venerdì 10 agosto 2018

Fuorilegge, a volte, è proprio parola... "fuori (della) legge"

Prima di sederci davanti al computiere abbiamo indossato una pesante corazza per difenderci dagli strali che potrebbero arrivarci da qualche linguista (o lessicografo) se si dovesse imbattere in questo sito. Perché? Perché intendiamo parlare di una parola che, a nostro avviso, molto spesso è adoperata "fuori legge" (linguistica) e nessun glottologo o lessicografo condanna. Vogliamo parlare proprio del termine "fuorilegge". Se apriamo un qualunque vocabolario alla voce in oggetto, leggiamo: «Sostantivo maschile e femminile, invariabile. Persona che opera al margine della società e come se la legge non esistesse. Bandito, delinquente». Quando il predetto sostantivo non si riferisce a una persona ed è adoperato come aggettivo con il significato di "illegale", "illegittimo" - a nostro avviso - va scritto in due parole "fuori (della) legge": i vigili urbani hanno sequestrato i tavoli fuori legge (illegali). L’univerbazione (parola unica) si dovrebbe avere, dunque, solo quando il sostantivo si riferisce a persone che agiscono fuori della legge (banditi): Giovanni e Mario sono due fuorilegge. Quando si intende indicare la contravvenzione a una norma, insomma, i due vocaboli si staccano: un comportamento, una clausola fuori legge. I vocabolari e le grammatiche non fanno distinzione alcuna. Ma tant'è.

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