Abbiamo deciso di trattare questo modo di dire, per la
verità desueto e volgare - e ci scusiamo con i nostri lettori - perché
nonostante la sua "vetustà" resta sempre di... attualità. Coloro che
hanno quella parte del corpo "cotta ne' ceci rossi" sono molto furbi
perché ricchi di esperienza e il mondo è
sempre stato dei furbi. L'origine della locuzione non è chiara, vediamo ciò che
dice in proposito Ludovico Passarini (il "re" dei modi di dire) il
quale, a sua volta, chiede "lumi" a un amico "dotto": «Cerchi l'asino, e ci vai a cavallo. Io
credo, e mi par di credere il vero, che l'origine da te cercata del
volgarissimo e plebeo dettato, "Aver cotto, ecc." sia una pura e
semplice metafora. Il significato preciso è, "Avere molta furberia per
avere molti anni sul dosso". Noi uomini diciamo sul dosso, perché gli anni
ce lo fanno incurvare: e da tale incurvamento si giudica della nostra età. Le
bestie non incurvano: ma essendo pelose, gli anni le spelano: e prime a perdere
i peli sono le loro natiche, le quali spelate fan vedere la carne ringrinzita e
rossiccia sí , che pare abbia preso il colore de' ceci rossi, e che le siano state cotte con questi. Avrai
pur visto, amico mio curiosetto, qualche volta le natiche delle vecchie gatte,
delle volpi, delle scimmie e simili bestie: non ti accorgesti che sono davvero
del colore de' ceci rossi? Ebbene: da
queste io penso sia stata presa la metafora, e formato il modo predetto per
dire ad uno, "È furbo l'amico; perché ha molta esperienza", sinonimo degli
altri modi, "È volpe vecchia", "Ha pisciato in piú nevi",
"È putta scodata" e "Sta
in cervello"». Anche il Lasca - uno
dei fondatori della Crusca - riporta il modo di dire in una delle sue opere:
"Non è il far la salciccia, come molti forse stimano, cosa debole e
leggiera, ma come dice il poeta, chi vuol ben farla, conviene sia un uomo
pratico, sperimentato, e che abbia cognizione di molte cose; e, per dirla in
proverbio, bisogna ch'egli abbia cotto
il culo ne' ceci rossi, e pisciato in piú d'una neve, e, se fosse possibile,
nevicato ancora, ecc.".
***
Contrariamente a quanto credono molte persone, l'aggettivo e sostantivo
"spilorcio", che significa avaro, non è voce dialettale romanesca, ma
italiana. La sua origine, però, è sconosciuta ai vocabolaristi (nessun
dizionario in nostro possesso riporta, infatti, l'etimologia). Vediamo cosa
dice Ottorino Pianigiani, anche se non è ritenuto molto attendibile. Le note
linguistiche al "Malmantile racquistato" (un poema burlesco) dicono
in proposito: «Spilorceria: sordidezza, avarizia. [È probabile che] questa
parola venga da "pilorci", che i pellicciai chiamano quei ritagli di
pelle, che, non essendo buoni a mettere un'opera, gli riducono in spazzatura,
la quale poi vendono per governare i terreni».
***
Sempre per la serie "la lingua biforcuta della
stampa", leggiamo da un quotidiano in rete:
[...] secondo quanto si apprende entrambi i
conducenti dei mezzi sono stati trasportati in ospedale: il motociclista di
43anni è ricoverato in prognosi riservata [...].
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La prognosi, non ci stancheremo mai di ripeterlo, non è un
reparto ospedaliero ma - come recitano i vocabolari - «la previsione circa il
decorso e l'esito di una malattia
o di un trauma». Quindi, correttamente, "il motociclista di 43 anni è
ricoverato CON prognosi riservata".
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