mercoledì 28 marzo 2018

Pillole di lingua


SU UN GIORNALE locale a distribuzione gratuita abbiamo letto che «le condizioni del paziente migliorano sempre piú». Ci sembra superfluo ricordare a coloro che amano la buona lingua che il verbo “migliorare” viene dal comparativo latino “melior” (migliore). Come è errato dire, quindi, “piú migliore” cosí è errato dire “migliorare sempre piú”. Il cronista del giornale avrebbe dovuto scrivere – per non cadere in questo strafalcione – che “le condizioni del paziente migliorano di giorno in giorno” o frasi simili.

È INTERESSANTE notare ciò che dice il linguista Luciano Satta circa l’uso del verbo “ripetere”: «Si legge spesso: “Il fatto ‘si è ripetuto’ per la seconda volta”. Bisogna pensarci bene: un fatto che ‘si ripete per la seconda volta’ è un fatto che accade per la terza volta. Se non è cosí, meglio usare verbi come ‘accadere’, ‘avvenire’ eccetera”». Chi ha il coraggio di contraddirlo?

IL VERBO CRESCERE è pari pari il latino "crescere" e ha due significati principali: "diventare piú grande" e "allevare", "educare" (un fanciullo). Giovanni è cresciuto, vale a dire "è diventato piú grande"; Mario è stato cresciuto (allevato, educato) con sani principii. In alcune parti d'Italia, nelle regioni settentrionali soprattutto, il verbo in oggetto viene adoperato con il significato di "essere di piú", "avanzare", "essere di troppo" e simili. È un uso, questo, improprio (per non dire errato) in quanto tradisce il "valore intrinseco" del verbo. Chi ama il bello scrivere non segua questi esempi.

AFFASCINARE: si presti molta attenzione alla pronuncia di questo verbo in quanto cambia di significato secondo l'accento. Nell'accezione di "attrarre", "conquistare", "attirare simpatia" e simili è un derivato del sostantivo "fascino"; l'indicativo presente, quindi, avrà l'accentazione sdrucciola (accento tonico sulla "a": io affàscino); nel significato di "raccogliere in fascine", "affastellare" ha origine dal sostantivo "fascina" l'indicativo presente avrà, dunque, l'accentazione piana (accento tonico sulla "i": io affascíno).

UN GIORNALINO locale titolava "Le sopracciglie finte dell'attrice". È un errore madornale, si dice le "sopracciglia". Questo termine è cosí detto sovrabbondante in quanto ha due plurali, uno maschile e uno femminile: i sopraccigli e le sopracciglia. Si userà il maschile se considerati uno per uno; il femminile se considerate nell'insieme.

È NECESSARIO sfatare una regola - inculcataci ai tempi della scuola - secondo la quale non è corretto adoperare "molto" davanti ai comparativi  "maggiore", "migliore", "minore" e simili. È una regola del tutto arbitraria e, quindi, da non seguire. "Molto" davanti ai comparativi assume valore avverbiale con il significato di "grandemente", "in grande misura". Si può benissimo dire, per esempio, il tuo libro è "molto migliore" del mio, vale a dire è "in grande misura meglio" del mio. Una prova del nove? Si può dire quel libro è "molto piú grande"? Sí. Piú grande non è un comparativo che equivale a "maggiore"?
Si attendono smentite…

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