giovedì 30 aprile 2020

Io compio o io compisco? Tutt'e due (corretti)


Un'accesa discussione tra padre e figlio, nostri vicini di casa, ci ha dato lo spunto per spendere due parole sull'uso corretto del verbo compiere/compire. 
   Il figlio diceva - rivolto al padre - «appena compisco la maggiore età farò di testa mia» e il padre (un docente di scuola media) - di rimando - «comincia, con il coniugare bene i verbi: si dice "compio", non "compisco"!». Il ragazzo non ha commesso alcun errore: si può dire tanto "compio" quanto "compisco". 
   Possibile che questo verbo trae/tragga in inganno anche gli insegnanti? Il verbo in questione appartiene alla schiera dei cosí detti verbi sovrabbondanti (o, un po' azzardatamente (?), alle parole "metaplastiche") ha, cioè, due coniugazioni: compiere, seconda coniugazione, e compire, terza coniugazione. Compire, pertanto, prende le desinenze dei verbi della terza coniugazione, con l'inserimento, in alcune voci, dell'infisso "-isc-" (come finire): che io compisca
   Compiere, classificato tra i verbi irregolari della seconda coniugazione può seguire, invece, anche la coniugazione regolare. La prima persona presente del passato remoto, per esempio, può essere tanto io compii quanto io compiei, come il futuro può essere sia compirò sia compierò. Qui, la coniugazione (regolare) di compiere e qui di compire.

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La parola proposta da questo portale: salmata. Sostantivo denominale femminile con il quale si indica un discorso molto lungo e noioso. È tratto dal sostantivo salmo con l'aggiunta del suffisso "-ata". 

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La lingua "biforcuta" della stampa

La rivolta Consegnate ai sindaci le chiavi di migliaia di locali: “Così muoriamo”

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Correttamente: moriamo.

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"Piú corretto" arancione (invariabile). Qui.





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