non è il prof. Sgroi) ritiene ineccepibile (sotto il profilo orto-sintattico-grammaticale) quanto ho scritto. A parte il trattino dell'inciso, che ho messo ora.
    Con viva cordialità
    FR

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  3. Con tutto il rispetto per il linguista "ufficiale" (?!) rimango della mia opinione.
    Ricambio la cordialità
    Vittorio Pepe

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  4. Mi spiace ma dissento.
    Vittorio Pepe

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  5. Sarebbe estremamente interessante, gentile dr Pepe, se lei riscrivesse il primo periodo che ritiene non "costruito sintatticamente nel miglior modo possibile".
    Grazie
    FR

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  6. Innanzitutto mi scuso per aver inviato due commenti simili.

    Riguardo alla sua richiesta, segue il periodo che stiamo analizzando: noterà che non ho apportato variazioni al contenuto e mi sono limitato a mettere tra parentesi ciò che considero superfluo o eccessivo.


    Senza un preciso ordine (logico) e come ci vengono alla mente, dal linguaggio comune pilucchiamo (qua e là) alcuni strafalcioni o “imperfezioni orto-sintattico-grammaticali” che gli amatori della lingua devono (assolutamente) evitare.

    Vittorio Pepe

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  7. La ringrazio e le porgo cordiali saluti.
    FR

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  8. Grazie a lei e cordiali saluti
    Vittorio Pepe

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  9. Mi sfugge la relazione tra l'affermazione che un periodo NON sia "costruito sintatticamente nel miglior modo possibile" e l'avervi evidenziato, ponendole tra parentesi, alcune ridondanze. Ovvero: sintassi e ridondanza sono correlate? Se sì, come? Se aumenta la ridondanza peggiora la sintassi? Perché?
    L'argomento mi interessa per poter evitare, a mia volta, errori o imperfezioni di sintassi.

    P.P. Falcone

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    1. @ Falcone42
      La invito a rileggere il periodo da me proposto, ma soprattutto a porre maggiore attenzione - della quale dubito, stando alle sue domande - all'ordine dei complementi.
      Comunque sia, la mia risposta ai suoi quesiti è "no" e mi sorprende - per non dire che mi offende - che lei li abbia posti.
      Caro Falcone, ha riflettuto bene prima di commentare e porre simili domande?
      Pensa veramente che io mi riferissi alle ridondanze?
      Qualora la sua risposta fosse "sí" mi aspetterei le sue scuse.
      Vittorio Pepe

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  10. La prego di non offendersi: bastava che rispondesse "no" alla mia domanda, forse mal posta. Se l'ho offesa, le chiedo scusa. Ma la prego anche di aiutarmi a capire quali sono i difetti sintattici della frase incriminata: a me l'ordine dei complementi sembra corretto, anche se forse si possono disporre in un ordine differente.
    P.P. Falcone

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  11. @ Pepe
    La prego anche di non usare termini offensivi nei miei confronti (v. l'inciso del primo periodo e il terzo periodo).
    P.P. Falcone

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    1. @ Falcone
      Sia nell'inciso sia nel terzo periodo ho espresso due dubbi e ritengo che esprimere dubbi non sia un'offesa.
      I dubbi, per quanto mi riguarda, permangono: lei ha fatto riferimento esclusivamente alle ridondanze (per me di secondaria importanza) e ha basato il suo primo commento sulla correlazione tra sintassi e ridondanze, correlazione INESISTENTE.
      Sebbene NON esista correlazione tra sintassi e ridondanze (e lei questo lo sa quanto me), non mi spiego il motivo del suo intervento.
      Caro "falcone42"... Bene, chiudo qui.
      Vittorio Pepe



