sabato 13 maggio 2017

Nonché...


Ciò che stiamo per scrivere sarà censurato da qualche linguista, anche perché siamo smentiti da buona parte dei vocabolari dell'uso. La cosa, comunque, ci lascia nella "piú squallida" indifferenza, convinti, come siamo, della bontà della nostra tesi. Riteniamo importante spendere due parole su una congiunzione non sempre adoperata a dovere: nonché (o non che). Questa congiunzione, dunque, ha valore rafforzativo o intensivo e significa “tanto piú” (“tanto meno”), “per di piú”, “inoltre”, “oltre che”, è errato, quindi, il suo uso nell'accezione di “e”, "e anche". Si legge, molto spesso, nelle cronache dei giornali: alla cerimonia sono intervenuti il ministro del lavoro nonché rappresentanti del mondo imprenditoriale. È chiarissimo come la luce del sole che in questo caso “nonché” sta per “e”, il suo uso, perciò, è orribilmente errato*. La congiunzione nonché è adoperata correttamente, invece, in frasi del tipo: è un giovane intelligente, nonché (per di piú, oltre che) studioso.

* Ferdinando Bellisomi, nella sua "Grammatica della lingua italiana", condanna, senza mezzi termini, l'uso di nonché nel significato di "e" e "e anche".


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Ancora un caso di anfibologia che la stampa dovrebbe evitare:

Assegno di divorzio,

l'ex moglie del ministro

che ha perso la causa:

"Punite tutte le donne"

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Chi ha perso la causa? Il ministro o l'ex moglie? Ricordiamo che il "che" - secondo le norme grammaticali - si riferisce sempre all'antecedente, ovvero (in questo caso "ovvero" non si presta a equivoci perché è esplicativo) al termine che lo precede.

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La parola, di ieri, proposta da "unaparolaalgiorno.it": feticcio.


3 commenti:

  1. Esimio dott. Raso, i giornali sono pieni di errori (di tutti i tipi). Quelli on line, poi, sono completamente illeggibili. Ma non rileggono ciò che scrivono prima di metterlo "in onda"?

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  2. Può per cortesia spiegarmi per quale ragione nella frase che comincia con "la cerimonia ecc." nonché non può significare oltre che?
    Ferdinando (Siracusa)

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  3. Cortese Ferdinando,
    nonché (o non che) "rafforza" il termine che lo precede significando "molto più", "tanto più", "per di più", "tanto meno", "inoltre", "oltre che". Un tempo aveva anche il significato di "non solo", "non pure" in correlazione con "ma": «Non che di posa, ma di minor pena» (Dante). Nell'uso corrente gli si è dato il valore di "e", "e anche" ma è un uso improprio, per non dire errato. Nella frase "alla cerimonia sono intervenuti il ministro del lavoro "nonché" rappresentanti del mondo imprenditoriale" quel nonché che cosa "rafforza"? Nulla. È chiaro, quindi, che in questo caso "nonché" sta per "e", "e anche". E in buona lingua è da evitare. Si potrebbe "tollerare" se fosse seguito dall'articolo «... il ministro del lavoro "nonché i" rappresentanti...».

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