domenica 25 febbraio 2018

Vergognarsi "a" o vergognarsi "di"?


Neofascismo, Bindi: ''Non ci si vergogna più a definirsi nostalgici, preoccupanti sottovalutazione e compiacenza''

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Il titolo che avete appena letto - di un giornale in rete - ci lascia/ha lasciato molto perplessi sulla corretta costruzione del verbo pronominale "vergognarsi". Il verbo in questione regge la preposizione "a" o "di"? A nostro parere regge la preposizione "di": Giuliano si vergognava "di" parlare in pubblico. Sempre a nostro avviso, la prova del nove circa l'uso corretto della preposizione "di" si ha ponendoci la domanda: di che cosa dobbiamo vergognarci? Indubbiamente dobbiamo rispondere adoperando la preposizione di... Come sempre attendiamo smentite da parte di qualche linguista "di passaggio" su questo sito, nonostante la totalità (?) dei vocabolari dell'uso siano "dalla nostra parte". Il titolo corretto, dunque, avrebbe dovuto recitare - a nostro avviso - : «[...]piú di definirsi (meglio: definirci) nostalgici [...]».

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La parola proposta da questo portale: approvecciare. Verbo denominale intransitivo: trarre profitto, avvantaggiarsi e simili. È tratto da proveccio.  

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Non CI SI vergogna più a/di definirSI...
Non CI vergogniamo più a/di definirCI...

Fausto Raso ha detto...

Caro anonimo, non sono affatto convinto sull'uso corretto della preposizione "a". Concordo, invece, con lei sull'impersonale definirSI.
Cordialmente
FR

Oscar P. - Varese ha detto...

Cortese dott. Raso, i vocabolari che ho consultato sembrano dargli ragione: ci si vergogna DI qualcuno e DI qualcosa. Quanto all'anonimo concordo con lui sull'impersonale "definirSI" (ci si vergogna di definirsi).
Cordialmente
Oscar

Anonimo ha detto...

Io non concordo con Oscar su darGLI (ragione)...

Unknown ha detto...

"Di cosa mi vergogno"

Ineccepibile.


Ma se la domanda è "Mi vergogno a fare cosa"? (sul calco di, per esempio: "Mi diverto a fare cosa?"), qualche dubbio appare.

Secondo me "di" e "a" andrebbero utilizzati in due casi diversi: il primo avente a che fare con un oggetto, anche figurato, il secondo con un'azione.