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  12. @ sig. Pepe
    Certo, caro sig. Pepe; chiudiamo pure qui. Però lei non mi ha spiegato in cosa consistano gli errori di sintassi nella frase "incriminata" del dott. Raso; perciò io - che frequento questo blog al solo scopo di apprendere - non ho imparato nulla di nuovo. Se non che, in una frase, la sequenza di verbi e complementi può essere mutata; ma questo già lo sapevo.
    Su un punto ha perfettamente ragione: il mio primo commento sulla presunta (ma INESISTENTE) correlazione tra sintassi e ridondanze aveva scopo provocatorio. Per questo ho ritenuto fosse giusto chiederle scusa, e glielo chiedo ancora.
    P.P. Falcone

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  13. @ "falcone42"

    Caro Falcone,
    il suo ultimo commento mi spinge, purtroppo, a intervenire nuovamente e, mio malgrado, a dilungarmi più di quanto io stesso gradisca.

    Lei nomina "errori di sintassi" e "frase incriminata": è opportuno chiarire, dunque.
    Non ho sostenuto che il periodo analizzato contenga errori di sintassi. Ho sostenuto - e tuttora sostengo - che "non sia costruito sintatticamente nel miglior modo possibile".
    La mia intenzione non era di "incriminare" (?!) il costrutto, ma - considerando che il tema era "IMPERFEZIONI orto-sintattico-grammaticali" - ma di riflettere su quella che reputo sia una imperfezione sintattica.
    Tra "imperfezione" ed "errore di sintassi" c'è una bella differenza, come c'è una bella differenza tra la mia intenzione di proporre una riflessione e quella di incriminare un periodo.

    "... non ho imparato nulla di nuovo. Se non che, in una frase, la sequenza di verbi e complementi può essere mutata; ma questo già lo sapevo.": non era mia intenzione insegnare qualcosa di nuovo (a questo pensa Raso, sebbene lo stesso tema fosse stato già affrontato, in maniera pressoché identica) e non nutro alcun dubbio sulle sue conoscenze in merito alla possibilità di mutare l'ordine di verbi e complementi in una frase.
    Tuttavia le chiedo: concorda o no sulla constatazione che "la sequenza di verbi e complementi" incide sulla scorrevolezza di una frase e, quindi, sulla sua comprensibilità?

    "... frequento questo blog al solo scopo di apprendere": lodevole scopo, ma allora perché è intervenuto con "scopo provocatorio" (parole sue) e sarcastico (aggiungo io), appigliandosi alle ridondanze?


    @ Raso
    "Sarebbe estremamente interessante" conoscere la... sua opinione in merito.

    Vittorio Pepe

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  14. Si consideri errata (e mi scuso) la ripetizione del "ma" nel terzo capoverso del mio ultimo intervento.

    Ovviamente a me non è sfuggito un altro mio errore, più grave, nel penultimo intervento ("Sebbene..."), nel quale anziché "Sebbene" avrei dovuto usare "Poiché (non esiste)...".
    Errare è umano, ma è da persone intellualmente corrette e oneste riconoscere i propri sbagli, assumersene la responsabilità anche nel caso in cui altri non li facciano notare.
    Vittorio Pepe

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  15. Gentile dr Pepe,
    non posso esprimere la mia opinione in quanto - lo confesso onestamente (e apertamente) - non capisco che cosa intende/a per periodo non "costruito sintatticamente nel miglior modo possibile". Le chiedo, pertanto, di riformulare, secondo la sua ottica, il periodo "incriminato" affinché possa capire, una volta per tutte, il concetto.
    Grazie
    FR

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    1. Anche lei cita il periodo "incriminato"?!
      Onestamente e apertamente? Lei e "falcone42" - detesto le virgolette superflue, però qui non lo sono... - vi state prendendo gioco di me, ma questo è un vostro problema, non certo mio.
      Non riformulerò un bel nulla, Raso.
      Vittorio Pepe

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  16. Caro signor Pepe,
    non mi prendo gioco di nessuno!!!!!!!!!!!!!!!!!
    Non è nel mio DNA.
    Non riformula nulla? Me ne farò una ragione.
    FR

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    1. Manca un punto esclamativo dopo "nessuno", Raso.
      Prof. Vittorio Pepe

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